In questa pagina, con vario materiale, affrontiamo il problema del ritorno degli euromissili in Europa, sia ad EST, con le testate russe in Bielorussia, sia ad Ovest, con i nuovi Cruise (all'inizio convenzionali) che saranno installati in Germania nel 2026 in seguito ad un accordo con gli USA del governo Scholz (appena mandato a casa dagli elettori il 23 febbraio), recepito dalla NATO.
Su questa problematica cominciamo, tratta dal sito internazionale della Campagna ICAN, con la descrizione fornita da Olga Karatch sulle armi nucleari russe in Bielorussia. L'articolo, che va aggiornato, riassume il contesto storico, l'attuale situazione politica e i preparativi pratici e logistici per lo stazionamento, il trasporto, lo stoccaggio e lo stazionamento di armi nucleari in Bielorussia, una decisione che - a giudizio della fondatrice di Our House - e a nostro giudizio - ha gravemente compromesso la sicurezza dei bielorussi, nonché dei cittadini europei e del mondo.
Il tipo di missili citati da Olga nel suo articolo - e gli altri in arrivo secondo gli annunci di Putin e Lukashenko - sono collegabili alle escalation nucleari per intrinseche caratteristiche tecniche e per la dottrina militare russa. La Russia prevede nella dottrina militare l’uso di armi nucleari tattiche in caso di minaccia esistenziale o (paradossalmente) per "de-escalation" di un conflitto, suggerendo che questi missili potrebbero essere usati in una fase iniziale di una guerra limitata.
La posizione di questi missili in Bielorussia permette di colpire rapidamente obiettivi in Polonia, Germania e nei paesi baltici, attaccando l'equilibrio del potere militare con la NATO. Il posizionamento di tali sistemi aumenta il rischio di errore di calcolo o risposta anticipata da parte della NATO.
In sintesi, non è in gioco solo la sicurezza dei bielorussi, ma la sicurezza di tutti noi europei (e non solo!), perché la questione dei nuovi euromissili è la questione dello scenario di una guerra nucleare limitata in Europa (al "teatro semicontinentale europeo", per essere tecnicamente più precisi); uno scenario che ridiventa attuale, dopo essere stata praticamente chiusa dagli accordi INF (Forze nucleari intermedie) del 1987, frutto anche della ondata di mobilitazioni che ebbe in Comiso la sua città simbolo.
La "condivisione nucleare NATO" si basa su concetti speculari, il primo uso dell'arma nucleare è organico a questa dottrina di impiego.
La vicenda dei missili "occidentali" annunciati per la Germania in risposta ai missili russi in Bielorussia (e nell'enclave russa di Kaliningrad) evoca il parallelo storico della crisi degli euromissili degli anni '80, quando l’URSS e la NATO dispiegarono missili a corto e medio raggio in Europa, aumentando il rischio di uno scontro nucleare. Come allora, una grande ondata di mobilitazione popolare dal basso, sia ad Est che a Ovest, con l'obiettivo preciso della denuclearizzazione europea, può invertire la tendenza al riarmo e alla guerra.
Fu proprio Trump a disdire, nel 2019, gli accordi del 1987 tra Reagan e Gorbachev sui missili a medio raggio (dai 500 ai 5.500 km); ed ora, rieletto, propone un accordo a tre, includente la Cina, non solo la Russia. E' la "NUOVA YALTA", un contesto, non attinente alle sole armi nucleari, in cui è ovvio che non ci riconosciamo valorialmente e strategicamente. Va anche detto però che la logica di spartizione delle sfere di influenza, subentrata al "chicken game", presenta delle opportunità da saper cogliere in quanto pacifisti seri e non ideologici quali presumiamo di essere.
Il Trattato di proibizione delle armi nucleari - TPNW, giunto alla sua terza riunione (3MSP appunto), quella che vede adesso la nostra partecipazione attiva, proibisce non solo l'uso o la minaccia di uso di armi nucleari, ma anche il loro stesso possesso.
Anche gli Stati dotati di armi nucleari possono concordare, in conformità con il "percorso umanitario" emerso nel TPNW, che le conseguenze catastrofiche di uno scontro "atomico" di missili e quanto altro debbano essere prevenute. Questi Stati, al di là della crisi in Ucraina, possono benissimo impegnarsi a ridurre i rischi nucleari: non devono verificarsi situazioni in cui si presenti la possibilità di usare armi H. Ciò è del tutto nel loro interesse.
Le organizzazioni della società civile, nell'agosto 2022, all'ultima revisione del Trattato di non proliferazione TNP (un trattato distinto e separato dal TPNW, va sempre precisato ai nuovi attivisti che si accostano alla materia), hanno fatto pressione sulle potenze nucleari: non dovrebbero mai essere le prime a lanciare un attacco nucleare, adottando così il principio del "No First Use" - NFU.
La suddetta conferenza ONU di revisione del TNP ha fornito un feedback anche se non ha approvato un documento finale. Questo disaccordo non significa che gli obblighi stabiliti nell'articolo VI del Trattato ("noi potenze nucleari ci impegniamo a trattare e conseguire il disarmo nucleare") non siano più validi. E in effetti la Campagna NFU ha una base da cui partire: la dichiarazione congiunta emessa a gennaio 2022 dai leader di Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina, che afferma che "una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta".
Quanto alla potenza che, anche sotto pressione popolare, può prendere l'iniziativa, possiamo pensare alla Cina, attualmente la meno ostile alla via umanitaria e l'unica ad aver adottato la NFU nella postura nucleare, e lo spieghiamo nel nostro working paper.
Possiamo indicare, come primo sostenitore di questa idea della NFU, il fisico Joseph Rotblat, l'obiettore di coscienza del Manatthan Project, per molti anni presidente del movimento PUGWASH. A suo avviso, la Campagna per un NFU sarebbe stata il passo più importante verso l'abolizione totale delle armi nucleari: Rotblat ha chiesto la creazione di un trattato a tal fine. Ciò che possiamo proporre in modo più esteso e specifico è - sotto il controllo dell'AIEA - l'indicazione di misure di riduzione del rischio che accompagnano la dichiarazione congiunta della NFU da parte delle potenze nucleari: de-alerting, separazione delle testate dai loro vettori, riduzione e riqualificazione del personale e divieto di utilizzo dell'AI.
Abbiamo infine altri due altri percorsi strategici, che si aggiungono ad ICAN da collegare al NFU, da avviare e perseguire: quello che potremmo chiamare Helsinki 2 e il progetto di Costituzione della Terra. Di essi parliamo in modo più esteso e approfondito in altre sezioni del nostro sito web.
ARMI NUCLEARI IN BIELORUSSIA: COSA SAPPIAMO di Olga Karatch*
- Olga Karach is a Belarusian Human Rights Defender and a leader of the Human Rights Advocacy Organisation Our House.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, un numero significativo di armi nucleari è rimasto sul territorio della Bielorussia, così come in altre repubbliche post-sovietiche: Ucraina e Kazakistan. Essendo diventata uno Stato sovrano, la Bielorussia si è trovata di fronte a una scelta difficile: mantenere le armi nucleari sul suo territorio o trasferirle alla Russia e aderire al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) come paese libero dalle armi nucleari.
In quel momento storico, la Bielorussia ha fatto la sua scelta.
21 anni fa, il 22 luglio 1993, la Repubblica di Bielorussia ha aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP). Dopo aver firmato nel 1992, insieme al Kazakistan e all'Ucraina, il protocollo di Lisbona al trattato del 1991 tra l'URSS e gli Stati Uniti sulla riduzione e la limitazione delle armi offensive strategiche (START), la Bielorussia si è impegnata ad aderire al TNP come Stato non dotato di armi nucleari ed è diventata parte a pieno titolo del trattato fino alla sua scadenza nel dicembre 2009. La Repubblica di Bielorussia è diventata il primo Stato a rinunciare volontariamente alla possibilità di possedere armi nucleari rimaste dopo il crollo dell'URSS senza alcuna precondizione o riserva. Il ritiro delle armi nucleari dal territorio del paese è stato completamente completato nel novembre 1996.
Accogliendo con favore l'adesione della Bielorussia al TNP come Stato non dotato di armi nucleari, il Regno Unito, la Russia e gli Stati Uniti hanno fornito alla Bielorussia garanzie di sicurezza, registrando i loro impegni nel Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994.
Queste garanzie, tuttavia, erano politiche piuttosto che giuridicamente vincolanti, cosa che è stata successivamente criticata, soprattutto dopo gli eventi in Ucraina nel 2014 e l'annessione della Crimea da parte della Russia, e poi la fase attiva della guerra in Ucraina a partire dal febbraio 2022. La Bielorussia è stata coinvolta in questa guerra nel ruolo di "alleato ibrido" di Vladimir Putin e grazie ad Alexander Lukashenko, che ha detenuto il potere con la violenza e il terrore durante la rivoluzione bielorussa del 2020 con il sostegno di Mosca.
Il 27 febbraio 2022, cinque giorni dopo l'invasione russa dell'Ucraina, Alexander Lukashenko ha indetto un referendum in Bielorussia per cambiare lo status di paese libero dal nucleare della Bielorussia e modificare la Costituzione, rimuovendo dall'articolo 18 la frase "La Repubblica di Bielorussia mira a rendere il suo territorio una zona denuclearizzata e lo Stato uno Stato neutrale".
Vladimir Putin ha dichiarato in un'intervista del 25 marzo 2023 che la Russia intendeva schierare armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia. Allo stesso tempo, sono state annunciate informazioni sul completamento della costruzione di un impianto di stoccaggio per testate nucleari in Bielorussia. Nel 2023, la Russia ha immediatamente e ufficialmente iniziato a schierare armi nucleari tattiche (TNW) sul territorio della Bielorussia. Il ministero degli Esteri cinese ha reagito ai piani del Cremlino e si è opposto al dispiegamento di armi nucleari russe sul territorio della Bielorussia. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha espresso "grande preoccupazione" per i rischi della proliferazione nucleare in Bielorussia.
Il 25 maggio 2023, Viktor Khrenin, capo del ministero della Difesa del regime di Lukashenko, e il suo omologo russo Sergei Shoigu hanno firmato un accordo sullo stoccaggio di armi nucleari russe in Bielorussia, come ha spiegato lo stesso Khrenin, e successivamente Lukashenko, «in condizioni di mancato rispetto delle garanzie di sicurezza fornite alla Repubblica di Bielorussia nel Memorandum di Budapest del 5 dicembre, 1994.’
On June 13, 2023, Belarus' Alexander Lukashenko said that he himself had asked Vladimir Putin to “return nuclear weapons to Minsk” and that he was ready to use them “without hesitation in case of aggression against Belarus”, which indicates the actual transfer of nuclear weapons to the operational control of Belarus. CIS Secretary General Sergei Lebedev, however, spoke of a ‘double nuclear button’ when the decision to use TNWs would be made by two states.
In an interview with Russian propagandist Olga Skabeeva on Tuesday, June 13, 2023, Alexander Lukashenko also said: “No one has ever fought against a nuclear country, a country possessing nuclear weapons. We received missiles and bombs from Russia. The bomb is three times more powerful than in Hiroshima and Nagasaki. It will kill under a million people at once”.
TNWs deployed in Belarus probably include nuclear warheads for Iskander-M missile systems and aerial bombs for Su-25 and Su-30 fighters. These systems can hit targets at a distance of up to 500 kilometres. They can carry special warheads - nuclear warheads with a yield of 5 to 50 kilotons. The second element of Russian nuclear weapons are free-fall nuclear bombs for SU-25 attack aircraft. These are small calibre bombs, their yield is unlikely to exceed 15-20 kilotons, and their combat radius is within 350-360 kilometres.
On June 16, 2023, the Russian side officially confirmed the beginning of the transfer of nuclear warheads to Belarus. Lukashenko said that the weapons are already in the country, although the exact number and location of warheads remain secret. At the same time, Russia has retained full control over the nuclear warheads, even despite their deployment in Belarus, although Vladimir Putin has repeatedly emphasised. This is in line with international practice, according to which nuclear powers do not transfer control over weapons to third countries.
On May 7, 2024, Alexander Lukashenko announced an immediate check of the combat readiness of nuclear assets deployed in Belarus. According to the Ministry of Defence in Minsk, a division of the Iskander operational-tactical ballistic missile system and a squadron of Su-25 aircraft were put on alert. It was reported that ‘the whole range of actions, from planning and preparation to strikes with tactical nuclear weapons’ would be tested. Lukashenko himself said that ‘non-strategic nuclear weapons in Belarus are weapons of deterrence and defence.’
According to the Community of Railwaymen of Belarus, according to the original Russian-Belarusian plans, the import of TNW components by railway was to be carried out in two stages: in June 2023 and in November 2023. During these phases, a total of 32 wagons with TNW components and their escort were to be delivered. But in addition to that, another 18 different special-purpose and escort wagons were additionally planned and delivered to Belarus.
For example, some parts, components and equipment related to this type of weapon were delivered to the Prudok station(Vitebsk branch of BZhD) to military unit 94017 (2631 I aviation base of missile armament and ammunition) under the first delivery phase as early as June 2023. As we can see, Prudok is the place where nuclear weapons are delivered to the territory of Belarus, from where they will be further redistributed to storage sites in the territories of special military units, depending on their type.
In addition to the initial delivery and redistribution of nuclear warheads, Prudok station and Troop 94017 (2631 I Missile and Munitions Air Base) serve as a training base for unloading/loading, security, and routine maintenance. These facilities have previously been used by the military, together with railway workers, to practice specialised skills in working with specialised equipment. At the same time, secret railway communication points (SRCPs) were trained, one of which is located under the building of the children's health camp in Lettsy (Vitebsk branch of the Belarusian railway).
In addition, Belarus continues the delivery of Iskander-M operational-tactical missile systems. The warhead of the missiles of this complex can be equipped with tactical nuclear charges, among other things.
To maintain maximum secrecy, TNW units are delivered in small groups of 3-6 wagons with a separate locomotive. At the same time, the number and index assigned to such a train at the initial station are changed before it passes the junction points between different railways both on the Russian Railways network and before crossing the Russian-Belarusian border. Thus, when departing from a Russian Railways station, a train with special wagons changes its number and index when crossing the border with the Moscow railway and before arriving at the first freight station on the territory of Belarus. At each such change of number and index, the train's station of departure (destination) is also changed.
There were other shipments of TNW components. From September 15 to 24, 2023, during which time a total of 26 wagons, both loaded directly with TNW components and intended for the transportation of personnel, escort and cover wagons, were transported from the stations of Russian Railways Cheboksary (Gorkovskaya Railway) and Potanino (South Ural Railway) to Belarus. The destination station of the wagons was the same Prudok (Vitebsk Branch of the Belarusian railway - NOD-6).
In 2024, Russian arms and ammunition were delivered from Russia to Belarus for about 9 months. One of the destinations was again the same Prudok station (Vitebsk branch of the Belarusian railway - NOD-6), which has a branch to the access roads of military unit 94017 of the RB MoD (2631st air base for storage of missile weapons and ammunition).
According to railway officials, In June-August 2024, a total of 49 wagons were delivered by railway to the above-mentioned aviation arsenal, of which 6 covered wagons were intended for the passage of persons accompanying the cargo, and, respectively, 5 covered wagons and 38 gondola cars, the cargo of which corresponded to the 1st class of danger - explosive materials. The estimated weight of the delivered cargo (missile weapons) is about 1,100 tonnes.The community of railway workers of Belarus believes that all this cargo is somehow connected with Russian tactical nuclear weapons in Belarus.
In addition, the Belarusian railway is carrying out so-called ‘personnel purges’. Any suspicion of disloyalty to the current regime will result in the immediate dismissal of any railway worker, regardless of his or her value. Even those railway workers who signed in favour of nominating candidates alternative to Lukashenko were dismissed.
In the end, it can be said that the Belarusian railway has carried out almost all preparatory work aimed at ensuring the safety and secrecy of the transport of tactical nuclear weapons from Russia to Belarus.
Conclusion
The deployment of Russian tactical nuclear weapons in Belarus has heightened military tensions in the region and increases the risks of military escalation. For Belarus, this decision has brought more threats than benefits: the country has found itself in the position of a ‘hostage’ of Russia's nuclear strategy, which undermines its independence and security. To Belarus, nuclear weapons do not offer security - they serve as tools of Russian coercion, perpetuating intimidation and reinforcing colonial hierarchies rather than fostering stability. The only way to ensure sovereignty, security, and a commitment to peace is for Belarus to join the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons (TPNW). This treaty provides a clear and unequivocal prohibition of the transfer, storage, or stationing of nuclear weapons and would break us free from cycles of domination and threats, and would build a foundation for Belarus re-entering the international stage as a non-nuclear weapon state.