New York: incontro degli attivisti di ICAN
in preparazione del Terzo meeting degli Stati parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari
"La deterrenza nucleare mantiene la pace"
"La deterrenza nucleare è puramente difensiva"
"La deterrenza nucleare è normale"
"Tutti credono nella deterrenza nucleare"

La Nuclear Ban Week in New York è iniziata domenica 2 marzo con un incontro degli attivisti membri di ICAN presso l’iconica Riverside Church, a New York un giorno prima del 3MSP (Conferenza degli Stati Parte) presso le Nazioni Unite.
Tale incontro si prefigge di preparare gli attivisti della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) ad una settimana di eventi ad alto livello per fronteggiare l’urgente minaccia costituita da tali armi.
La direttrice esecutiva di ICAN Melissa Parke, dando un saluto caloroso ai quasi 300 attivisti ICAN presenti (quasi il triplo rispetto al precedente incontro del 2023), ha paragonato le atroci sofferenze che vengono inflitte ai bambini palestinesi a quelle che ricevettero gli attuali Hibakusha, bambini sopravvissuti alle terribili esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki nel 1945, sottolineando come il diritto internazionale nonché i diritti umani siano oggi costantemente e continuamente calpestati ed umiliati.
La parola viene data ad Hideo Asano, un giovane attivista giapponese che si sta impegnando a far firmare e ratificare il trattato al Giappone, con lo scopo di mediare gli incontri pianificati nella mattinata con alcuni attivisti o membri ICAN.
Dopo un breve cenno sulla storia degli ordigni nucleari da parte di Ivana Nikolić Hughes la parola viene data al Dr. Lee Taejae un Hibakusha sudcoreano di seconda generazione presente nella delegazione Nihon Hidankyo – vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2024 – ed a Hinamoeura Morgant-Cross, che aveva appena 7 anni quando sulla Polinesia Francese fu eseguito nel 1996 l’ultimo test atomico. Entrambi sono testimoni viventi dei gravi impatti sulla salute delle esplosioni atomiche: il Dr. Lee Taejae è costretto ad operarsi regolarmente per rimuovere i carcinomi che si formano a seguito delle radiazione delle due bombe sganciate sul Giappone, mentre la famiglia di Hina è stata quasi tutta sterminata sempre dal cancro a seguito dei test nucleari francesi.
Il loro impegno è quello di trasmettere alle nuove generazioni il loro vissuto per tenerne vivo il ricordo: i loro interventi si concludono con il seguente grido unanime che si alza dalla platea: no more Hiroshima, no more Nagasaki, no more Hibakusha!!
Per dialogare sui 5 miti della deterrenza nucleare, ossia “il mantenimento della sicurezza e della pace, il suo utilizzo solo a scopo difensivo, la normalità di conviverci e la convinzione che tutto il genere umano creda nella sua efficacia”, vengono invitati sul palco Sven Clement, deputato del Partito dei Pirati in Lussemburgo, Molly McGinty, direttrice internazionale di IPPNW, Marthinus Van Schalkwyk, rappresentante del Sudafrica presso l’ONU, Edwick Madzimure, direttrice internazionale della WILPF, ed il Dr. Rhys Crilley, accademico di Glasgow che studia l’ansia atomica nelle nuove generazioni.
Sven Clement, invita tutti gli attivisti presenti nei vari Paesi a rivolgersi alle proprie classi politiche utilizzando tutti i mezzi legali possibili per convincerli dell’assurdità delle deterrenza nucleare argomentandola anche dal punto di vista economico: si spendono al momento circa 18$ al minuto per tali armamenti!
Molly McGinty lavora a stretto contatto con i medici per spiegare agli studenti le catastrofiche conseguenze sulla salute delle esplosioni nucleari e delle relative radiazioni.
Marthinus Van Schalkwyk considera la deterrenza una follia priva di senso ed il trattato di non proliferazione un fallimento: il Sudafrica lavora alacremente all’universalizzazione del TPAN e al suo ampliamento tra tutti i Paesi che non hanno ancora firmato e/o ratificato.
Il Sudafrica si conferma uno dei Paesi più virtuosi al mondo!
Il Dr. Rhys Crilley enfatizza il ruolo delle nuove generazioni, se saranno in grado di utilizzare i social media come mezzo di propaganda per uscire dall’era atomica.
Infine Edwick Madzimure ci mette in guardia proprio dai social media, in quanto ci sono gruppi che inneggiano all’uso di ordigni nucleari per risolvere controversie come quelle tra Russia e Ucraina e/o Israele e Palestina: occorre evitare che la deterrenza venga usata per giustificare qualsiasi equilibrio geo-politico, in quanto nel genere umano sta aumentando la percentuale di coloro che non hanno una percezione del pericolo legato ad una detonazione nucleare.
Nel pomeriggio il programma di ICAN prevede due sessioni simultanee in stanze separate nella stessa fascia oraria:
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Nuclear Justice
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Connecting Campaigns
a seguire
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Stigmatizing of nuclear weapons
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Universalization and implementation
In tutte e quattro le sessioni, gli incontri avevano lo scopo di creare un momento di condivisione tra i vari gruppi di attivisti, in piccole sessioni di 10’, su azioni e temi sviluppati nel proprio lavoro di associazioni riguardo ai 4 temi elencati sopra: le domande poste dai moderatori di Ican volevano spingere gli attivisti ad essere pro-attivi nelle tematiche legate alle sessioni per portare alla luce le proprie esperienze e renderle condivise.
Queste condivisioni e riflessioni sono state una dimostrazione di quanto siano importanti il confronto e la valutazione dei molteplici punti di vista altrui rispetto al proprio e di quanto sia questo l’unico esercizio importante da attuare ogni giorno, per poter affrontare ogni tipo di conflitto: il dialogo.
La giustizia, la connessione delle attività, la stigmatizzazione di tali armi, l’universalizzazione e l’implementazione del trattato necessitano del dialogo e del riconoscimento dell’altro.
Si è parlato anche del nuovo studio dell’UNGA sugli effetti della guerra nucleare e del 80° anniversario dell’invenzione delle armi nucleari. Ai partecipanti viene chiesto di condividere i loro piani per l’anno a venire, momenti specifici da celebrare al fine di considerare i modi in cui si possono sfruttare queste opportunità per promuovere gli sforzi di ciascuno. Uno dei temi più discussi è stata l’importanza del ruolo economico, il quale si profila come “il” problema centrale in relazione alla difficoltà di gestione delle armi che il TPAN vuole contrastare; interventi europei, messicani e americani hanno enfatizzato il problema dell’ambiente, nello specifico di quanto gli effetti chimici delle armi nucleari compromettano la sicurezza delle persone a livello globale. Dunque ambiente e sicurezza sono diventati aghi della stessa bilancia.
La deterrenza tra i Paesi nucleari e gli affiliati tramite il nuclear-sharing costituisce un impedimento all’universalizzazione e all’implementazione del trattato: in particolare i Paesi europei interessati al trattato, ma membri della NATO, si trovano con le mani legate; ho chiesto personalmente al moderatore ICAN quali strategie si potrebbero mettere in atto per rimuovere tale problematica e la risposta risiede nell’uso delle vie legali, ossia riferirsi all’ottimo lavoro degli avvocati di IALANA (International Association of Lawyers Against Nuclear Arms).
L’incontro si chiude verso le 16:30 con l’arrivo del Presidente designato a presiedere i lavori del 3MSP, l’ambasciatore del Kazakhstan Akan Rakhmetullin, il quale accende l’entusiasmo dell’interaplatea annunciando l’imminente incremento sia dei Paesi firmatari che di quelli ratificanti.
Vedremo nei prossimi giorni di chi si tratta: vi anticipo che senza sorpresa anche questo anno l’Italia ha declinato l’invito come Paese osservatore, confermandosi come uno dei Paesi meno virtuosi.
Sandro Ciani, Mondo senza Guerre e senza Violenza, membro della delegazione italiana che affianca i Disarmisti esigenti
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Cinque miti della deterrenza nucleare da sfatare
"La deterrenza nucleare ci tiene al sicuro"
"La deterrenza nucleare mantiene la pace"
"La deterrenza nucleare è puramente difensiva"
"La deterrenza nucleare è normale"
"Tutti credono nella deterrenza nucleare"
Questi cinque miti pervasivi aiutano a sostenere la teoria fondamentalmente errata e pericolosa che ci tiene tutti sotto la minaccia nucleare. Quindi abbiamo messo insieme cinque spiegazioni rapide su come sfidarli.
Primo mito: la deterrenza nucleare ci tiene al sicuro
La deterrenza nucleare non tiene nessuno al sicuro, è una minaccia per tutti noi.
La dottrina della deterrenza nucleare si basa sulla minaccia costante e credibile di usare armi nucleari contro potenziali avversari, quindi più di mille armi sono pronte per essere utilizzate in ogni momento. Questo è sufficiente per devastare l'intero pianeta.
Il fatto che la deterrenza nucleare possa fallire è innegabile, e quando la probabilità di fallimento è inferiore a zero, mette tutto a rischio. Quando la deterrenza fallisce, studi e simulazioni dimostrano che l'uso di armi nucleari si trasformerebbe rapidamente in una guerra nucleare che uccide centinaia di migliaia, se non milioni, di persone. Innumerevoli altri sarebbero stati feriti, mutilati o avrebbero subito una morte prolungata a causa della malattia da radiazioni. Gli studi dimostrano anche che le esplosioni e gli incendi causati dalle armi nucleari getterebbero cenere e detriti nell'atmosfera che bloccherebbero la luce del sole in quello che viene chiamato un inverno nucleare, causando un fallimento dei raccolti su larga scala, portando alla carestia globale, uccidendo miliardi di persone.
Secondo mito: la deterrenza nucleare mantiene la pace
Non ci sono prove che le armi nucleari scoraggino la guerra al di là della correlazione della loro esistenza con il fatto che non sono state più utilizzate in guerra dai tempi di Hiroshima e Nagasaki.
Durante la Guerra Fredda, ora sappiamo che è stata una combinazione di fortuna e decisioni di individui pronti a sfidare le procedure stabilite che hanno impedito la guerra nucleare, in particolare durante la crisi dei missili di Cuba nel 1962 e in Europa nei primi anni '80. Le affermazioni secondo cui la deterrenza nucleare mantiene la pace non tengono conto di altri fattori che contribuiscono.
La storia dimostra anche che avere armi nucleari non scoraggia gli attacchi convenzionali. Nel 1973, l'Egitto e la Siria attaccarono Israele nonostante sapessero che a quel tempo aveva armi nucleari. L'Argentina entrò in guerra con la Gran Bretagna nel 1982 invadendo le isole Falkland/Malvinas. Il Pakistan attaccò l'India in quella che divenne nota come la guerra di Kargil nel 1999, quando entrambi avevano già armi nucleari. L'arsenale nucleare degli Stati Uniti non ha impedito ad Al Qaeda di organizzare gli attacchi dell'11 settembre a New York e Washington.
Mito tre: la deterrenza nucleare è puramente difensiva
La dottrina della deterrenza è intrinsecamente aggressiva. Richiede di essere sempre pronti a usare armi nucleari se o quando viene rilevato un attacco in arrivo e causerebbe danni massicci e indiscriminati a milioni di persone, comprese persone e paesi che non hanno nulla a che fare con il conflitto. Uno scambio nucleare ovunque avrebbe impatti ovunque, direttamente o indirettamente attraverso la migrazione forzata, l'economia, le telecomunicazioni e altre interruzioni significative, così come l'impatto imprevedibile della ricaduta radioattiva che dipende dalle condizioni meteorologiche, per non parlare dell'inverno nucleare che influenzerebbe il pianeta.
Le minacce della Russia di usare armi nucleari per cercare di dissuadere altri paesi dal sostenere l'Ucraina dopo l'invasione su vasta scala del paese dimostrano che la pratica della deterrenza nucleare consente anche atti di aggressione con armi convenzionali.
I sostenitori della deterrenza nucleare dicono che la deterrenza non è la stessa cosa della coercizione o del ricatto, ma queste attività si basano sulla minaccia di usare armi nucleari con tutte le potenziali conseguenze che ciò implica, quindi dal punto di vista del resto del mondo, i rischi e le conseguenze sono gli stessi.
Mito quattro: la deterrenza nucleare è normale
Non è normale che nove paesi affermino il diritto di causare danni catastrofici a ogni essere vivente sulla terra in un attimo. La deterrenza nucleare non può essere paragonata a persone che portano coltelli o pistole o minacciano ritorsioni per spaventare potenziali aggressori. Se – o più probabilmente quando – le armi nucleari verranno usate, ciò avrà un impatto devastante sul mondo intero, non solo su pochi individui.
La dottrina della deterrenza si basa anche sulla convinzione che i leader agiranno razionalmente il 100% delle volte, specialmente in situazioni di crisi altamente stressanti. Questa è un'ipotesi ingenua che va contro il modo in cui sappiamo che gli esseri umani si comportano.
La deterrenza richiede che tu sappia cosa sta pensando il tuo nemico, mentre allo stesso tempo ti assicuri che il tuo nemico non abbia idea di ciò che stai pensando. Questa è una contraddizione fondamentale al centro della deterrenza e prepara la dottrina al fallimento
I sostenitori delle armi nucleari, tra cui politici, militari, think tank e molti giornalisti - in particolare negli stati a favore delle armi nucleari - vivono in una camera dell'eco in cui si sono convinti a vicenda e molti tra l'opinione pubblica che la deterrenza nucleare è normale e ha senso. Ma più lo esamini, più è strano e più velocemente la logica apparente cade a pezzi.
Mito cinque: tutti credono nella deterrenza nucleare
La devozione alla dottrina della deterrenza è una ricerca minoritaria.
122 paesi hanno votato per l'adozione del Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), nel 2017, perché rifiutano la dottrina della deterrenza e credono che l'unico modo per prevenire l'uso di armi nucleari sia vietarle a titolo definitivo.
I paesi che hanno firmato o ratificato il TPNW o lo sostengono nelle votazioni all'ONU sono circa 140 su 193 ivi rappresentati. Gli Stati che continuano a credere nella deterrenza nucleare sono una minoranza.
Secondo gli Stati che hanno aderito al TPNW, la deterrenza minaccia i legittimi interessi di sicurezza dell'umanità nel suo insieme perché si basa sulla minaccia implicita o esplicita di una distruzione di massa globale. Quindi, per la maggior parte dei paesi, la teoria della deterrenza nucleare è un approccio pericoloso, fuorviante, insostenibile e inaccettabile alla sicurezza.
La Campagna Internazionale per l'Abolizione delle Armi Nucleari ha più di 700 organizzazioni partner in 110 paesi e tutte rifiutano la dottrina della deterrenza nucleare. Inoltre, i sondaggi d'opinione in molti paesi che hanno armi nucleari o ne sostengono l'uso, mostrano costantemente un ampio sostegno pubblico per la loro eliminazione.