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Salvare il nuovo 68 ecologista dalla strumentalizzazione nucleare

Il Forum antinucleare di "XR Italia", aperto sulla piattaforma "Base", propedeutico alla costituzione di "XR PACE", focalizza il rapporto strategico tra Scienza e Tecnologia per il cambiamento di sistema

19.11.2019 

15° Forum della Pace e della Nonviolenza a Germignaga
(Foto di Wikimedia Commons)

 

Con il seguente testo, postato il 21 ottobre 2010, è stato aperto sulla piattaforma base di XR ITALIA il Forum antinucleare di XR: informazione e azioni possibili

Sono Alfonso Navarra, ecopacifista diciamo “storico” (dai tempi - inizio anni '80 - dell’opposizione agli euromissili che riuscimmo a fare smantellare), e sono molto preoccupato della possibilità che l’emergenza climatica ed ecologica, concetto fondamentale su cui stiamo intervenendo come XR, possa essere strumentalizzata in una sua interpretazione distorta dalla lobby nucleare.
In Europa si sta discutendo di inserire il nucleare, specifica fonte di estinzione con il gravissimo inquinamento radioattivo che produce mediante il suo ciclo, tra le fonti “pulite” da finanziare: c’e’ stato un voto in questo senso al consiglio UE del 25 settembre 2019 e l’Italia di Conte ha votato SI con la Francia (che sta rilanciando i suoi piani nucleari) mettendo in minoranza la Germania (che entro il 2025 chiuderà tutte le sue centrali). Stupisce che l’Italia, il cui popolo ha detto no al rischio nucleare con due voti referendari, nel 1987 e nel 2011, si accodi ai “cugini” d’Oltralpe e finanzi la ricerca, con l’Enea, non sulle rinnovabili ma SOLO sul miraggio della fusione nucleare. XR a Londra, su questo tema molto più chiara degli FFF, almeno con il Gruppo tematico XR PEACE (non mi risulta che Greta abbia mai pronunciato un discorso netto contro il nucleare: ma spero di sbagliarmi), ha colto la necessità di denunciare l’intreccio tra nucleare civile e militare e ha piazzato un missile Trident di cartapesta davanti al Ministero della Difesa durante la “Ribellione Internazionale”. Anche in Italia potremmo organizzare azioni analoghe: costruire una B-61-12 di cartapesta (il modello di bomba nucleare che gli USA ci impongono nelle basi di Ghedi ed Aviano) e utilizzarla nelle nostre manifestazioni. Nella base di Ghedi sono penetrato con un altro attivista nel 1987 e abbiamo lasciato delle scritte con le bombolette spray sui Tornado ivi acquartierati (prima pagina del Correre della Sera di allora). Potremmo prendere di mira il ritrattamento del plutonio all’Enea di Casaccia, periferia di Roma, che ha in gestione 189 mc di scorie radioattive sotto la titolarità della SOGIN e delle sue partecipate (NUCLECO). Repubblica nel 2006 ha dato notizia di due incendi nel padiglione del plutonio, che se avessero colpito l’impianto IPU avrebbero forse significato la fine della “città eterna”. Altri possibili obiettivi di azioni dirette nonviolente sono gli 11 porti in cui attraccano le portaerei e i sommergibili USA a propulsione nucleare (vere piccole centrali nucleari galleggianti) e tutto ciò che riguarda le vecchie centrali da dismettere e le scorie che non si riescono a smaltire. Esiste una mappa tenuta segreta nei cassetti del governo sui comuni idonei ad ospitare il deposito unico delle scorie radioattive italiane: 90.000 metri cubi, insieme alta e medio-bassa attività (caratteristica unica e speciale del progetto italiano). Si potrebbe creare un gruppo di affinità per una azione nazionale da svolgere il prossimo aprile. Credo in queste poche righe di avere sommariamente inquadrato l’argomento che qui potremmo approfondire nei suoi vari aspetti. In particolare il sottoscritto e’ autore di diversi libri, tra l’altro dell’ultimo pubblicato in Italia sul tema del nucleare (in Italia questo anno non e’ stato pubblicato niente di editoria cartacea), e il mio specifico interesse si focalizza sull’intreccio tra nucleare civile e nucleare militare. Propongo, nello spirito di XR, sia una discussione informativa sia una discussione propedeutica alla formazione, appunto, di un gruppo di affinità che progetti azioni dirette nonviolente. Dico propedeutica perché gli elementi tecnico-pratici delle azioni mi sembra evidente che dovremmo discuterli in una o più riunioni in cui ci si possa incontrare di persona… Io sono comunque disponibile ad essere contattato a titolo personale, per ogni curiosità, al 340-0736871 o scrivendo alla mail alfiononuke@gmail.com

Nel Forum viene data notizia dell'incontro svoltosi l'11 novembre 2019 presso la Kronos-Key Gallery di via Borsieri 12 - Milano

**Un incontro collettivo del FORUM TELEMATICO PERMANENTE PER L’EMERGENZA NUCLEARE si terrà lunedì 11 novembre, alle ore 17-30, in via Borsieri 12 Milano (sede di Kronos Pro Natura).

Nel FORUM discuteremo i seguenti temi: il rischio della guerra nucleare per errore, il ruolo della deterrenza nella guerra moderna e nella geopolitica, la proibizione giuridica delle armi nucleari ed il suo rapporto con il disarmo effettivo. Ed ancora: i rapporti tra nucleare militare e nucleare civile, le prospettive dell’industria nucleare in Europa e nel mondo, il nucleare da fissione come sicura non risposta ai problemi della crisi climatica ed ecologica, l’inganno della “fusione calda” che in Italia assorbe praticamente tutti i fondi pubblici per la ricerca sulle energie alternative.

Il presupposto della iniziativa dovrebbe essere evidente: dobbiamo considerare la minaccia nucleare, nei suoi vari aspetti, una vera e propria emergenza da far riconoscere all’opinione pubblica e istituzionalmente al pari ed insieme all’emergenza climatica ed ecologica.

Nello spirito della resistenza globale alle crisi che minacciano l’umanità, crediamo che dovremmo avvertire la necessità di mobilitare attivisti con memoria storica delle lotte ecologiste e pacifiste, che intervengano nel nuovo ’68 giovanile sulla emergenza climatica perché l’istanza antinucleare non venga ignorata o addirittura rinnegata.

Il rischio disgraziatamente c’è, soprattutto nel movimento di Greta (bisognerebbe cercare di capire il perché di questa grossa mancanza), la memoria tra i giovani di Chernobyl e Fukushima ovviamente non esiste, i ragazzi non possono avere presente il dibattito pubblico che si è sviluppato con i due referendum vinti nel 1987 e nel 2011 e come esso nascesse dall’esperienza di catastrofi che hanno impaurito l’intera popolazione mondiale.

Si riportano quindi le dichiarazioni possibiliste di Greta Thunberg sul nucleare riportato sulla sua personale pagina Facebook

Dal sito di Beyond Nuclear, che lavora per un mondo libero dall’energia e dalle armi nucleari

traduzione sommaria in italiano:

Greta Thunberg sul nucleare

"Personalmente sono contraria all’energia nucleare, ma secondo l’IPCC [il pannello intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici], può essere una piccola parte di una grandissima nuova soluzione di energia senza emissioni di carbonio, specialmente in paesi e aree in cui manca possibilità di un approvvigionamento di energia rinnovabile su vasta scala, anche se tale tecnologia è estremamente pericolosa, costosa e richiede tempo. Ma lasciamo da parte questo dibattito fino a quando non inizieremo a guardare il quadro completo ". — Greta Thunberg, fondatrice di Youth Climate Strike

La dichiarazione sfumata di Greta riflette accuratamente ciò che dice il rapporto IPCC. (Certo, è in corso una battaglia costante all’interno del sistema delle Nazioni Unite contro la lobby dell’energia nucleare, che ha le sue grinfie profonde nell’IAEA, UNSCEAR, OMS, ecc.!)

Sì, l’energia nucleare è sporca, pericolosa e costosa, ha ragione! Vedi il nostro opuscolo con quel titolo:

Sporco, pericoloso e costoso: il verdetto è sull’energia nucleare

(Ralph Nader dice "Proprio di recente, un opuscolo ben documentato e ben documentato di Beyond Nuclear sintetizza il caso contro l’energia nucleare come "costoso, pericoloso e sporco ". Il dettaglio e la documentazione chiari, precisi consentono l’informazione rapida dei tuoi amici, vicini e collaboratori. ")

Ma l’energia nucleare rischia anche la proliferazione delle armi nucleari, come ora vediamo in Arabia Saudita! Fa parte dell’aspetto “pericoloso”!

Gli studi dimostrano che semplicemente 100 bombe della potenza di Nagasaki, “scambiate” - ad es. tra India e Pakistan - potrebbero causare un “Inverno nucleare”, provocando 2 miliardi di Morti per carestia:

https://www.ippnw.org/nuclear-famine.html

Catastrofe climatica,ma nell’altra direzione - non riscaldamento globale, ma inverno nucleare.

Quindi questo rischio da solo rende l’energia nucleare un antipasto del tutto indigesto se proposto come una “soluzione climatica”.

Ma come ha detto Greta Thunberg, l’energia nucleare è “estremamente pericolosa, costosa e richiede molto tempo”.

Ci vorrebbe troppo tempo e costerebbe troppo. Non risolverebbe il problema climatico. In effetti, sarebbe una svolta potenzialmente fatale, a seconda di quanti soldi e tempo vengono sprecati, trascurando al contempo soluzioni climatiche autentiche come le energie rinnovabili e l’efficienza.

E l’energia nucleare ha una lunga lista dei suoi pericoli, dei suoi rischi insormontabili: la proliferazione delle armi; potenziali incidenti su larga scala; il dilemma dei rifiuti radioattivi irrisolti. Questi erano gli argomenti esposti nel dott. Brice Smith di “Insurmountable Risks” di IEER nel 2006.

Alla lista si possono aggiungere: rilasci di radiazioni “di routine”; ingiustizia ambientale propria del nucleare; le emissioni di carbonio proprie del nucleare (la gestione dei rifiuti radioattivi comporta per sempre la combustione di combustibili fossili su larga scala, per prima cosa!); l’elenco continua …

Come ha dimostrato chiaramente il dott. Arjun Makhijani di IEER nel 2007, la nostra energia può essere sia priva di carbonio sia SENZA NUCLEARE - evitando la catastrofe climatica, ma anche la catastrofe radioattiva. Arjun Makhijani ha vinto un “Visionary Leadership Award” per i Medici per la Responsabilità Sociale (PSR) a novembre 2018.

Entrambi questi libri IEER sono disponibili sul suo sito Web, insieme a molti altri!

Lo ha scritto anche la dott.ssa Helen Caldicott nel 2004 in un suo libro dal titolo: "L’energia nucleare non è la risposta"!

Si annuncia la mobilitazione a Londra, contro il summit NATO del 3 e 4 dicembre 2019, indetta da XR PEACE

XR si mobilita a livello europeo per la COP 25 a Madrid (dal 2 al 13 dicembre 2019).
Sappiamo che si tratta del summit globale dell’ONU sul clima (ed e’ importante, tra l’altro che il nucleare, cacciato dalla porta dagli accordi di Parigi, non rientri dalla finestra.
Ma c’e’ anche una chiamata a Londra, il 3 (in particolare) e il 4 dicembre, per il summit del 70ennale della NATO.
Noi possiamo fare una iniziativa di informazione e di solidarietà, in contemporanea, dalla LOC di Milano, mercoledì 4 dicembre.
Magari anche a Roma, o in altre località, si riesce ad organizzare qualcosa di analogo…
Naturalmente se c’e’ qualcuno degli attivisti di XR che vuole partecipare alle manifestazioni di Londra e disposto a correre rischi per azioni dirette nonviolente, meglio se collegandosi al nostro forum antinucleare, scriva a:
xrpeace@gn.apc.org

Cosa è XR PACE?

XR Peace è una coalizione di organizzazioni per la pace e la giustizia che fa capo a Extinction Rebellion.

È stato stimato che circa il 6% dell’impronta di carbonio globale deriva da attività militari. [1] Il militarismo e la guerra sono indissolubilmente legati all’imperialismo, al razzismo e alla distruzione degli habitat. XR Peace propone di rendere espliciti i legami tra militarismo e emergenza climatica. Evidenzieremo anche le opportunità che si presentano trasferendo risorse, abilità e potere delle persone dai militari per affrontare la crisi climatica. Abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico se vogliamo sopravvivere noi e il nostro ecosistema.

Attireremo persone che lavorano in questo campo, comprese quelle associate a gruppi antinucleari, di pace e di giustizia, persone credenti e non, e attivisti della Ribellione all’estinzione. Alcune di queste organizzazioni faranno parte formalmente di XR Peace e i membri di altre potranno partecipare come individui.

fonti:

[1] L’impronta ecologica dei militari. Dott. Stuart Parkinson. SGR. Questa cifra è una stima informata basata su dati disponibili limitati. https://www.sgr.org.uk/sites/default/files/2019-07/SGR_Military-carbon-bootprint_London19.pdf

Le organizzazioni che hanno aderito finora a XR Peace: Trident Ploughshares, CND, Scottish CND, CND Cymru, Stop the War, Women’s International League for Peace and Freedom, War Resisters International, Nukewatch, Edinburgh Peace & Justice Centre, Iona Community, Nipponzan Myohoji UK Peace Pagodas, Forces Watch e XR Against Arms Trade.

Contatti
Scrivici a xrpeace@gn.apc.org
La posta ordinaria (via Trident Plowshares) è c / o Edinburgh Peace & Justice Centre, Central Edinburgh Methodist Church, 25 Nicolson Sq, Edinburgh EH8 9BX.

Gli attuali coorganizzatori di XR Peace sono Angie Zelter e Jane Tallents.

Si apre sul Forum un dibattito su come il sogno della fusione nucleare sia di copertura del nucleare esistente (sia civile che militare) e frutto di un rapporto insano delle attuali élite con le tecnologie della potenza: nulla a che fare con l'autentico spirito scientifico

Post di Alfonso Navarra dell'11 novembre 2019

Bisogna stare attenti agli specchietti per le allodole e alle promesse miracolistiche di energia infinita e pulitissima dietro l’angolo che servono a giustificare la realtà prosaica dell’industria nucleare da fissione ed il suo legame con i complessi militari industriali.
Per Big Science si intende quella che si può fare solo con le grandi macchine che costano decine di miliardi di euro. Il concetto è nato con il progetto Manatthan che ha portato appunto alla costruzione della bomba atomica nel complesso di Los Alamos.
I nonviolenti storici non sono neutrali su progetti di ricerca che promettono il paradiso ma il cui percorso passa per degli inferni immediati: anzi un grande tema del nostro tempo è di porre dei limiti per rispetto di quelli che sono valori e diritti umani fondamentali.
Molti desiderano l’immortalità, è una promessa di alcune religioni; ma la strada per arrivarvi attraverso la tecnologia può portare alla creazione di razze umane distinte, superiori e inferiori. Questo è il rischio di parole d’ordine come il transumano e il postumano, e lo stesso manuale di XR “This is not a drill” ci parla di come i membri dell’élite dell’1% si preparano all’evento della catastrofe ecologica. Pensano di poter sopravvivere in un mondo sotterraneo controllando i servitori con collari elettronici da stringere intorno ai loro colli perché non si ribellino. Oppure, come Musk, sognano di colonizzare Marte e si danno da fare con i loro progetti spaziali (anche qui è implicito che i colonizzatori saranno una ristretta élite).

Post di Alfonso Navarra del 12 novembre 2019

Tanto per rendere più completa la discussione, non dimentichiamo che oltre alla fusione “calda” e’ in campo anche l’ipotesi della fusione “fredda”. La domanda da porsi se, anche da visionari che puntano alla realizzabilità’ della fusione, si ha un po’ di buon senso pero’ e’: nel momento dell’emergenza dove ha senso concentrare gli sforzi della ricerca e della tecnologia per ottenere risultati immediati con percentuali quasi di sicurezza?
In una societa’ distrutta ed in una natura sconvolta si avrebbe la possibilità di portare avanti un qualsiasi tipo di ricerca scientifica?

Fusione fredda: Bill Gates sarebbe interessato alle LENR

Guido Grassadonio

17 Novembre 2014

Fonte immagine: SavingAdvice

Visita del magnate di Micorsoft alla sede ENEA di Frascati: interesse vivo per le “ricerche di frontiera”.

Bill Gates a Frascati per parlare di fusione fredda? Il blog americano E-Cat World non sta più nella pelle alla notizia. Il magnate, fondatore della Microsoft, avrebbe fatto visita ai laboratori del centro Enea della località laziale. La domanda che sul blog si pongono è, naturalmente: cosa potrebbe succedere se uno degli uomini più ricchi del mondo si interessasse ai lavori di Andrea Rossi e colleghi?

Ricostruiamo, però, i fatti. Lo scorso 12 novembre Bill Gates ha davvero fatto visito ai laboratori dell’ENEA, accompagnato da Federico Testa, commissario della stessa Agenzia. Secondo il comunicato stampa interno Gates sarebbe stato interessato a parlare di “ricerche di frontiera”. E-Cat World ci informa che nelle foto dell’evento si vede bene che tra i partecipanti all’incontro vi sono alcuni ricercatori attivi nel campo delle LENR come il Professor Vittorio Violante, docente all’Università di Tor Vergata.

L’articolo de Il Messaggero, usato come fonte dal blog americano, non fa per riferimento esplicito alla fusione fredda, quanto piuttosto al lavoro sui vaccini. Al contrario, la “cold fusion” è stata effettivamente chiamata in causa, senza per altro particolari approfondimenti, da un servizio del TG1.

Nulla di tutto ciò autorizza a parlare di un interesse conclamato di Gates per le LENR, allora. È però comprensibile che questo incontro riaccenda speranze. L’iniezione di fondi e credibilità che Gates potrebbe garantire alle ricerche attorno alle LENR sarebbero quasi decisive.

Post di Alfonso Navarra del 13 novembre 2019

Carlo Rubbia è lo scienziato italiano per antonomasia. Nel 1987 con “Il dilemma nucleare” (Sperling & Kupfer) prese posizione contro il nucleare da fissione (aperto pero’ alla speranza della fusione) e si era alla vigilia del referendum vinto, come è noto, dagli antinucleari.
Nel capitolo “Potere e responsabilità degli scienziati” leggiamo quanto segue:
Con le applicazioni tecnologiche delle conoscenze scientifiche, si e’ risvegliato anche il timore delle conseguenze nefaste che il potere dovuto alla conoscenza può portare per l’umanità intera. Per l’uomo probabilmente l’aspetto più preoccupante della Scienza e’ oggi rappresentato dalle applicazioni dell’energia nucleare, con il concetto di bomba e di reattore che si alternano più spesso con immagini confuse ma piene di paure. Dobbiamo proibire certi sviluppi, porre dei limiti alle conoscenze umane? Io penso che lo scienziato, in quanto tale, deve rimanere indipendente e libero di ricercare e di comprendere il mondo che lo circonda. Tuttavia lo scienziato, nel momento stesso in cui le rende note, perde il controllo sulla utilizzazione pratica delle sue scoperte. Sta quindi alla comunità tutta intera creare delle strutture e dei meccanismi protettivi nuovi e più efficaci in modo da assicurare che gli sviluppi cosi’ necessari della Scienza non siano deviati verso il male, trasformati in strumenti di disastro da una schiera di tecnocrati e di apprendisti stregoni. Con l’aumento delle conoscenze e con lo straordinario potere che ne deriva, le applicazioni della Scienza, al livello della Tecnologia, devono essere sottoposte a un controllo molto più severo di quanto non sia avvenuto finora”.
Il dibattito su certi sviluppi tecnologici, insomma, anche a parere del nostro premio Nobel e senatore a vita, deve sempre tenere presente che una cosa e’ la ricerca scientifica di base, altra cosa sono le applicazioni tecnologiche, specialmente le applicazioni tecnologiche di massa con fini militari e commerciali. E io aggiungerei che anche sugli indirizzi della ricerca, quando si tratta di investire una montagna di soldi, la comunità ha da mettere becco. L’uso dell’energia solare e di tante rinnovabili non manca forse di una miriade di problemi da risolvere? E’ giusto che l’ENEA non investa un centesimo del budget istituzionale in questo senso?

Carlo Rubbia “Il dilemma nucleare” (Sperling & Kupfer, 1987), pag. 18:
Riguardo all’energia nucleare che esemplifica meglio di ogni altra la problematica corrente nelle grandi opzioni tecnologiche, ritengo che i rischi siano superiori ai vantaggi, il disastro conseguente a un incidente maggiore non e’ compensato dai vantaggi offerti dall’energia da fissione. Gia’ oggi il nucleare e’ solo marginalmente più economico delle altre fonti energetiche. Domani, aumentando le misure di sicurezza, sarà ancor meno vantaggioso o non lo sarà affatto, rispetto al petrolio, al gas e al carbone. Perciò se dovessi votare, io voterei decisamente contro il rischio del nucleare”.
pagg. 20-21
E’ certo che i prodotti alla base della combustione non possono essere trattenuti, in particolare l’anidride carbonica. Essa da sola e’ ancora motivo di grande preoccupazione, per il cosiddetto effetto serra, che consiste in un graduale, inesorabile aumento della temperatura del nostro Globo, con l’aumento del livello del mare e cambiamenti importanti del clima. Predetto da molti, contestato da altri, esso e’ certamente un rischio che non va preso alla leggera. E quindi anche di fronte a tali problemi la mia reazione, come nel caso del nucleare, sarebbe che, se dovessi votare, io voterei decisamente contro il rischio del carbone e del petrolio”.

Molto per punti, ecco allora i motivi per contestare la fusione nucleare “calda”.

  • Abbiamo urgenza di soluzioni per l’emergenza climatica e quindi puntare su rimedi che forse saranno adottabili tra 20 anni non e’ una strategia ragionevole per spegnere l’incendio di una casa (il pianeta Terra) che brucia
  • questa ricerca assorbe decine di miliardi che potrebbero essere meglio indirizzate a superare i problemi che le FER presentano (inutile nascondercelo). Ma i problemi delle rinnovabili sono più terra terra e a portata di soluzione quasi certa
  • cosa succederebbe se qualcosa andasse storto nel confinamento magnetico del plasma a 100-150 milioni di gradi? si rischia di danneggiare impianti costati una paccata di miliardi, il che e’ sicuramente meglio di Chernobyl e Fukushima, ma certo e’ sempre roba che può suscitare rabbia in Pantalone che paga
  • cosi vale per le scorie radioattive: la durata di 1.000 anni e’ sempre notevole, anche se non abbiamo il plutonio pericoloso per 200.000 anni della fissione
  • il modello energetico risulterebbe ancora centralizzato ed in mano agli oligopoli del complesso militare-energetico: non esiste il reattorino di quartiere…
  • per quanto riguarda la ricerca scientifica, dovremmo mettere in chiaro che certi limiti andrebbero rispettati e che per il momento inseguire sogni di infinita potenza e di immortalità, ignorando ogni rispetto per i pur dinamici equilibri naturali, e’ una ricerca del paradiso subito che porta inesorabilmente all’inferno del superumano, transumano e postumano. Ho già citato l’esperienza raccontata in questo senso da “This is not a drill”. L’élite dei super ricchi dall’ego assoluto da’ mandato per ricerche che integrino con le macchine la mente dei privilegiati ed in caso di evento catastrofico si pone il problema di come mantenere il controllo su sorveglianti di bunker sotterranei e servitori (es. anelli disciplinari intorno al collo). O di chi verra’ imbarcato sulle arche-astronavi che troveranno rifugio su altri pianeti. Sembrano discorsi da pazzi ma i lupi di wall street sono tecnicamente pazzi…
    Mi pare sia più che sufficiente, se si tiene infine presente che una cosa è la ricerca scientifica che vuole conoscere la natura, altra cosa è la costruzione tecnologica che punta a manipolarla. E’ alla prima che deve essere garantita la libertà dai condizionamenti del potere. Mentre sulla seconda va esercitato l’indirizzo sociale democratico.

Post di Alfonso Navarra del 15 novembre 2019

In “This is not a drill, an Exitnction Rebellion Handbook”, pubblicato dalla PENGUIN nel 2019, c’è il capitolo 8, “Survival of the richest”, scritto da Douglas Rushkoff.
Il professore racconta di essere stato ingaggiato per uno scambio di idee sul “futuro della tecnologia” da cinque grandi gestori di hedge fund della City, pagato per un’ora quasi lo stipendio di un intero anno di università.
Nel corso del colloquio rivela di avere capito quale era il loro vero interesse a consultarlo: non ad avere elementi per scegliere se investire o meno nelle blockchain, nel 3D printing, nella CRISPR. Il loro interesse era il piano B per il loro business as usual: come sopravvivere all’“evento”. E per loro “evento” sta eufemisticamente per il collasso ecologico o la guerra nucleare.
Avevano delle domande precise: come proteggere dalle rivolte popolari i rifugi fortificati in cui si sarebbero rifugiati? Come rendere controllabili le guardie armate in situazioni in cui il denaro perde valore? Collari disciplinari avrebbero funzionato? Si sarebbero potuti controllare i loro pensieri? Avrebbero potuto sostituire gli uomini con dei robot e la tecnologia sarebbe stata sviluppata in tempo?
Questa problematica dei cinque superbroker prende lo spunto da Elon Musk che punta a colonizzare Marte, da Peter Thiel che lavora per invertire il processo di invecchiamento e trasformarlo in processo di ringiovanimento, da Sam Altman o Ray Kurzweil che vogliono trasferire le loro menti in supercomputers: tutti questi miliardari si stanno preparando ad un futuro tecnologico digitalizzato in cui cercano di trasformare il mondo in un posto in cui essi possano trascendere la condizione umana isolandosi dai pericoli che può correre la gente comune.
Scrive Rushkoff: “Per essi, il futuro della tecnologia significa realmente solo una cosa: scamparla restando dei potenti privilegiati (escape)”.
Il nostro osserva: “Non c’e’ nulla di sbagliato ad apprezzare i benefici che la tecnologia potrebbe apportare alla società. Ma l’utopia postumana dei super ricchi e’ una cosa molto diversa. E’ una visione della migrazione umana verso uno stato di esistenza in cui si trascende tutto ciò che e’ umano (…) L’uomo viene ridotto a nient’altro che l’oggetto di un processo di informazione e viene trattato di conseguenza”.
Qui commento io: questa visione riduzionista e’ l’espressione della loro ideologia di ego assoluti separati dal sentirsi parte di una comunità, da uno spirito di smisurata avidità ed ambizione di potenza.
Il problema è che la gente comune ci casca perché cade nell’inganno di considerare la potenza tecnologica non come finalizzata essenzialmente al privilegio e al controllo di pochi, ma come propria potenza, accontentandosi di briciole presentate e vissute come promesse di pasti pantagruelici.
Più siamo irretiti nel miraggio - e non nella realtà - della potenza tecnologica, più siamo portati ad aderire ad una visione del mondo che - scrive Rushkoff - “vede gli esseri umani come problemi e la tecnologia come soluzione”. L’ultimo approdo di questa follia e’ quello di spingere a pensare la macchina, guidata dall’intelligenza artificiale, come nostro successore evolutivo. Saranno essi - i “perfetti” - eventualmente a guidare e a prendersi cura degli esseri umani “imperfetti” , ed inevitabilmente si tratterà di una popolazione ridotta, perché il pianeta non può sopportare una massa di animali tanto voraci quanto intellettualmente ed emotivamente incapaci. Una popolazione ridotta magari di uomini-macchina, uomini che sono stati capaci di integrare in se’ la potenza delle macchine, la loro virtuale immortalità. Uomini non più uomini, ma superuomini (ed insieme supermacchine).
Morale della favola: prima di aderire ai sogni di potenza di una energia infinita che ci porterà sulle stelle, nuovi Dei che sono riusciti ad emancipare la mente dai corpi, torniamo sulla Terra, torniamo con i piedi per Terra, torniamo ad amare la Madre Terra e a considerarci parte integrante del suo ecosistema, rispettandone l’equilibrio, animali più coscienti tra gli altri animali fratelli.
Concludiamo quindi con Rushkoff: l’autentica condizione umana non riguarda la sopravvivenza individuale o la fuga prepotente da privilegiati. Essere uomini e’ un gioco di squadra. Quale che sia il futuro che all’umanità sarà concesso, sarà un futuro condiviso, un futuro che dovremo perseguire e vivere insieme.

Quindi una prima postilla.

Essere per la neutralità carbonica entro il 2025 a livello mondiale, obiettivo centrale di XR, implica che non dobbiamo più emettere 37 miliardi annui di tonnellate di CO2, ma arrivare a tagliare praticamente oggi stesso - 5 anni sono nulla! - 31 miliardi annui di CO2 (e compensarne 6 miliardi con riforestazione e tecnologie CCS -Carbon Capture and Storage - secondo gli accordi di Parigi del 2015).
Se non raggiungiamo questo risultato, che richiede una mobilitazione civile analoga a quella militare per una guerra totale (la Prima o la Seconda!), l’ecosistema ecologico globale subisce uno stress catastrofico e la civilizzazione umana di conseguenza collassa. Torniamo, se va bene, all’arco e alle frecce, perché potremmo, se va meno bene, addirittura scomparire come specie. Una possibile estinzione cui, appunto, ci ribelliamo.
Si tratta di una emergenza ultimativa in senso proprio e forte. E la nostra prima richiesta e meta e’ che i governi dicano la verità su questa emergenza climatica ed ecologica riconoscendola in via ufficiale.
Da questa “richiesta” nasce logicamente il secondo obiettivo: agire subito. Entro il 2025, appunto. E questo comporta concentrare gli sforzi su soluzioni sicuramente emergenziali. Facciamo un esempio. Quando c’e’ un attacco cardiaco bisogna usare il defribillatore sul malcapitato che ne è colpito perché se non supera la crisi e l’organismo muore anche le altre malattie, che so un cancro che si starebbe sviluppando nel suo colon, non possono essere curate. Un morto non può essere curato!
Nell’attuale congiuntura storica che stiamo vivendo a differenza della metafora sull’attacco cardiaco - le soluzioni emergenziali però coincidono con quelle strategiche.
La cura immediata e strategica in campo energetico sono le FER, le energie rinnovabili. Ed allo stesso tempo bisogna avviare, con percorsi immediati concretissimi, altre rivoluzioni nell’organizzazione industriale, nei trasporti, in agricoltura, nella pianificazione urbanistica e nel rinverdimento/riforestazione globale, nelle infrastrutture e nei consumi.
Le FER sono una rivoluzione in atto, insieme a breve, medio e lungo termine. Ed esigono ricerca scientifica e tecnologia, quella che permetterà anche a chi ama fantasticare in modo scientista e non scientifico a soffermarsi sugli equivalenti odierni della pietra filosofale.
E’ proprio lo scienziato Rubbia che mette in guardia dalle pretese dei tecnocrati. Lo tiro sempre in ballo non perché sono un suo fan ma per il suo valore esemplare. Ma anche lui talvolta predica bene e razzola male, subisce il fascino di approcci che confondono la scienza con la tecnologia applicata, ed applicata male.
Arrivare all’equazione che unifica le quattro forze fondamentali della Natura è scienza. La fusione realizzata con reattori sperimentali e’ una tecnologia pericolosa e distraente, ritagliata oggi sul sogno titanico e poco razionale di poter disporre subito di una energia infinita senza pagare pegno alle leggi della termodinamica. Ed è il tipo di sogni di chi ha ego ipertrofici da rigenerare, secondo l’esperienza che ce ne da’ il citato Rushkoff nel manuale di XR.
Rubbia all’inizio del suo libro dell’87 ricordava che “i quattro quinti degli scienziati di tutto il mondo lavorano direttamente o indirettamente in ricerche applicative orientate verso l’industria bellica” (pag. 12). Oggi la percentuale si e’ ridotta perché è finita la guerra fredda, ma gli “scienziati con l’elmetto” sono sempre troppi e dovrebbero destare scandalo anche tra i loro colleghi.
E sempre il nostro Nobel mette sull’avviso: spesso ci si trova “a confrontarsi con la logica per cui si hanno finalità di ordine militare come obiettivo primario e successivamente, a rimorchio, lo sfruttamento a fini pacifici delle conoscenze e delle tecnologie”.
Quando ci si riferisce alla scienza come organizzazione sociale e non alla Scienza come idea astratta non si può fare a meno di fare i conti con questo tipo di realtà e problematiche.
Perchè il rifiuto degli apparati scientifici della potenza, il rifiuto dello scientismo tecnocratico è proprio l’opposto dello spirito antiscientifico. Al contrario è uno spirito autenticamente scientifico, è lo spirito della razionalità critica, della sperimentazione, di chi sa che ogni sapere è parziale e limitato, è una verità relativa, una ipotesi che si sottopone a verifica procedendo per prove ed errori, sulla base di probabilità e non di certezze assolute, stando bene attenti a non creare “precauzionalmente” situazioni da roulette russa, situazioni da cui non si può tornare indietro se le cose vanno storte …
La scienza vera non da’ certezze ma al contrario semina dubbi, non propone soluzioni definitive ma linee di ricerca, laddove ci sono le evidenze del senso comune apre discussioni e avanza dilemmi… E’ questo spirito che ci ha portato a capire che spazio e tempo sono relativi e formano un continuum. Ma un continuum di che cosa? ecco il nuovo dilemma! E’ questo spirito che ci ha portato alle grandi scoperte e invenzioni. Ed e’ anche usando E=mC2 che potremo tentare di rimettere a posto quanto abbiamo messo fuori posto per gli usi sbagliati ed esagerati di certe invenzioni…

Una ulteriore postilla.

Tra le Scienze (plurale), le discipline scientifiche, vanno annoverate anche le scienze sociali, la sociologia, ed in essa la branca speciale che si chiama sociologia della scienza.
Le scienze sociali comprendono le ricerche sulla pace, quelle che hanno portato in XR ad adottare l’algoritmo del 3,5% della popolazione da mobilitare.
La scienza come attività umana organizzata non è esclusa ed escludibile da una indagine di tipo scientifico.
Uno degli oggetti più interessanti di studio è il rapporto tra le ricerche di base conoscitive e le applicazioni tecnologiche.
Avere dei dubbi su certe applicazioni tecnologiche non è quindi essere “antiscientifici”, come del resto non lo è - antiscientifico - Rubbia quando si pronuncia contro la diffusione commerciale dell’energia nucleare da fissione, sostenendo che i rischi sono molto maggiori dei benefici.
Come non è antiscientifico rilevare che nelle FER come tecnologie applicative ci sono aspetti che contrastano con la sostenibilità. Ed è appunto la scienza, intesa come organizzazione sociale delle ricerche applicative, e la società razionale, quella fondata sui principi democratici, a dovere trovare ipotesi di soluzioni che risolvano i problemi delle FER.
Tra gli scienziati, i famosi e i meno famosi, gli affermati ed i meno affermati, quelli che dirigono i grandi laboratori e gli operai di certe catene di montaggio della ricerca, esistono varie concezioni su cosa è scienza e cosa è tecnologia, e non è buona prassi - tra loro - che ci si accusi l’un altro di essere “antiscientifici” (anche se questo succede, bisogna dirlo).
Del sistema scienza, come organizzazione e pratiche sociali, fa parte anche la comunicazione alla società dei problemi, dei metodi, dei risultati della ricerca scientifica e degli sviluppi tecnologici.
Per dirla molto in breve, il divulgatore scientifico è in questo senso un pilastro del “sistema scienza” così come concretamente si configura ed agisce nella società contemporanea. E personalmente appartengo alla categoria, scrivendo libri con scienziati che lavorano nel campo della fisica nucleare.
Sul tema del nucleare sono - almeno fino a una settimana fa, devo controllare - l’ultimo che, con Luigi Mosca, già direttore del laboratorio sotterraneo di Modane in Francia, e Mario Agostinelli, già addetto al reattore nucleare sperimentale del centro di Ispra, ha pubblicato un libro stampato in Italia. In tutto il 2019 non sono usciti libri in materia. Assicuro che Mosca e Agostinelli, scienziati di una certa fama con cui collaboro strettamente, la pensano esattamente come me in materia di fissione e di fusione nucleare.
Il campo di ricerca di Luigi Mosca sono le interazioni forti, il proton decay, la Dark Matter e la fisica del neutrino. E sto parlando di chi dirigeva in Francia l’equivalente del Gran Sasso in Italia!
Un punto comunque da chiarire è se su certe macchine sociali con la loro infrastruttura tecnologica debbano poter mettere becco solo gli “scienziati” o non sia invece affare dell’intera società occuparsene e decidere.
Perché tutti i problemi sociali importanti - es. il modello energetico - sono problemi complessi, problemi che non possono essere affrontati da specialisti di singole discipline, ma nemmeno dal coordinamento di tutti gli specialisti possibili. Sono problemi che implicano le scelte di vita e di valori delle persone le quali di solito su queste cose decidono da se’, non si fanno dire come devono o non devono vivere da un camice bianco di questa o quella branca. Anche se è giusto che considerino quanto dicono, su basi scientifiche, i camici bianchi di tutte le branche.
Non per nulla XR parla di assegnare questo tipo di decisioni alle “assemblee dei cittadini” e non alle “assemblee degli scienziati”…