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19 dicembre. Ottavo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina presentato da Crosetto al COPASIR.  Si era in attesa della reiterazione successiva del decreto Draghi già rinnovato dal governo Meloni. Il ministro Crosetto aveva dichiarato: "Non c'è fretta"... E invece, dietro pressioni USA, la fretta c'è stata. Il "decreto legge ombrello" rispetto ai DPCM attuativi è stato approvato in consiglio dei ministri lo stesso giorno in cui Crosetto riferiva al COPASIR... Ora le aule parlamentari devono confermarlo con il loro voto entro febbraio 2024 .

I "digiunatori della coerenza pacifista" si sono uniti al presidio di protesta (e proposta) convocato insieme alle attiviste e agli attivisti romani al Pantheon, il 19 dicembre, dalle ore 17:30.

Inviata una lettera ai parlamentari in cui si propone il taglio di 1/3 delle spese militari  incostituzionali (da 30 a 20 miliardi circa), proiettate verso il 2% del PIL, standard NATO da raggiungere, nel 2028, per "attrezzare le forze armate a combattere una guerra ad alta intensità".

Questa iniziativa, con l'adesione politica di Michele Santoro, non concretizzata però in presenza organizzativa, è stata spiegata in una nostra conferenza stampa, il 20 dicembre, con inizio alle ore 11:00, in via dei Fori imperiali, angolo S. Pietro in carcere.

1 - E' confermato che Crosetto si presenta al COPASIR con il pacchetto di aiuti (l'ottavo)

2- E' stato invece inatteso che il governo Meloni abbia lo stesso giorno riproposto il "decreto legge ombrello", già Draghi poi confermato da Meloni all'inizio del 2023 per tutto l'anno

3- L'appello dei pacifisti romani pubblicato su CONTROPIANO (sue criticità nella condanna del "genocidio israeliano a Gaza" e nella proposta di "uscire subito dalla NATO"). Ma noi riteniamo che diversi approcci e diverse prospettive debbano convergere in una mobilitazione comune sul punto specifico.

4- La lettera dei Disarmisti esigenti ai parlamentari impegnati nell'approvazione della legge di Bilancio per il 2014

5- Il documento dei Disarmisti esigenti che dimostra l'incostituzionalità delle spese militari orientate al 2 per cento NATO del PIL "onde attrezzare le forze armate a combattere guerre ad alta intensità".

6- Chi sono i "digiunatori per coerenza pacifista", in campo sin dal 5 novembre 2022, che si sono ritrovati nella conferenza stampa, convocata il  20 dicembre, alle ore 11:00, in via dei Fori imperiali, angolo San Pietro in carcere.

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1 - E' confermato che Crosetto si presenta al COPASIR il 19 dicembre con il pacchetto di aiuti militari all'Ucraina

Sulla stampa la notizia continua ad essere data per certa e  nel Calendario ufficiale del Senato l'audizione del Ministro della difesa è riportata alle ore 15:30.

Cliccando su Archivio delle notizie | Senato della Repubblica troviamo testualmente:

Audizioni in Copasir

Martedì 19 dicembre alle 15.30, il Copasir ha in programma l'audizione del Ministro della difesa, Guido Crosetto. Mercoledì 20 dicembre alle 14, sarà la volta del Direttore Public Affairs dell'Eni, Lapo Pistelli.

Come sempre, sulla base del decreto legge originario, quello di Draghi reiterato dalla Meloni, la quantità, la qualità (e i costi) delle armi da inviare restano secretate.

La redazione di TAG24 fa notare che solo un mese fa Crosetto parlava della necessità di trovare altre vie rispetto a quella dello scontro militare.

"Occorre prendere atto che oggi il costo militare per riportare l’Ucraina a prima della guerra non è sopportabile dalla stessa Ucraina. Occorre trovare altre vie ed è in atto uno sforzo importante della comunità internazionale per una soluzione politica. Io sono fiducioso".

(Si vada su: https://www.tag24.it/900589-ucraina-crosetto-armi/)

Un altro articolo su cui è utile soffermarsi: quello di Francesco Verderami, apparso a pagina 6 sul Corriere della Sera del 16 dicembre 2023, titolo: "La legge per le armi all'Ucraina in scadenza a fine anno. Le incognite nella maggioranza".

L'articolo parte con la presa d'atto che il governo non ha ancora deciso se prorogare la legge Draghi che scade il 31 dicembre.

"(Di fronte alla decadenza della legge - ndr) Crosetto non ha ancora sciolto la riserva. (...) Il punto è che per assistere l'Ucraina con un altro pacchetto, scaduti gli effetti giuridici dell'attuale provvedimento, il governo dovrebbe appoggiarsi a un'altra legge: la 185 (del 1990 - ndr) che stabilisce i criteri di cessione di armi all'estero. Mentre le norme in vigore autorizzano il passaggio di armamenti "da Stato a Stato", la 185 consente anche la vendita da parte di privati. E non prevederebbe il controllo parlamentare. Di più. Oggi la decisione di fornire materiale bellico a Kiev è regolata da un decreto interministeriale (DPCM - atto amministrativo - ndr) firmato dai titolari della Difesa, degli Esteri e dell'Economia, espressioni delle tre maggiori forze del centrodestra: FdI, Forza Italia e Lega. Con la 185, basterebbe invece il solo benestare di Crosetto. Messa così, la questione potrebbe assumere rilevanza politica e porrebbe in risalto le differenti posizioni della maggioranza sul conflitto. (...) Sia chiaro, nella delicata fase di crisi internazionale Meloni non pensa minimamente di arretrare né sulla linea decisa con i partner dell'Occidente né sulla difesa dell'Ucraina. (...) Ma se così stanno le cose, non si capisce questo surplace. E' vero, la sessione di Bilancio impegnerà il Parlamento fino all'ultima settimana dell'anno. (...) Resta però un interrogativo: se è vero - come riferiscono fonti di maggioranza - che per prorogare la legge Draghi si starebbe pensando di inserirla nel decreto Milleproroghe, perché non annunciarlo?"

(Nota bene: FdI sarebbe solleticato dal passare dalla normativa Draghi alla 185 del 9 luglio 1990.  Questa modalità lascerebbe l'unica firma a Crosetto, eviterebbe il controllo parlamentare nelle autorizzazioni e aprirebbe anche ai privati. Ma anche la 185, di cui Padre Alex Zanotelli fu tra i promotori, ha i suoi vincoli. E' una normativa che vieta l'esportazione di armi in paesi in guerra, sotto embargo Onu o in cui non si hanno garanzie rispetto ai diritti umani. A occhio e croce, non sembra sia questo il caso dell'Ucraina... Per il testo della 185/1990 si vada su: https://presidenza.governo.it/ucpma/doc/legge185_90.pdf )

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2 - L' inattesa riproposizione, da parte governo Meloni, lo stesso giorno, del "decreto legge ombrello", da fare valere per tutto il 2024; normativa "ombrello" già Draghi poi confermata da Meloni all'inizio del 2023 per tutto l'anno, fino alla nuova mossa del consiglio dei ministri del 19 dicembre 

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3 - L'appello dei pacifisti romani per il 19 dicembre pubblicato sul sito "CONTROPIANO" (con nostre note critiche)

No all’invio di armi all’Ucraina. Fermare la guerra, imporre la pace

Il Parlamento entro il 31 dicembre deve approvare o meno il rinnovo del decreto che autorizza l’invio di armi italiane nella guerra in Ucraina.

Da tempo la maggioranza del Paese chiede che l’Italia metta fine al suo coinvolgimento politico e militare in una guerra diventata una carneficina, alimentata e combattuta più per gli interessi di Usa e Nato che per quelli delle popolazioni ucraine e russe.

(Nota: si tratta, a nostro avviso, di uno scontro di due logiche imperiali, perché da parte del regime di Putin si sogna la restaurazione dell'impero russo).

La guerra deve cessare e passare la mano ai negoziati, raggiungendo tutti i compromessi oggi possibili per mettere fine ad una pericolosa escalation.

Continuare ad alimentare il conflitto e inviare armi è esattamente il contrario di quello che andrebbe fatto.

Il governo Meloni, in continuità con il governo di Draghi, ha invece sostenuto una linea guerrafondaia e di obbedienza servile alla Nato, rifiutando ogni ipotesi di negoziato e di cessate il fuoco.

(Nota: bisognerebbe mettere in evidenza che appoggiare guerre, anche se in posizione formale di retrovia, è contrario al ripudio costituzionale dei conflitti armati per risolvere le controversie internazionali)

Con la stessa linea il governo italiano sta sostenendo il genocidio dei palestinesi a Gaza, supportando Israele e respingendo le proposte di cessate il fuoco richieste dalla maggioranza dei paesi rappresentati nelle Nazioni Unite.

(Nota: le parole vanno pesate e un massacro di civili, per quanto sanguinoso e orribile, non va assimilato a un "genocidio". Il governo Netanyahu sta commettendo, secondo il diritto internazionale, ci sembra con lampante evidenza sotto gli occhi del mondo, crimini di guerra e contro l'umanità. L'ONU parla, giustamente, di inaccettabile "punizione collettiva" del popolo palestinese con massacri che rasentano la pulizia etnica. La condanna del governo Netanyahu va però sempre accompagnata da quella del blitz di Hamas, il 7 ottobre. Anche qui è bene fare riferimento al buon senso popolare. L'opinione pubblica italiana non condivide assolutamente la reazione "esagerata" di Israele e solidarizza con i civili martirizzati a Gaza. Nemmeno però si identifica tout court con la "causa palestinese". Non sta nello schema "imperialismo vs popoli oppressi" che vedrebbe il massimo campione della libertà/liberazione nel popolo palestinese, a prescindere da chi lo guida. Apprezza invece un dialogo, attualmente inesistente, sulla base dei "due popoli, due Stati". Insomma rifugge dai fondamentalismi ideologici e religiosi che si stanno scontrando e desidera che la faida etnica cessi e la situazione evolva verso un accordo di pace).

Noi chiediamo che il Parlamento voti contro il rinnovo dell’invio di armi all’Ucraina e, al contrario di quanto fatto fino a oggi, impegni il governo sulla richiesta di cessate il fuoco sia in Ucraina che in Palestina.

Ma chiediamo anche che, finalmente, in questo paese si metta fine all’obbedienza servile verso la Nato e si rimetta in discussione un’adesione che rischia di trascinare l’Italia in tutte le guerre che si profilano all’orizzonte.

(La nostra linea su questo punto coincide con "il partito della pace" cui pensa Michele Santoro: non è all'ordine del giorno, come è opinione della maggioranza del popolo italiano, l'uscita dalla NATO ma l'obbedienza servile ai diktat americani in essa. Per questo contestiamo un bilancio della difesa che si muove nella gabbia del 2 per cento del PIL - vedi lettera ai parlamentari - e avanziamo proposte di autonomia ispirate ai valori della nostra Costituzione nella conferenza stampa che abbiamo indetto il 20 dicembre).

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4 - La lettera dei Disarmisti esigenti ai parlamentari impegnati nell'approvazione della legge di Bilancio per il 2014 (presentata in una conferenza stampa il 20 dicembre)

da parte di Alfonso Navarra, coordinatore dei Disarmisti esigenti (cell. 340-0736871); e del gruppo di lavoro comprendente Ennio Cabiddu e Cosimo Forleo (www.disarmistiesigenti.org

La lettera è stata presentata in una conferenza stampa, convocata il 20 dicembre in via dei Fori imperiali, angolo San Pietro in carcere, alle ore 11:00. Alla conferenza stampa sono intervenute anche la femminista Antonella Nappi e la rappresentante di WILPF Italia, Enrica Lomazzi.

La registrazione di Radio radicale si trova al seguente link: 

https://www.radioradicale.it/scheda/716434/conferenza-stampa-per-presentare-la-proposta-di-taglio-del-bilancio-della-difesa-10

Marilena Correggia, collaboratrice de Il MANIFESTO, ha scritto un pezzo per PEACELINK che si trova al seguente link: 

No all'invio di armi (peacelink.it)

OGGETTO: CONVERTIRE LE SPESE MILITARI E GLI AIUTI DI GUERRA IN INVESTIMENTI SOCIALMENTE ED ECOLOGICAMENTE UTILI (in allegato testo più esteso della lettera più piccolo documento di accompagnamento)

Onorevole Senatrice/Senatore della Commissione Bilancio, impegnata/o nella discussione della Legge di Bilancio per il 2024

Riteniamo che ci siano serie motivazioni per rifiutare e comunque non rispettare l’obiettivo del 2% del PIL per le spese militari stabilito come standard NATO.

La premessa è che possiamo anche non considerarlo un impegno vincolante, diversamente da come comunemente si crede.

Va considerato – e lo si può fare legittimamente - che la decisione di un paese di rispettare o meno l’obiettivo del 2% del PIL in spese militari deve dipendere dall'esame di una serie di fattori, tra cui la sua situazione economica, le sue priorità politiche e la sua posizione geopolitica.

I Disarmisti esigenti, membri ICAN, rete internazionale insignita nel 2017 del premio Nobel per la pace, ed i loro collaboratori politici, per quanto riguarda le spese militari italiane, propongono una stretta attinenza ai valori e agli obiettivi costituzionali di “ripudio della guerra”, che rimandano non ad un modello offensivo e nuclearizzato, meno che mai all’”attrezzarsi per combattere guerre ad alta intensità”, come pretenderebbe di comandarci, in sostanza, l’ultimo vertice NATO, bensì ad un orientamento difensivo, con primi passi verso il disarmo, e in transizione verso una componente importante di difesa popolare nonviolenta.

Sulla base di tale orientamento strategico e valoriale di "ripudio della guerra", che oltretutto gli istituti di sondaggio danno per maggioritario nel popolo italiano, già nel 2024 potremmo operare il taglio di 1/3 della spesa passando dagli oltre 30 (più o meno) previsti dalla legge di Bilancio per il 2024 ai circa 20 miliardi di spesa annua.  

In questa linea risulta più che ovvio opporsi agli aiuti militari ai Paesi in guerra, l’Ucraina per prima, adesso anche Israele. 

L’Italia ha fornito un aiuto all’Ucraina che, assommante a un miliardo di euro secondo una recente intervista del ministro degli Esteri Taiani, deve comunque cessare nella sua forma militare.

Riteniamo che siate in grado, molto meglio di quanto possiamo fare noi, con la vostra competenza e con le strutture tecniche di supporto di cui disponete, di tradurre benissimo in emendamenti puntuali e accoglibili, le (SOTTOELENCATE) 10 PROPOSTE DEI DISARMISTI ESIGENTI e dei loro partners politici: 

1- Taglio dei fondi per la condivisione nucleare NATO.

2- Taglio del “Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale” e dei programmi militari del MIMIT. 

3- Drastica riduzione delle missioni militari (circa 1.500 milioni di euro di spesa) e conversione di gran parte dei loro fondi al Servizio Civile Universale (comunque da riformare), con particolare attenzione ai Corpi Civili di Pace.

4- Una legge nazionale per convertire al civile le produzioni militari. Un caso urgente è la riconversione della RWM.

5- Accoglienza dei giovani in fuga dalle guerre cui concedere asilo politico (campagna Object war, organizzata a livello internazionale da WAR RESISTERS' INTERNATIONAL & PARTNERS)

6- Cooperazione allo sviluppo da portare all’1% del PIL(quindi da triplicare come importo) e consistente contributo al fondo previsto dalle COP per il clima (con la logica della restituzione del debito ecologico)

7- rifinanziare Donne Pace Sicurezza in attuazione della risoluzione Onu n. 1325 

8- una legge per l’opzione fiscale (come da campagna SEI PER LA PACE SEI PER MILLE, collegata all’obiezione alle spese militari per la difesa nonviolenta). In generale bisognerebbe trovare il modo di sostenere tutte le obiezioni al “sistema di guerra”, nel senso di venire incontro alle loro richieste di alternativa. Segnaliamo in proposito tutta la problematica della finanza etica e della obiezione bancaria.

9- Abbiamo a suo tempo promosso, durante l’imperversare della pandemia da Covid19, un appello on line dal titolo: NO ARSENALI SI OSPEDALI. Il titolo parla di per sé.

10- Investimenti nella pubblica istruzione, indirizzati alle strutture scolastiche, edifici, sicurezza, laboratori scientifici, non virtuali e digitali. L’obiettivo di potenziare l’educazione civica e alla pace va perseguito nel contrasto alle attività che permettono di pubblicizzare l'opzione militare nelle scuole.  

Ringraziando per l'attenzione restiamo in attesa di riscontri e comunque di Vostre risposte scritte che, se pervenute in tempo, leggeremo nella conferenza stampa del 20 dicembre

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5 - Il documento dei Disarmisti esigenti che dimostra l'incostituzionalità delle spese militari orientate al 2 per cento NATO del PIL "onde attrezzare le forze armate a combattere guerre ad alta intensità". La proposta è di ridurre di 1/3 il bilancio della difesa e gli investimenti e le attività per conflitti e armamenti.

OGGETTO: CONVERTIRE LE SPESE MILITARI E GLI AIUTI DI GUERRA IN
INVESTIMENTI SOCIALMENTE ED ECOLOGICAMENTE UTILI

Cara/o Parlamentare, impegnata/o nella legge di bilancio 2024
Riteniamo che ci siano serie motivazioni per rifiutare e comunque non rispettare
l’obiettivo del 2% del PIL per le spese militari stabilito come standard NATO.
La premessa è che possiamo anche non considerarlo un impegno vincolante, come
comunemente si crede.
Va considerato – e lo so può fare legittimamente - che la decisione di un paese di
rispettare o meno l’obiettivo del 2% del PIL in spese militari deve dipendere
dall'esame di una serie di fattori, tra cui la sua situazione economica, le sue priorità
politiche e la sua posizione geopolitica.
Detto ciò, veniamo ora ad un’elencazione di motivazioni che possano indurre a dire
NO in piena consapevolezza e responsabilità:
1 - Priorità di bilancio nazionale: Ogni paese ha le proprie priorità di bilancio e
potrebbe scegliere di investire in altre aree, come l’istruzione, la sanità o
l’infrastruttura, piuttosto che aumentare le spese militari. Cosa ci impedisce una
opzione a favore dei bisogni vitali delle persone?
2- Dibattito politico: L’aumento delle spese militari può essere un argomento
controverso a livello politico. Ad esempio, in Italia, una forza politica di peso con
passate responsabilità di governo ha preso le distanze dalla decisione di aumentare
subito le spese militari al 2% del PIL. Anche la proroga al 2028 può benissimo
essere rimessa in discussione.
3- Implicazioni internazionali: Alcuni paesi potrebbero essere preoccupati per le
implicazioni internazionali di un aumento delle spese militari. Ad esempio, un
aumento delle spese militari potrebbe essere visto come un gesto ostile da parte di
altri paesi o potrebbe indebolire i piani di un paese per avere una maggiore
rilevanza in ambito internazionale. Perché non dare basi più ad un comportamento
italiano, da far diventare abitudinario, all’insegna del motto: “Amici di tutti, nemici di
nessuno”?
4- Efficienza della spesa: Infine, non è cervellotico sostenere che l’efficienza della
spesa è più importante della quantità di spesa. In altre parole, è più importante
come i soldi vengono spesi piuttosto che quanto viene speso.
I Disarmisti esigenti, membri ICAN, rete internazionale insignita nel 2017 del premio
Nobel per la pace, ed i loro collaboratori politici, per quanto riguarda le spese
militari italiane, propongono una stretta attinenza ai valori e agli obiettivi
costituzionali di “ripudio della guerra”, che rimandano non ad un modello offensivo
e nuclearizzato, meno che mai all’”attrezzarsi per combattere guerre ad alta
intensità”, come ci comanda, in sostanza, l’ultimo vertice NATO, bensì ad un
orientamento difensivo, con primi passi verso il disarmo, e in transizione verso una
componente importante di difesa popolare nonviolenta.
Non può non destare allarme il fatto incontestabile che la NATO abbia adottato un
orientamento e preso delle misure per prepararsi a guerre ad alta intensità. Un
documento importante in questo senso è il "Nato Military Strategy” del 2017, in cui
si afferma chiaramente che l’Alleanza deve essere pronta a condurre guerre ad alta
intensità nell’area euro-atlantica contro potenziali avversari pari o quasi pari”.
(Si vada su: https://www.jwc.nato.int/articles/warfare-development-making-nato-
better-now-and-tomorrow)

Queste misure sono state esplicitamente riaffermate nell’ultimo vertice NATO di
Vilnius del 2023, nel documento noto come “Vilnius Summit Communiqué”, che
sottolinea “l’impegno della NATO a difendere ogni centimetro del territorio degli
Alleati in ogni momento, a proteggere un miliardo di cittadini e a salvaguardare la
libertà e la democrazia, in conformità con l’articolo 5 del Trattato di Washington”.
(Si vada su: https://www.nato.int/cps/en/natohq/official_texts_217320.htm)
Sulla base del nostro - di italiani - orientamento strategico e valoriale del ripudio costituzionale della guerra, che oltretutto gli istituti di sondaggio danno per maggioritario nel popolo italiano, già nel 2024 potremmo operare il taglio di 1/3 della spesa passando dagli oltre 30 (più o meno) previsti dalla legge di Bilancio ai 20 miliardi di euro di spesa annua.
In questa linea risulterebbe più che ovvio opporsi agli aiuti militari ai Paesi in
guerra, l’Ucraina per prima, adesso anche Israele.
L’Italia ha fornito un aiuto all’Ucraina che deve cessare nella sua forma militare. Il
ministro degli Esteri Taiani in una intervista ha parlato di un miliardo di euro.
Questa cifra dovrebbe essere messa insieme dalla somma di tutti i DPCM varati
negli ultimi due governi, Draghi e Meloni, a partire dal primo decreto Ucraina del 21
marzo 2022.
(Si vada, ad esempio, su https://www.trend-online.com/politica-attualita/armi-
ucraina-quanto-ha-speso-italia-fino-ad-ora/)
Riteniamo che voi parlamentari  siate in grado, molto meglio di quanto possiamo fare noi, con la vostra competenza e con le strutture tecniche di supporto di cui disponete, di poter benissimo tradurre in emendamenti puntuali e accoglibili, le (SOTTOELENCATE) 10 PROPOSTE DEI DISARMISTI ESIGENTI
1 – Taglio dei fondi per la condivisione nucleare NATO. Ci riferiamo alle “atomiche”
USA che è un segreto di Pulcinella siano ospitate nelle basi di Aviano e Ghedi e che
ora sono in via di ammodernamento come B61-12. Abbiamo sottoscritto una
denuncia per accertare la loro illegalità, presentata il 2 ottobre scorso alla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Roma, sulla base di uno studio alla Sezione
italiana di IALANA, associazione di giuristi contro le armi nucleari specializzati in
Diritto Internazionale. Dal punto di vista economico, il loro mantenimento
assommerebbe a circa 500 milioni di euro all’anno.
2- Taglio del “Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale
per esigenze di difesa nazionale” e dei programmi militari del MIMIT. Per il citato
Fondo, la disponibilità di risorse sarebbe di 7.515 milioni di € circa per il 2024; con
un aumento di oltre 1.400 milioni sempre su quest’anno, pari a +23%. Considerando le risorse stanziate anche dal Ministero delle imprese e del Made in Italy (MIMIT) che sostiene alcuni programmi di investimento selezionati (indicativamente, 1.775 milioni di €), la somma disponibile per il 2024 dovrebbe salire fino a 9,3 miliardi di €; con prospettive di crescita anche per gli anni a venire. Stiamo parlando, se andate a ben vedere, per lo più di acquisizioni di nuovi sistemi d’arma offensivi
3- Drastica riduzione delle missioni militari (circa 1.500 milioni di euro di spesa) e
conversione di gran parte dei loro fondi al Servizio Civile Universale (comunque da
riformare), con particolare attenzione ai Corpi Civili di Pace.
4- Una legge nazionale per convertire al civile le produzioni militari. Un caso urgente
è la riconversione della RWM.
5- Accoglienza dei giovani in fuga dalle guerre cui concedere asilo politico
(campagna Object war)

6- Cooperazione allo sviluppo da portare all’1% del PIL (quindi da triplicare come
importo) e consistente contributo al fondo previsto dalle COP per il clima (con la
logica della restituzione del debito ecologico)
7- rifinanziare Donne Pace Sicurezza in attuazione della risoluzione Onu n. 1325
8 – una legge per l’opzione fiscale (come da campagna SEI PER LA PACE SEI PER
MILLE, collegata all’obiezione alle spese militari per la difesa nonviolenta). In
generale bisognerebbe trovare il modo di sostenere tutte le obiezioni al “sistema di
guerra”, nel senso di venire incontro alle loro richieste di alternativa. Segnaliamo in
proposito tutta la problematica della finanza etica e della obiezione bancaria.
9- Abbiamo a suo tempo promosso, durante l’imperversare della pandemia da
Covid19, un appello on line dal titolo: NO ARSENALI SI OSPEDALI. 
(Si vada su: https://www.petizioni24.com/no_arsenali_si_ospedali)
Scrivevamo: “L'apparato militare-industriale-fossile-nucleare è la principale causa
delle minacce che incombono sull'umanità tutta: in primis il pericoloso intreccio tra minaccia nucleare e minaccia climatica in sinergia con la disuguaglianza economica e l'oppressione le cui vittime sono in crescita esponenziale a partire da donne, bambini e i soggetti fragili. E' necessario, allora, che le risorse pubbliche ad esso destinate comincino a essere dirottate verso un serio "Green New Deal", una conversione ecologica dell'economia, uno stop all'accumulazione illimitata e un focus sui bisogni umani e di salvaguardia dell'ambiente, realizzante la piena occupazione; un ecosviluppo che vede tra i suoi pilastri anche una sanità pubblica messa in grado di fronteggiare emergenze come quella terribile da coronavirus”…
10- Nella linea della valorizzazione dei beni comuni e pubblici, sottolineiamo infine
gli investimenti nella pubblica istruzione, indirizzati alle strutture scolastiche,
edifici, sicurezza, laboratori scientifici, non virtuali e digitali. L’obiettivo di
potenziare l’educazione civica e alla pace va perseguito nel contrasto alle attività
che permettono di pubblicizzare l'opzione militare nelle scuole.
Per concludere, ci permettiamo di richiamare l’attualità di quel “vecchio” appello del
2021, scritto durante una catastrofe sanitaria da cui riteniamo non si siano tratti i
giusti insegnamenti, in quanto siamo tornati a un “dopo-pandemia” con tutte le
fattezze del “prima” che ha contribuito a scatenarla.
“Noi, le promotrici e i promotori del presente appello, siamo tra quelli che vorremmo un  grande cambiamento in direzione positiva, in cui il
il malsviluppo dell';accumulazione per il profitto e per la potenza che ci ha
condotto alla catastrofe - sia consapevolmente abbandonato.
Questo dovrebbe incorporare i valori che, praticati durante la pandemia, ci
permetteranno di superare nel miglior modo possibile questo difficile momento:
dopo anni di chiusure nazionalistiche, di razzismi, di odi e conflitti armati, un senso
di solidarietà tra le persone e tra i popoli; dopo l'attacco a tutto ciò che è statale e le
privatizzazioni selvagge, una rivalutazione della sfera pubblica e degli interventi
programmati da parte dello Stato; e soprattutto un inizio di consapevolezza della
dipendenza e fragilità umana rispetto alle forze della Natura, che deve tradursi in
comportamenti individuali e collettivi sobri e prudenti, di rispetto per tutta la
comunità dei viventi.
Potremmo ora, edotti dalla drammatica esperienza che stiamo affrontando,
finalmente percepire che tutti gli esseri umani, articolati nei vari popoli, sono una
unica famiglia che appartiene alla Madre Terra e che, come consigliava Martin
Luther King: "Dobbiamo imparare a vivere tutti insieme come fratelli, altrimenti
periremo tutti insieme come idioti".

La petizione a suo tempo fu sostenuta da centinaia di firmatari, tra i quali
ricordiamo:
Primi firmatari/e: Alex Zanotelli  - Moni Ovadia -Luigi Mosca - Michele Carducci -
Vittorio Agnoletto - Guido Viale - Mimmo Lucano - Adelmo Cervi - Mario Agostinelli
Antonella Nappi - Sabina Santovetti - Tiziana Pesce - Ada Donno - Pola Natali
Cassola - Agnese Ginocchio - Daniela Padoan - Carolina Pozzo - Claudia Pinelli -
Isabella Horn - Francesca Cassarà
Cesidio Angelantoni - Moreno Biagioni - Maurizio Bucchi - Ennio Cabiddu -
Alessandro Capuzzo - Tiziano Cardosi - Tonino Drago - Cristian Facchetti -
Giuseppe Farinella - Cosimo Forleo - Renato Franchi - Francesco Lo Cascio -
Alessandro Marescotti - Pierangelo Monti - Renato Napoli - Giuseppe Natale - Enrico
Peyretti - Davide Ravaglia - Mimmo Rizzuti - Marino Severini - Oliviero Sorbini  -
 Luciano Zambelli
Coordinamento politico-organizzativo: Alfonso Navarra – Disarmisti Esigenti,

Buon lavoro e fateci sapere. Siamo comunque disponibili al dialogo.

In allegato un documento che esprime in modo più ampio, documentato e articolato le idee e le proposte che abbiamo sopra esposte
Per contatti: Alfonso Navarra – coordinatore dei Disarmisti esigenti cell. 340-0736871
Email coordinamentodisarmisti@gmail.com
Ennio Cabiddu – Cosimo Forleo

6 - Chi sono i "digiunatori per coerenza pacifista", in campo fin dalla manifestazione del 5 novembre 2022

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