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I rapporti da New York di Alfonso Navarra: l’era atomica sta per finire

DELEGATO DEI DISARMISTI ESIGENTI ALLA CONFERENZA ONU PER PROIBIRE LE ARMI NUCLEARI (dal 1 al 7 luglio 2017) – ACCREDITATO DA WILPF ITALIA

 

L’era atomica sta per finire!

 

PRIMO RAPPORTO – 1 luglio 2017

Sono arrivato con il volo Alitalia in ritardo a New York: non riesco quindi, con gli uffici chiusi, ad avere subito il badge della Conferenza ONU che varerà lo strumento giuridico per proibire le armi nucleari. Del resto, sono così stanco per il viaggio e per i giorni indaffaratissimi che lo hanno preceduto. . .

Dovrò rinviare a lunedì questa incombenza burocratica.

La sera mi incontro, nel piccolo ostello della gioventù dove alloggiamo, con Luigi Mosca e Giovanna Pagani, che come me sono delegati dei Disarmisti Esigenti a New York (Luigi con Armes Nucléaires Stop, Giovanna con la WILPF).

Il posto è economicissimo e centrale, nel Queens, a pian terreno vi si trova un grande salone dove si cucina e si mangia insieme, tavoli e sedie non mancano e c' è anche uno spazio per giochi tipo ping pong.

Loro sono giá arrivati, Giovanna qualche giorno prima di me Luigi da tempo ( l'incontro al Palazzo di Vetro è cominciato, nella sua seconda e conclusiva sessione, il 15 giugno): possono quindi informarmi sui retroscena di come si svolgono le cose e, usando una metafora culinaria, su cosa bolle in pentola.

La notizia centrale è che il terzo draft a cura della presidente della Conferenza Gomez sarà varato il prossimo lunedì e la discussione su di esso sarà per lo più monopolizzata dagli Stati in riunioni chiuse, senza la partecipazione della società civile.

Le riunioni aperte sono solo le plenarie previste per mercoledì 5 luglio e giovedì 6 luglio, mentre vanno avanti quattro gruppi di lavoro.

La maratona sugli emendamenti non è conclusa ed ha portato a notevoli miglioramenti rispetto alla bozza iniziale: pare che verrà inserita la condanna della minaccia dell' uso dell' arma nucleare, e non solo del mero uso di questi ordigni.

Questo punto agevola la gestione strategica positiva del testo che emergerà dalla Conferenza: il punto centrale è se da parte degli Stati non nucleari si vuole convincere gli Stati nucleari riconoscendo nel Trattato di Non Proliferazione una pietra angolare del diritto internazionale. Oppure se, come chiede la società civile, si vuole dare centralità effettiva al nuovo strumento, che ora per lo più viene chiamato Trattato (prima si preferiva Convenzione). Il TNP dovrà adeguarsi ad esso e la revisione prevista nel 2020 è bene che faccia chiarezza su questo punto. Da parte nostra ho avanzato la proposta che si vada lì, alla revisione del TNP, per imporre un cronogramma di adeguamento in tre tappe, cominciando per la prima, la deallertizzione subitanea delle testate, passando per la deterrenza sufficiente e concludendo con l' effettivo disarmo nucleare totale. Se USA, Russia e compagni faranno orecchie da mercante, come sembrano intenzionati, bisognerà prendere in considerazione la decisione politica di uscire in massa dal TNP di fatto cancellandolo.

L' appuntamento che puó essere usato per fare chiarezza in tal senso è la Conferenza di Alto Livello che le Nazioni Unite hanno programmato nel 2018 per favorire il progresso verso una Convenzione che sia un accordo globale tra Stati non nucleari e Stati nucleari sulla proibizione e la eliminazione degli ordigni atomici.

Luigi e Giovanna mi informano anche di un altro punto fermo del programma dei lavori: alle ore 10.00 del 6 luglio si presenta il documento definitivo del Trattato da adottare ed il seguito del dibattito praticamente sono le dichiarazioni di voto delle delegazioni degli Stati presenti.

Venerdi 7 luglio con ogni probabilità si vota per adottare il testo di Trattato presentato il 6 luglio: sarà comunque un passo avanti storico per il movimento disarmista, anche se, purtroppo, non renderà ancora disoccupati noi antinucleari che sollecitiamo l’Umanitá a salvarsi dal più grave pericolo che minaccia la sua esistenza.

In tutto questo dobbiamo rimarcare il ruolo attivo e vigile della società civile che, organizzata in ICAN, partecipa ai lavori: ogni mattina riunione di coordinamento alle 9.00 e quindi pancia a terra, con I delegati delle ONG, a intervenire e prendere posizione nelle commissioni e negli eventi collaterali, ad esempio quello che il 19 giugno il PNND (Parlamentari per il disarmo nucleare, con cui collabora il nostro senatore Roberto Cotti, che arriva domani) ha organizzato per discutere della Conferenza del 2018.

Mi scuso per la stringatezza del rapporto ma sto usando il PC del Q4 Hostel che ha una stranissima tastiera. Ho appena capito che battendo la Z ottengo la Y e viceversa. Molti caratteri italiani li vado a prendere con il copia e incolla. Potete immaginare la fatica e il tempo perso! Nella stanza a quattro letti dove alloggio, subendo l'aria condizionata insopportabile, è sparito l'adattatore per la presa elettrica americana (qui il voltaggio è diverso) che avevo comprato in Italia per adoperare il mio portatile...

In America comprerò, come ci invita a fare Trump, il prodotto americano ...

 

SECONDO RAPPPORTO – 4 luglio 2017

Ieri, 3 luglio è stato il gran giorno in cui Elayne Whyte Gómez, presidente della Conferenza ONU, alle ore 17.00, ha presentato il suo terzo draft di Trattato per proibire le armi nucleari ai rappresentanti di oltre 140 Stati presenti e agli attivisti della società civile. La room 1 del Palazzo di Vetro era piena sin dalle 16.00. La discussione tra gli Stati non nucleari ribelli è stata molto serrata per partorire il documento; evidentemente si sono fatte sentire fino all'ultimo le pressioni esterne dei Paesi nucleari.

Rispetto alla bozza n.1 vi sono evidenti miglioramenti, ma anche punti critici che permangono. Un esempio tra tutti: il diritto di recesso. Ecco perché tutti gli Stati “esigenti” nel disarmo, per esempio Cuba, fin dalla mattina mettevano mani (e piedi) avanti.

Ad una prima, rapida lettura, si nota che il testo di Trattato in discussione, pur partendo dalla formula che gli Stati contraenti si impegnano a... eccetera, fornisce una inequivocabile condanna generale dell'uso e della minaccia dell'uso delle armi nucleari, indica un sentiero di adesione per gli Stati nucleari che vogliano aderirvi, e comprende una responsabilità di assistenza e risarcimento verso le vittime dei test nucleari (molte di più di quanto l'opinione pubblica non si immagini).

La discussione sui dettagli proseguirà con estremo puntiglio, perché non si dispera di strappare ulteriori miglioramenti nel senso innovativo di erigere una struttura giuridica forte ed alternativa al quadro attuale, imperniato sul Trattato di Non Proliferazione (TNP).

L'ultima nostra occasione per intervenire, ci riferiamo alla società civile, è mercoledì (domani) alle 13.00.

I Disarmisti esigenti presenti alla Conferenza (Alfonso Navarra, Luigi Mosca e Giovanna Pagani) si inseriscono, adeguandosi, nel flusso del movimento “specialistico” a guida anglosassone, ma gettano anche i semi della creatività “italiana” e “latina”.

Abbiamo da sostenere e diffondere la nostra proposta che collega New York a COP 23 di Bonn, la minaccia atomica e la minaccia climatica da contrastare dal punto di vista del diritto dell'Umanità alla sopravvivenza nel rispetto della Madre Terra.

La giornata di ieri è stata per noi segnata da 4 incontri: 1) con la delegazione di pacifisti olandesi che propongono una campagna europea contro le armi nucleari installate sul nostro continente; 2) l'ambasciatore cubano Rodolfo Benitez Verson che ipotizza la creazione di un fronte unitario per superare il TNP; 3) I due parlamentari italiani presenti (Roberto Cotti e Massimo Artini), che poi si andranno ad incontrare con la rappresentanza diplomatica italiana all'ONU (qui l'iniziativa è stata presa dalla RID e da Senzatomica; 4) l'ambasciatore cileno che ha coordinato il side event delle 13.45 sul rischio nucleare; 5) il segretario del NPPD francese (Parlamentari per la non proliferazione) Jean Marie Collin, che era venuto al seminario giuridico che avevano organizzato nel novembre 2015 a Villar Focchiardo in Val di Susa.

Oggi è il 4 luglio, la festa dell'Indipendenza per gli Stati Uniti d'America: il complesso del Palazzo di Vetro è chiuso, come del resto tutti gli uffici pubblici; noi non ci sentiremo però in vacanza ma, come tutti gli attivisti presenti, consci del risultato storico che si va profilando, saremo impegnati ad esaminare e discutere, riunendoci negli alberghi che ci ospitano, il terzo draft della Gomez.

Chi dall'Italia volesse darci spunti e suggerimenti per aiutarci ad emendarlo nel quadro del dialogo ICAN può scaricarlo a questa URL:http://www.icanw.org/wp-content/uploads/2017/07/Rev2.pdf?mc_cid=247252a834&mc_eid=d0decdbad9

 

TERZO RAPPORTO – 6 luglio 2017

La mattina di mercoledì 6 luglio alle 9.00 abbiamo avuto la affollata riunione dell'ICAN, con quasi un centinaio di partecipanti e molti interventi. La linea che è emersa definisce prioritario il portare a casa il Trattato di fronte alle pressioni ed ai ricatti che crescono per arenare la proibizione giuridica delle armi nucleari. Bisogna fare gli ultimi sforzi per migliorare il terzo ed ultimo draft Gomez, in particolare su rapporti con il TNP, nucleare civile e possibilità di recesso, ma restando ben consci che comunque vada si è aperto un nuovo, storico percorso che mette in crisi il disordine nucleare vigente.

Quello che aggiungerei è che abbiamo di fronte, grazie all'arricchimento sostanziale portato dalla discussione nella Conferenza, non semplicemente una nuova legge, ma un nuovo codice generale che può regolare l'intera materia nucleare: una architettura giuridica che può, al di là di questa o quella pecca particolare, aspirare a spodestare e sostituire il Trattato di Non Proliferazione in carica ripromettendosi tatticamente, dal punto di vista retorico, di realizzarlo.

(L'ambasciatore di Cuba che abbiamo incontrato mi sembra che abbia coscienza che è questa la partita politica, non semplicemente giuridica, che si apre, a differenza di BUONA parte dell'attuale movimento, a livello di Stati ma anche a livello di base: l'atteggiamento è quello ingenuo che basti lavorare sulle formulazioni le più chiare e coerenti possibili - sulla base di premesse culturali io dico datate - come se si trattasse di convincere intellettualmente interlocutori ed apparati in realtà mossi da logica di potenza. L'argomento "è anche vostro interesse", aggiungo io, ignora la realtà che la logica di potenza non è solo calcolo ma anche pulsione di morte: tentativo, da parte del potere, di superare l'angoscia della morte scoprendosi capace di minacciarla o infliggerla ai sottoposti. La volontà di potenza è anche disposta a sacrificare la propria vita, oltre che quella altrui, purché si affermi il proprio bisogno di espansione illimitata. Se ad uno che è "affamato e folle" fai presente che il mondo può saltare in aria lui ti risponde, non con l'intelletto, ma con il sentimento e la volontà: e allora?).

Il dilemma che si trovano di fronte gli antinucleari è squisitamente politico: come ottenere il testo più radicale ma con un numero adeguato di adesioni e con l'occhio rivolto anche all'apertura di contraddizioni nel fronte nuclearista.

Beatrice Fihn, concludendo l'incontro, ha suonato la carica per tutti gli attivisti: dobbiamo farci latori presso la più ampia opinione pubblica di un messaggio chiaro e diretto: "le armi nucleari sono state riconosciute illegali, e adesso?"

Io direi meglio ed in modo assertivo: "Il diritto internazionale ha bandito le armi nucleari: adesso eliminiamole!"

Mercoledì pomeriggio, nella plenaria degli Stati, si è dato l'assalto alla possibilità di recesso degli Stati dal Trattato. Vi è stato un fuoco di fila di Stati, per un momento apparso maggioritario e vincente, che ha tentato di eliminare questa disposizione, ma la manovra non è andata in porto. La moderazione e la tendenza al compromesso con una minoranza più reticente hanno prevalso. Ma il conflitto ha comunque dimostrato che è forte e determinata da parte della maggioranza la volontà di andare avanti verso un rifiuto della deterrenza che non ammette l'eccezione degli "interessi supremi" di qualsiasi Stato.

Quello che mi sembra debba essere sviluppato da una ulteriore maturazione del movimento antinucleare è la base culturale del rifiuto di definire "supremo" l'interesse di uno Stato che si accinge a lasciare una struttura giuridica di divieto della deterrenza: non può essere "supremo" ciò che è stato chiaramente definito come subordinato, essendo "supremo" invece il diritto dell'Umanità alla sopravvivenza, cioè il principio che si sta affermando nel diritto internazionale ambientale. Noi "Disarmisti esigenti" siamo pionieri di questo approccio ed anche per questo ci stiamo organizzando per partecipare alla COP 23 di Bonn, vale a dire il summit ONU che dovrebbe implementare gli accordi di Parigi sul clima globale.

La vicenda sulla possibilità di recesso fa capire che esistono diversi approcci tra gli Stati che negoziano questo Trattato. Alcuni Stati, con logica non dissimile dagli Stati nucleari assenti, continuano ad inquadrare il Trattato nel contesto di ciò che vedono come loro "sicurezza", nel significato della prevalente cultura geopolitica. Quegli Stati che invece vogliono innovare con la priorità del diritto internazionale sono disposti a compromessi per ottenere il bene maggiore. Vogliono vedere l'adozione di questo trattato venerdì 7 luglio, piuttosto che rischiare di perdere tutto su un paragrafo che non reputano di importanza vitale.

Il loro punto di vista, a mio avviso, è pienamente comprensibile.

Ce lo ricorda nel suo ultimo report Ray Acheson, di Reaching Critical Will, la coordinatrice della società civile qui a New York: "E' importante ricordare che nulla nell'articolo 17 interessa o scaccia i divieti di cui all'articolo 1. Le armi nucleari sono ancora vietate. Questo trattato ha ancora un obiettivo e una messa a fuoco forti e irrefutabilmente umanitari.  (L'aspetto decisivo) è che se questo trattato è adottato venerdì avremo bandito le armi nucleari. Avremo stabilito un quadro per l'eliminazione dei programmi nucleari: le testate, i materiali, i sistemi di distribuzione, le strutture. Saranno accreditati i nostri sforzi nel riconoscere l'impatto sproporzionato delle attività delle armi nucleari sulle popolazioni indigene, gli impatti di genere di queste armi, il danno catastrofico per l'ambiente e la sofferenza degli hibakusha".

Come si vede, siamo sulla linea dell'incontro ICAN di mercoledì mattina: dobbiamo essere consapevoli che, con l'adozione oggi del testo del Trattato per abolire le armi nucleari, un sogno si realizza.

Ora dobbiamo farlo diventare realtà nel confronto con i "lupi" che si trincerano dietro la legalità formale del TNP.

E qui lo stesso Trattato, nell'inconsapevolezza generale, forse ci ha dato l'arma più potente con una modifica veramente di grande significato e vitale, ma che non ha creato lo scalpore del recesso, su cui si è incentrata tutta l'attenzione : si dichiara che i diritti e gli obblighi degli altri Trattati sono riconosciuti solo in quanto non entrano in contraddizione con i propri principi.

Questo suona come campana a morte per il TNP (che formalmente, con intelligenza tattica, andremo a realizzare) e tanto più il trapasso sarà veloce quanto più sapremo edificare l'alternativa che il diritto internazionale ambientale ci propone: dovremo saperla sviluppare non come settore, ma come logica globale di un mondo che ritrova il buon senso cancellando le assurde minacce che gli apparati della potenza e del profitto illimitati fanno pendere sulla sua testa.

 

DICHIARAZIONE DEL 7 LUGLIO 2017 – L’ERA ATOMICA STA PER FINIRE

Oggi all'ONU si è varato un Trattato per proibire gli ordigni nucleari

 

Oggi alle ore 10 i governi che si sono riuniti a New York in una Conferenza ONU (decisa dall’Assemblea generale il 23 dicembre 2016) hanno deciso un passo storico: varare un Trattato per proibire gli ordigni nucleari.  


Dei 140 partecipanti hanno votato per il si in 122; registriamo 1 contrario (l’Olanda) ed 1 astenuto (Singapore).

Le armi nucleari, dichiarate ufficialmente fuori legge (da quando ovviamente sará  completato il processo di firma e ratifica, che inizia il 20 settembre pv, con almeno 50 Stati depositanti), questa la sostanza del testo adottato, ora dovranno essere effettivamente eliminate.

E’ – passare dalla nuova legge internazionale al conseguente disarmo - il compito solenne che si sono assunti i circa 100 rappresentanti della societá civile internazionale, organizzati in ICAN, che hanno partecipato direttamente ai lavori della Conferenza.  Si è riusciti a migliorare la bozza iniziale del testo di Trattato, presentato dalla presidente Elayne Whyte Gómez, rappresentante del Costa Rica. Ma ancora parecchio resta da fare e si vedrá di rimediare con gli appuntamenti futuri, in cui sará possibile emendarlo, ad esempio sulle questioni del nucleare civile e della possibilitá di recesso.

Il Trattato di Non Proliferazione, che legittima gli arsenali delle potenze nucleari, dovrá ora essere assorbito da questa nuova cornice giuridica “proibizionista”: verrá  attuato quanto previsto dal suo – del TNP - art. 6 che prevede “trattative in buona fede per arrivare ad un effettivo disarmo totale”.

Il prossimo appuntamento è fissato sempre a New York  nel 2018 con una Conferenza ONU di alto livello (risoluzione71/71 del 15 dicembre2016) : potrá essere l’occasione di un primo compromesso tra Stati non nucleari e Stati nucleari: USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, India, Pakistan, Israele non hanno partecipato a questa Conferenza e per il momento non riconoscono il nuovo strumento giuridico. (Paradossalmente la Corea del Nord aveva appoggiato invece la convocazione della Conferenza di New York, cui poi è stata assente).

Anche l’Italia, ligia alla “condivisione nucleare NATO”, non si è fatta viva: il nostro impegno è, premendo dal basso,  di fare cambiare atteggiamento al governo italiano, a partire dalla discussione prevista al Senato il prossimo 18 luglio.

Va ricordato il voltafaccia sul voto del 23 dicembre 2016: il sì sul bottone è poi diventato un no, con la comunicazione, in sostanza, che si era trattato di “un colpo di sonno” del delegato italiano presente.

E’ nell’interesse di tutti che il mondo sia liberato dalla minaccia nucleare: la guerra atómica puó scoppiare persino per caso, per incidente o per errore e che un piccolo scambio di missili, provocando l’inverno nucleare, puó in ogni caso provocare una catástrofe di immani proporzioni con centinaia di milioni di morti nel corso degli anni.

Alfonso Navarra, portavoce dei Disarmisti Esigenti, presente alla Conferenza di New York  dichiara:

“Abbiamo un sogno che con New York, dopo Parigi, dove si è varato l’accordo globale sul clima, puó da oggi  diventare realtá . Vedere l’Umanitá unita contro le minacce che attentano alla sua sopravvivenza: apparati nucleari ed effetto serra. Si tratta di camminare, con la nonviolenza, per realizzare una socitá intrínsecamente pacifica; di cooperare nella lotta contro le diseguaglianze economiche e nel programa costruttivo della  conversione energetica rinnovabile. Con questo spirito e con questi obiettivi  diamo appuntamento alla COP 23 di Bon, che proseguirá il lavoro di Parigi. Noi ci adoperemo a Bonn per la sintonía con quanto deciso a New York”.

 

 

 

 

 

IL DOCUMENTO  IN LINGUA INGLESE DEI DISARMISTI  ESIGENTI DISTRIBUITO A NEW YORK

 

wwww.disarmistiesigenti.org

 

per info: alfiononuke@gmail.com  mobile +39  340 073 68 71

 

The many conflicts caused by climatic factors can lead to wars that degenerate into nuclear confrontations.

Even limited nuclear warfare, with limited use of warheads, will certainly result in further climatic catastrophes.

Nuclear Winter is a scientific hypothesis with reliable bases.

That is why at this UN Conference we reiterate a point that we have already passed through a resolution by Italian Parliament: nuclear disarmament as a "right of humanity".

This initiative of the Italian movement succeeded in November 2015, shortly before COP 21 in Paris, which led to the global climate agreement.

What we "demand" from this Conference is a commitment to the right to life of humankind respecting the only ecosystem, the planet Earth, from which we were born: we must all be released from the threat of climate warming but also from the threat of Atomic extermination.

The Charter proposed by Paris spoke only of Humanity against the climatic threat: we add Humanity to the nuclear threat.

From the Conference now being done in New York to ban nuclear weapons, we expect them to come up with a "strong" text, a text that marks a genuine progress of international law, taking into account the new principles of environmental law.

There are good premises in the ongoing Conference, though logically the new way of thinking coincides with the old mentalities.

The point that needs to be focused on the "atomic situation" is as follows: the destructive power that mankind now has in hand thanks to technological development (and its

Unavoidable historical limitations) is such that the risk of "all dead", even accidentally, by accident or error, has become real.

The problem is no longer the end violent of some men, but the violent disappearance of all human beings, together with their environment, forever.

This new situation requires new thinking and new legal categories of universal character.

The Climate Change Movement is today the most advanced in thinking and building them: it is useful to connect with it.

The appointment of COP 23 in Bonn (6-17 November 2017) will be used for this purpose by DEMANDING DISARMISTS: we will be actively participating.

That is why, from Italy, we want to affirm that the sovereignty of States can not be exercised, endangering the life of the species.

On this basis, the mere possession of nuclear weapons, which implies the threat of their use, must be prohibited.

On this basis there is no sense in the right of withdrawal that the third draft Gomez wants to grant: there can not be "extraordinary events [that] have compromised the supreme interests of a state" ...

The right to Humanity life comes before the interests of any state.

 

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