Vai al contenuto

VIrapportoIPCC

IL VI RAPPORTO SUL CLIMA DELL'IPCC: DIAMOCI UNA MOSSA CHE SIAMO ANCORA IN TEMPO PER EVITARE IL PEGGIO
(ma alcuni cambiamenti sono già irreversibili. La temperatura aumenterà comunque sino alla metà del secolo) 

Riportati  in fondo il link al rapporto ONU ed ai documenti documenti in cui si articola

CHANGING by Alisa Singer

9 agosto 2021. Emerge un quadro allarmante ma non disperato sul clima, secondo l'ultimo rapporto dell'IPCC (è il primo libro, diffuso alla vigilia della preCOP di Milano e della COP26 di Glasgow, di tre che saranno completati in settembre) .  Bisognerebbe, a detta del rapporto, dare risposte efficaci subito, perché saremmo ancora in tempo per evitare i peggiori disastri (anche se alcuni cambiamenti potremmo già considerarli irreversibili: la temperatura aumenterà comunque sino alla metà del secolo) . Cosa osservare a botta calda? Come ripete sempre Greta Thunberg (e anche stavolta suona, a ragione, lo stesso disco): "Bisogna capire che stiamo vivendo una emergenza e trattarla come una crisi, non continuare ad andare avanti come se nulla fosse".

(Anche se a Greta e ai suoi FFF dovremmo raccomandare di tenere comunque i nervi saldi nelle reazioni perché l'eccessiva drammatizzazione - una cosa è la fine del mondo, altra cosa è la fine della civilizzazione umana e altra cosa ancora sono gli arretramenti consistenti nella civiltà - unita alla fretta senza giudizio può essere una cattiva consigliera. Può spingere ad ascoltare, come ad esempio succede in Svezia, le sirene del nuovo nucleare).

E' inoltre notevole che proprio il nuovo presidente USA Joe Biden abbia i toni più preoccupati nel suo tweet di commento: "Non possiamo più aspettare per affrontare la crisi del clima. I segnali sono inequivocabili. La scienza è incontrovertibile. E i costi del non agire continuano a crescere".

Quanto al nostro Ministro degli esteri, Luigi Di Maio, annuncia la decisione di "dotare il nostro Paese (entro settembre - ndr) di una figura strategica in questo campo, cioè l'Inviato speciale per il cambiamento climatico, come già fatto da Usa, Regno Unito, Francia e Germania incaricato di seguire i negoziati".

L'obiettivo degli accordi di Parigi è quello di mantenere ben al di sotto dei 2 gradi Celsius l'aumento della temperatura media globale rispetto al periodo preindustriale, puntando ad un aumento massimo della temperatura di 1,5°C. Questo si ottiene riducendo le emissioni globali di CO2 e dunque, per evitare tecnicamente le conseguenze peggiori, sarebbe necessario un dimezzamento entro il 2030 e un azzeramento entro il 2050 (con le compensazioni di riforestazione, alghe, CCS, etc., visto che si parla non di "emissioni zero" ma di "neutralità climatica").

L'obiettivo sarebbe ancora alla portata, stando agli scenari presentati dal rapporto, ed è una buona notizia non da trascurare. Ma il darsi da fare implica una "conversione ecologica" ("transizione ecologica") che, a pensarci bene, esige quasi una rivoluzione con grandi investimenti trainati dal settore pubblico, pur restando in un sistema fondamentalmente "di mercato".

Si tratterebbe di attivare, legandoli a nuovi modelli di consumo, nuovi prodotti e processi, con base di energie rinnovabili, sicuramente a maggior intensità di lavoro, anche se ci si dovrà inevitabilmente confrontare con la "giusta transizione", cioè con politiche di sostegno della domanda verso settori sociali "deboli" ; e di riconversione e formazione dei lavoratori dei settori fossili, e aggiungeremmo nucleari e militari.

Le resistenze più forti, già lo si vede, vengono dagli interessi degli oligopoli dei complessi militari industriali nucleari fossili e degli Stati proprietari delle risorse su cui si fonda il vecchio modello di sviluppo.

Non bisogna sottovalutare, in questo quadro, il tentativo di rilanciare un nuovo micro nucleare presentato come veloce, pulito, sicuro, in grado di combinarsi "da alleato" con le energie rinnovabili.

I nuovi settori della transizione ecologica promuovono invece un arcipelago diffuso di soggetti economici anche di dimensioni medie e piccole nell'ambito di una concorrenza globale delle tecnologie che non deve escludere momenti di cooperazione trainata e regolata dagli Stati. Da questo punto di vista sarebbe auspicabile che si invertisse la tendenza ad una nuova Guerra fredda tra USA e Cina che, magari con la mediazione dell'Europa, dovrebbero invece collaborare per combattere sul serio il comune "nemico" della crisi climatica.

Se proponiamo una visione che pone l'unica possibilità dell'alternativa immediata "o capitalismo o barbarie" - intendendo per capitalismo ogni economia di mercato - è chiaro, perlomeno a chi scrive, che non lasciamo alcuno spazio alla transizione ecologica. Non si sono le condizioni storiche per l'immediata abolizione del denaro e l'orientamento di tutti i rapporti sociali alla logica del dono. Dovremmo allora adottare uno schema almeno ternario: capitalismo fossile armato, capitalismo con welfare verde, società ed economia del mutuo soccorso come alternativa che matura in vari spazi liberati.

Il "capitalismo" può essere costretto nello spazio di pochi anni ad abbandonare i combustibili fossili e la corsa agli armamenti; ma non a un radicale e totale cambiamento della qualità delle merci prodotte, anche se sulla loro quantità la partita è da giocare e va giocata.

Se comunque non ostacoliamo l'idea che ognuno ha da dotarsi del suo SUV elettrico diventa molto plausibile che passi il ricorso, come male minore, il nucleare "alleato delle rinnovabili".

In conclusione, dal nostro punto di vista, cosa può significare agire subito trattando la crisi come realmente tale? Noi ecopacifisti possiamo individuare quattro terreni di lavoro per cominciare a muoversi nella direzione giusta. 1) decidere tagli obbligatori equi per gli Stati (per fare un esempio, la Cina oggi emette di più ma nel corso del tempo gli USA hanno inquinato come quantità complessiva per cinque volte la sua Co2... ); 2) restituire, da parte del Nord del mondo, il debito ecologico e sociale contratto verso il Sud: il Fondo per la conversione di 100 miliardi annui dovrebbe avere una gestione ispirata a questo approccio; 3) ricalibrare sui poteri pubblici la responsabilità principale degli interventi consentendo una programmazione anche decentrata e partecipata; 4) tenere di conto negli accordi di Parigi l'inquinamento da attività militari - forse il 20% - ed individuare il disarmo come soluzione.

Per quanto riguarda l'Italia, dobbiamo purtroppo prendere atto della particolare sudditanza, in varie modalità e in varia misura, di tutti i governi che si susseguono, compreso questo ultimo di Draghi con il titolare del MITE Cingolani, agli interessi dell'ENI e dell'ENEL (soprattutto della prima), che produce ritardi e ambiguità politiche sia nel PNNR che nel PNIEC ora da riformulare per mettersi in linea con le nuove leggi europee sul clima ("Fit4Fifty-five"), che si prefigge di tagliare del 55% le emissioni di Co2 entro il 2030.

Ma la soluzione ai pastrocchi forse non sta, come propongono certi ambientalisti da marketing verde interessati solo a recitare una parte in commedia, nell'alzare formalmente l'asticella dei target o nell'anticipare le scadenze...

Iniziative parlamentari cui guardiamo con interesse e disponibilità al sostegno nascono nell'ambito del Movimento 5 Stelle dal senatore Gianni Girotto, che si sta muovendo perché l'Italia faccia pressioni sulle istituzioni europee per escludere nucleare e gas naturale dalle attività etichettate come “sostenibili” secondo la "tassonomia verde" in fase di definizione.

Girotto, in ascolto delle sollecitazioni ecologiste (incluse le nostre), si inserisce dal Senato italiano nel dibattito politico europeo che sta esaminando specifici criteri di vaglio tecnico, i cosiddetti atti delegati, del Regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2020, approvato per fornire una definizione univoca rispetto alle tipologie di attività economiche e di investimenti che possano definirsi sostenibili.

"Numerosi Stati membri – ricorda il senatore pentastellato – hanno già preso posizione chiedendo che nella discussione sulla tassonomia verde nucleare e gas vengano esclusi dalla lista degli investimenti sostenibili o di transizione. Auspico che l’Italia faccia lo stesso. Abbiamo due mesi di tempo per formulare obiezioni nel processo di definizione degli atti delegati sopracitati”.

---------------------------------------

Ma, tornando alla summa delle scienze del clima che ci è stata elargita, la redazione ANSA così riferisce del rapporto IPCC (si vada su: https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2021/08/09/co2-record-da-2-milioni-di-anni-lallarme-dellipcc_9f4cf6e7-570b-4b1d-9504-f858e6bd0843.html):

Allarme clima: 'La temperatura aumenterà fino alla metà del secolo'

Scienziati avvertono, contro disastri tagliare subito gas serra. Diffuso il primo volume del Sesto rapporto di valutazione

Redazione ANSA ROMA

09 agosto 2021

Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di Co2 erano le più alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra (metano e biossido di azoto) le più elevate degli ultimi 800.000 anni; negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni; l'aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai vista negli ultimi 3000 anni. E' l'ultimo allarme lanciato dal gruppo intergovernativo di scienziati del cambiamento climatico (Ipcc) e contenuto nel primo dei tre volumi - approvato dai 195 Paesi dell'Onu e diffuso oggi - del Sesto rapporto di valutazione che sarà pubblicato nel 2022Gli studiosi hanno preparato anche un riassunto per i decisori politici con i concetti più importanti.

L'ultimo rapporto sul clima "Cambiamenti climatici 2021 - Le basi fisico-scientifiche", "deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta" ha affermato il Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres commentando il rapporto dell'Ipcc. Senza profondi tagli immediati delle emissioni, l'obiettivo di un riscaldamento globale non superiore ai 1,5 gradi Celsius "sarà rapidamente fuori portata", ha aggiunto Guterres. "L'odierno Rapporto è un codice rosso per l'umanità. I campanelli d'allarme sono assordanti e le prove sono inconfutabili: le emissioni di gas serra dovute alla combustione di combustibili fossili e alla deforestazione stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo a rischio immediato miliardi di persone", ha rilevato Guterres.

Gli studiosi, fra cui ci sono tre italiani del Cnr, affermano che il climate change riguarda ogni area della Terra e tutto il sistema climatico e avvertono che forti e costanti riduzioni di emissioni di Co2 e di altri gas serra sono ancora possibili e in grado di limitare i disastri provocati dai cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo in alcune parti del mondo. Il richiamo è ancora una volta al drastico e immediato taglio dei gas serra per abbassare la febbre del pianeta, in particolare della Co2 che permane nell'atmosfera per centinaia di anni. Durante i lockdown causati dalla pandemia, infatti, nonostante la riduzione globale del 7% dell'anidride carbonica non c'è stato alcun effetto apprezzabile sulla temperatura della Terra.

Il continuo aumento del livello del mare è uno dei fenomeni dei cambiamenti climatici già in atto, "irreversibili in centinaia o migliaia di anni", affermano gli scienziati del Gruppo di lavoro 1 dell'Ipcc nel rapporto "Cambiamenti climatici 2021 - Le basi fisico-scientifiche", la prima delle tre parti del Sesto Rapporto di Valutazione che sarà completato nel 2022. Per le aree costiere ci si attende un continuo aumento del livello del mare per tutto il XXI secolo che potrebbe portare inondazioni più frequenti e gravi e all'erosione delle coste. Eventi estremi riferiti al livello del mare che prima si verificavano una volta ogni 100 anni, entro la fine di questo secolo potrebbero verificarsi ogni anno, avvertono gli scienziati.

Il rapporto parla di un riscaldamento che procede molto velocemente e fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di global warming di 1,5 gradi centigradi nei prossimi decenni. A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5 o addirittura 2 gradi centigradi sarà un obiettivo fuori da ogni portata. Lo studio mostra che le emissioni di gas serra provenienti dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1 gradi di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900. Mediamente nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5 gradi di riscaldamento.

"Questo rapporto è un riscontro oggettivo", ha detto la copresidente del Gruppo di Lavoro I dell'Ipcc, Valérie Masson-Delmotte. "Ora abbiamo un quadro molto più chiaro del clima passato, presente e futuro, che è essenziale per capire dove siamo diretti, cosa si può fare e come ci possiamo preparare". Con 1,5 di riscaldamento globale, ci si attende un incremento del numero di ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Con un riscaldamento globale di 2 gradi, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l'agricoltura e la salute. Gli esperti rilevano che il climate change riguarda ogni area della Terra e tutto il sistema climatico. Tuttavia, avvertono, forti e costanti riduzioni di emissioni di Co2 e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici.

Durante i lockdown dovuti alla pandemia, come detto, si è avuta la riduzione in tempi brevissimi delle emissioni di inquinanti atmosferici e gas serra, ma "mentre la riduzione delle emissioni inquinanti ha portato a un seppur temporaneo miglioramento della qualità dell'aria a livello globale, la riduzione del 7% delle emissioni globali di Co2, una riduzione enorme mai sperimentata nei decenni passati, non ha prodotto alcun effetto sulla concentrazione di Co2 in atmosfera e, conseguentemente, nessun apprezzabile effetto sulla temperatura del pianeta". Così gli esperti dell'Ipcc spiegando che "mentre la riduzione delle emissioni dei principali inquinanti, che permangono in atmosfera per alcuni giorni o, al massimo, per alcuni mesi, ha un rapido effetto sulla loro concentrazione con un considerevole beneficio sulla salute umana e sull'ambiente in generale, al contrario, per contrastare il riscaldamento climatico sono necessarie riduzioni della concentrazione di Co2, che permane in atmosfera per centinaia di anni, e degli altri gas serra che siano sostenute nel tempo e di grossa entità fino alla completa decarbonizzazione".

Tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando a una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni, affermano gli scienziati - tra i quali tre ricercatori italiani dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche - ricordando che le emissioni antropiche hanno raggiunto nel 2019 concentrazioni di 410 parti per milione per la Co2 e 1.866 parti per miliardo per il metano. La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 gradi centigradi superiore a quella del periodo 1850-1900 con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all'oceano. La parte preponderante del riscaldamento climatico è causata dalle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane, ribadisce il Working group I che valuta le nuove conoscenze scientifiche emerse rispetto al rapporto precedente del 2014. Nei prossimi decenni, dicono gli esperti, un aumento dei cambiamenti climatici è atteso in tutte le regioni. Per le città, alcuni aspetti dei cambiamenti climatici possono risultare amplificati. Tra questi, le ondate di calore, le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l'aumento del livello del mare nelle città costiere.

_______________________________________________________________________________________

https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/

AR6 Cambiamenti Climatici 2021:
La Base nelle Scienze Fisiche

Il contributo del Gruppo I alla sesta relazione di valutazione affronta la comprensione fisica più aggiornata del sistema climatico e dei cambiamenti climatici, riunendo gli ultimi progressi nella scienza del clima e combinando molteplici linee di prove provenienti da paleoclima, osservazioni, comprensione dei processi e simulazioni climatiche globali e regionali.

Dichiarazione di non responsabilità: Il riassunto per i responsabili politici (SPM) è la versione approvata della 14a sessione del Gruppo I e della 54a sessione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico e rimane soggetto alla copia e al layout finali.

Il riassunto tecnico (TS), i capitoli completi della relazione, gli allegati e i materiali supplementari sono le versioni finali della distribuzione governativa e rimangono soggetti a revisioni a seguito dell'approvazione, della rettifica, della modifica della copia e del layout dell'SPM

RIEPILOGO PER I RESPONSABILI POLITICI

La sintesi per i responsabili politici (SPM) fornisce una sintesi ad alto livello della comprensione dello stato attuale del clima, compreso il modo in cui sta cambiando e il ruolo dell'influenza umana, non e lo stato delle conoscenze sui possibili futuri climatici, le informazioni sul clima rilevanti per le regioni e i settori e la limitazione dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo. (39 pagine)

SINTESI TECNICA

Il riassunto tecnico (TS) è concepito per colmare il divario tra la valutazione completa dei capitoli del Gruppo I e la sua sintesi per i responsabili politici (SPM). È costruito principalmente dalle sintesi esecutive dei singoli capitoli e atlante e fornisce una sintesi dei risultati chiave basati su più linee di prova. (150 pagine)

RELAZIONE COMPLETA

I tredici capitoli del rapporto del Gruppo I forniscono una valutazione delle attuali evidenze sulla scienza fisica dei cambiamenti climatici, sulla valutazione delle conoscenze acquisite da osservazioni, rianalisi, archivi paleoclimatici e simulazioni di modelli climatici, nonché sui processi climatici fisici, chimici e biologici. (1300 pagine)

Atlante interattivo

Il nuovo gruppo di lavoro AR6 I Interactive Atlas consente un'analisi spaziale e temporale flessibile delle informazioni sui cambiamenti climatici basate sui dati e dei risultati della valutazione nella relazione. Comprende due componenti:

  • La componente Informazione regionale consente di accedere alle informazioni sul cambiamento climatico (variabili e indici derivati) dai principali set di dati utilizzati nel report.
  • La componente Di sintesi regionale consente l'esplorazione di valutazioni sintetizzata chiave sulla base di più linee di prova in tutte le regioni di riferimento del Gruppo I. Questo componente supporta l'SPM ed è in fase di aggiornamento per allinearsi alla versione di approvazione finale (che sarà presentata a fine settembre).

Link all'Atlante Interattivo: https://interactive-atlas.ipcc.ch/

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *