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Il documento base di cui discutiamo, prodotto del vertice NATO di Madrid, si trova al seguente link:  Concetto strategico

NATO 2022: IL CONCETTO STRATEGICO

SUL SITO DEI DISARMISTI ESIGENTI DOCUMENTO COMPLETO IN INGLESE E PASSI ESTRATTI DAL DOCUMENTO TRADOTTI IN ITALIANO FOCALIZZATI SUL RUOLO DELLA DETERRENZA NUCLEARE.

Il Concetto strategico della NATO definisce le sfide alla sicurezza che l'Alleanza deve affrontare e delinea i compiti politici e militari che la NATO svolgerà per affrontarle.

Anche l'esame di queste informazioni è materia dell'incontro online sul TPNW a cinque anni dalla sua adozione.
A cui si può partecipare andando al link: meet.google.com/pgj-yeuo-pqp

IL CONCETTO STRATEGICO DELLA NATO

Il concetto strategico 2022 è stato adottato al vertice di Madrid del 29-30 giugno 2022.

Dalla premessa che "finché esisteranno le armi nucleari la NATO resterà una alleanza nucleare", deriva il principale assetto strategico della medesima organizzazione militare: "la posizione di deterrenza e difesa della NATO si basa su un'appropriata combinazione di capacità di difesa nucleare, convenzionale e missilistica, integrate da capacità spaziali e informatiche".

Riportiamo le parti del documento che si riferiscono alla deterrenza nucleare

Nella parte sui compiti principali della NATO troviamo scritto:
20. Sebbene la NATO sia un'Alleanza difensiva, nessuno dovrebbe dubitare della nostra forza e determinazione a difendere ogni centimetro del territorio alleato, preservare la sovranità e l'integrità territoriale di tutti gli alleati e prevalere contro qualsiasi aggressore. In un ambiente di concorrenza strategica, rafforzeremo la nostra consapevolezza globale e raggiungeremo per scoraggiare, difendere, contestare e negare in tutti i domini e le direzioni, in linea con il nostro approccio a 360 gradi. La posizione di deterrenza e difesa della NATO si basa su un'appropriata combinazione di capacità di difesa nucleare, convenzionale e missilistica, integrate da capacità spaziali e informatiche. È difensivo, proporzionato e pienamente in linea con i nostri impegni internazionali. Impiegheremo strumenti militari e non militari in modo proporzionato, coerente e integrato per rispondere a tutte le minacce alla nostra sicurezza nel modo, nei tempi e nell'ambito di nostra scelta.
Lo scopo fondamentale della capacità nucleare della NATO è preservare la pace, prevenire la coercizione e scoraggiare l'aggressione. Le armi nucleari sono uniche. Le circostanze in cui la NATO potrebbe dover utilizzare armi nucleari sono estremamente remote. Qualsiasi impiego di armi nucleari contro la NATO altererebbe fondamentalmente la natura di un conflitto. L'Alleanza ha le capacità e la determinazione per imporre costi a un avversario che sarebbero inaccettabili e supererebbero di gran lunga i benefici che qualsiasi avversario potrebbe sperare di ottenere impiegandole.
29. Le forze nucleari strategiche dell'Alleanza, in particolare quelle degli Stati Uniti, sono la garanzia suprema della sicurezza dell'Alleanza. Le forze nucleari strategiche indipendenti del Regno Unito e della Francia hanno un proprio ruolo deterrente e contribuiscono in modo significativo alla sicurezza generale dell'Alleanza. I centri decisionali separati di questi alleati contribuiscono alla deterrenza complicando i calcoli dei potenziali avversari. La posizione di deterrenza nucleare della NATO si basa anche sulle armi nucleari degli Stati Uniti dispiegate in Europa e sui contributi degli alleati interessati. I contributi nazionali di velivoli a doppia capacità alla missione di deterrenza nucleare della NATO rimangono centrali in questo sforzo.
30. La NATO adotterà tutte le misure necessarie per garantire la credibilità, l'efficacia, la sicurezza e la protezione della missione di deterrenza nucleare. L'Alleanza si impegna a garantire maggiore integrazione e coerenza delle capacità e delle attività in tutti i domini e lo spettro del conflitto, pur riaffermando il ruolo unico e distinto di
deterrenza nucleare. La NATO continuerà a mantenere una deterrenza credibile, a rafforzarsi le sue comunicazioni strategiche, migliorare l'efficacia delle sue esercitazioni e ridurre i rischi strategici.
31. Continueremo a investire nella nostra difesa contro le minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. Miglioreremo le nostre politiche, piani, formazione ed esercitazioni e valuteremo le nostre capacità per garantire che questi requisiti siano integrati nel nostro atteggiamento di deterrenza e difesa.
32. La stabilità strategica, ottenuta attraverso una deterrenza e una difesa efficaci, il controllo degli armamenti e il disarmo, e un dialogo politico significativo e reciproco restano essenziali per la nostra sicurezza. Il controllo degli armamenti, il disarmo e la non proliferazione contribuiscono fortemente agli obiettivi dell'Alleanza. Gli sforzi degli alleati in materia di controllo degli armamenti, disarmo e non proliferazione mirano a ridurre i rischi e migliorare la sicurezza, la trasparenza, la verifica e la conformità. Perseguiremo tutti gli elementi della riduzione strategica del rischio, inclusa la promozione del rafforzamento della fiducia e della prevedibilità attraverso il dialogo, una maggiore comprensione e l'istituzione di efficaci strumenti di prevenzione e gestione delle crisi.
Questi sforzi terranno conto dell'ambiente di sicurezza prevalente e della sicurezza di tutti gli alleati e integreranno la posizione di deterrenza e difesa dell'Alleanza. Utilizzeremo la NATO come piattaforma per discussioni approfondite e strette consultazioni sugli sforzi per il controllo degli armamenti.
33. Il Trattato di non proliferazione nucleare è il baluardo essenziale contro la diffusione delle armi nucleari e rimaniamo fermamente impegnati per la sua piena attuazione, compreso l'articolo VI. L'obiettivo della NATO è creare l'ambiente di sicurezza per un mondo senza armi nucleari, coerentemente con gli obiettivi del Trattato di non proliferazione.

 

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Articolo su Transform Italia di Ada Donno (WILPF Italia) sul controvertice svoltosi a Madrid

Pace a 360° – Transform! Italia (transform-italia.it)

Pace a 360°

di Ada Donno

Un Vertice per la Pace, convocato a Madrid il 24, 25 e 26 giugno da una piattaforma unitaria e internazionale di organizzazioni, movimenti e reti sociali che difendono la pace e si oppongono alla guerra e alla NATO, ha preceduto di pochi giorni il 30° Summit militarista dell’Alleanza Atlantica convocato nella capitale spagnola e ufficialmente annunciato come occasione di rilancio dell’Alleanza Atlantica quale forza militare globale, in grado di intervenire a 360° e con capacità offensive, moltiplicate di otto volte rispetto a quelle attuali, contro chiunque ne ostacoli l’espansione e osi resistere al predominio occidentale sul mondo.

I soggetti organizzatori del vertice – spagnoli ed internazionali – coprivano uno spettro politico ampio: tra i firmatari del documento di convocazione del controvertice figurano organizzazioni politiche della sinistra e della società civile, da Isquierda Unida al Partito Sinistra Europea, a Transform Europe, all’Asamblea de los Pueblos, al Foro di São Paulo e numerosissimi altri. Un fitto programma di panel e workshop ha impegnato centinaia di partecipanti nelle due giornate del 24 e 25 giugno.

Rilevante la presenza e la parola delle donne nell’agenda, dalla sessione plenaria di apertura fino ai panel in cui si è discusso di “militarismo e patriarcato, il mostro dalle due teste”, di “unità delle donne nella lotta contro l’imperialismo” e di “unità delle donne nei conflitti e nei processi di pace”.

Ci tengo a sottolineare che la nostra partecipazione dall’Italia, per quanto esigua nel numero, non era però occasionale, bensì inserita nella continuità di un lungo percorso di costruzione di relazioni internazionali attraverso il Gruppo Femm Società della cura, la rete delle Case delle Donne, la FDIM Europa (in posizione di rilievo fra i soggetti convocanti) e la WILPF.

Aggiungo inoltre che, a latere del Vertice per la pace, il 24 giugno abbiamo tenuto (in modalità ibrida con base nella sede di Madrid della Fondazione Rosa Luxemburg) una riunione europea in preparazione dell’Assemblea Femminista del prossimo Forum europeo che si terrà ad Atene in ottobre.

Al di là di immancabili differenze nella lettura e nella narrazione, che non hanno potuto evitare che si producessero due distinte dichiarazioni finali, ciò che conta è la convergenza nella manifestazione unitaria dei 30mila che ha percorso, combattiva e colorata, le strade di Madrid da Atocha a Plaza de España, intorno alla comune parola d’ordine: No ai signori della guerra riuniti nel Vertice NATO, Pace a 360°.

Il Vertice per la pace si è posto, come dicevo, come alternativo al Summit NATO del 29-30 giugno che, come preannunciato, ha pesantemente riconfigurato il ruolo offensivo dell’Alleanza Atlantica. Nella dichiarazione finale dei capi di governo riuniti nel vertice, caduto ogni infingimento, il “nuovo concetto di sicurezza” riconfigura la NATO quale forza militare globale pronta ad intervenire, ormai fuori da qualsiasi mandato delle Nazioni Unite, ovunque nel mondo contro chiunque ne ostacoli la proiezione di potenza a 360°.

La visione di “Nato globale” articolata per la prima volta nel vertice del 2006, ora è divenuta una strategia in base alla quale l’Alleanza Atlantica, sotto il comando degli Stati Uniti, si attribuisce senza più circospezione il ruolo di gendarme del mondo, applicando un aleatorio quanto provocatorio schema di ripolarizzazione degli schieramenti mondiali: da una parte i buoni, chi sta nella NATO e con la NATO, dall’altra i cattivi, quelli che non ne accettano la supremazia e quindi sono nominati “nemici”. In testa la Russia, definita “minaccia immediata”, e a seguire la Cina, definita “minaccia a lungo termine” perché si porrebbe come “sfida ai valori e interessi dell’Occidente”.

Dichiarazioni di una pericolosità e gravità inaudita, anche perché questa NATO così riconfigurata si prepara a sostenere il ruolo attraverso un riarmo forsennato, dall’Atlantico al Pacifico.

Chiaro che gran parte della discussione nel controvertice si dovesse concentrare – com’è avvenuto – sulla prefigurazione di un modello di sicurezza globale alternativa, demilitarizzata e comune, basata sul ripristino della legalità internazionale rappresentata dalla Carta delle Nazioni Unite, sullo smantellamento ecologico degli armamenti di distruzione di massa, su una drastica riduzione delle spese militari e sulla prospettiva di una nuova “era geopolitica” senza imperi egemonici né gendarmi. Un nuovo ordine mondiale multipolare e multicentrico – si è detto – basato non sullo scontro tra potenze ma sulla responsabilità condivisa verso la vita e i viventi nel pianeta.

Mi preme, a questo punto, fare poche considerazioni, che riguardano il nostro che fare. La prima è che questa sciagura non ci cade addosso inaspettata. Nel seminario femminista internazionale su “Cura e incuria” del 23 e 24 ottobre 2021, abbiamo molto ragionato sui pericoli incombenti del militarismo e del riarmo, sulla pericolosa riproposizione delle logiche della guerra fredda – l’invenzione del nemico – e della contrapposizione occidente/oriente e nord/sud fino alla formula, che sembrava cancellata dalla storia, dello “scontro di civiltà”. Invece non sono fantasmi del passato, bensì lavori in corso, a cui i signori della guerra si dedicano alacremente, capaci di vanificare ogni faticosa costruzione alternativa, compresa quella delle donne in questi ultimi due anni che abbiamo chiamato “paradigma della cura”.

Ci sembrava che la pandemia avesse aperto gli occhi di molte e molti sulla necessità di assumere la cura come paradigma politico: cura non solo rimedio alla malattia – dicevamo nel nostro seminario – ma come fondamento delle relazioni umane e dei rapporti degli umani con tutto il vivente. Nell’idea che noi donne possiamo avere parola decisiva per questo salto di paradigma, dalle guerre per il profitto alla cura del pianeta, ci abbiamo creduto. E ci crediamo ancora.

Tuttavia abbiamo visto come l’emergenza della pandemia sia stata gestita ancora una volta all’insegna del profitto e dell’approfittarsi. Poi è stata la guerra in Ucraina (che abbiamo sentito perché più vicina delle decine di altre guerre in corso), e con essa il rinnovato furore atlantista, a farci fare un salto indietro nella nostra narrazione.

Che fare, dunque. Intanto capire che pace e sicurezza sono incompatibili con ciò che è stato deciso e sottoscritto dai governi della NATO a Madrid, vale a dire prepararsi alla guerra per non perdere l’egemonia sul mondo: ogni tipo di guerra, non esclusa quella nucleare, fuori da ogni legalità internazionale. Questo hanno detto in sostanza i governi riuniti a Madrid.

E poi capire che quanto è stato deciso e sottoscritto dai governi riuniti a Madrid ci riguarda da vicino: il riarmo su larga scala, con la Germania che nei prossimi cinque anni spenderà 100 miliardi di euro in armamenti; il nazionalismo francese e britannico che non saranno da meno; i problemi fino a ieri impensabili, riguardanti l’approvvigionamento di cibo, di energia e di materie prime, il colossale debito pubblico che si sta accumulando. Tutte cose che graveranno sulla parte più vulnerabile della popolazione dell’Europa.

È vero che certe dinamiche non sono immediatamente decifrabili per la maggior parte della gente, tanto più che nella dichiarazione della NATO sono presentate con termini apparentemente innocenti come Nuovo Concetto strategico, Sicurezza allargata, Nuovo Ordine basato su Regole, Resilienza e altri come Sviluppo tecnologico e Digitalizzazione. E perfino facendo mostra di sensibilità verso i grandi temi che ci stanno a cuore, come il Cambiamento climatico e i Diritti delle donne.

Intanto, diciamo parole chiare su qualsiasi discorso di “gender equality” nella NATO. No grazie, essere cooptate ai vertici di una organizzazione guerrafondaia non c’entra nulla col femminismo. Come non c’entra la cooptazione ai vertici di banche e istituzioni finanziarie che gettano nella indigenza più nera la grande maggioranza delle persone.

Poi diciamo che la vera sicurezza umana non può che essere fondata su una pace duratura a 360°, sulla condivisione di risorse e tecnologie, sulla giustizia sociale e ambientale, sulla transizione verso l’azzeramento degli arsenali militari. Questo abbiamo detto nel controvertice di Madrid. Da qui ripartiamo.

Ada Donno, Vicepresidente di FDIM Europa (Federazione Democratica Internazionale Donne)

 

 

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Articolo tratto da FORMICHE.NET

Ecco il nuovo Strategic concept della Nato (formiche.net)

Ecco il nuovo Strategic concept della Nato

Di Marco Battaglia

La Nato, riunita a Madrid, ha rilasciato il suo Concetto strategico. Nel documento vengono tracciate le linee-guida che indirizzeranno l’agire dell’Alleanza nel prossimo decennio. La Russia è naturalmente in cima alla lista di priorità, definita “la principale minaccia alla sicurezza euro-atlantica”, tuttavia sono molte le sfide che attendono la Nato nel futuro, dalla Cina, al terrorismo, fino al cambiamento climatico

Al vertice di Madrid, i capi di Stato e di governo della Nato hanno approvato il nuovo Concetto strategico, che definisce le priorità, i compiti e gli approcci dell’Alleanza per il prossimo decennio. Il Concetto descrive l’ambiente di sicurezza che l’Alleanza deve affrontare, riafferma i suoi valori ed enuncia lo scopo principale della Nato di garantire la difesa collettiva. Inoltre, ribadisce quelli che sono i tre compiti fondamentali della Nato: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. Com’era stato più volte preannunciato, il nuovo documento definisce la Russia come la “minaccia più significativa e diretta” alla sicurezza degli Alleati, mentre affronta per la prima volta il tema della Cina e delle sfide che Pechino pone alla “sicurezza, gli interessi e i valori degli Alleati”. Il documento, inoltre, inserisce per la prima volta il cambiamento climatico tre le “sfide fondamentali del nostro tempo”.

Il Concetto strategico viene aggiornato all’incirca ogni dieci anni – la versione precedente è stata adottata al vertice di Lisbona nel 2010 – ed è uno dei documenti più importanti della Nato, secondo solo al Trattato. Oltre a riaffermare i suoi valori, il testo permette all’Alleanza di fornire una valutazione collettiva delle sfide alla propria sicurezza e guida le attività politiche e militari dell’Alleanza per il decennio successivo. Il nuovo documento lanciato a Madrid riconosce che il mondo è cambiato radicalmente rispetto al precedente Strategic concept: “l’ambiente di sicurezza è diventato più conteso e imprevedibile”, e di fronte alle sfide e alle opportunità che l’Alleanza si troverà ad affrontare, indica quali mosse dovranno essere messe in campo per continuare ad adattarsi in un mondo più pericoloso e competitivo.

L’ambiente strategico

“L’area euro-atlantica non è in pace”. È così che il documento inizia a descrivere l’ambiente strategico dell’area euro-atlantica, la cui sicurezza è minata dalla concorrenza e dall’instabilità dilagante. L’invasione russa dell’Ucraina “ha infranto la pace in Europa” e ha violato le norme e i principi che hanno contribuito a creare un ordine di sicurezza europeo stabile. Secondo la Nato, ora Mosca rappresenta “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli alleati e alla pace e alla stabilità” nell’area euro-atlantica.

La sfida di Pechino

Il documento riporta anche l’approccio della Nato nei confronti della Cina, le cui “ambizioni dichiarate e le politiche coercitive sfidano i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori”. Pertanto, il Concetto strategico invita gli alleati a “lavorare insieme per affrontare le sfide sistemiche” poste dalla Cina. Tuttavia, il testo rimane aperto a un impegno costruttivo con Pechino, al fine di “salvaguardare gli interessi di sicurezza e di costruire una trasparenza reciproca”. Ciò che preoccupa veramente l’Alleanza Atlantica, infatti, è che Mosca e Pechino stiano “sviluppando una partnership strategica” e siano “in prima linea in una spinta autoritaria contro l’ordine internazionale basato sulle regole”, una sfida che deve essere necessariamente raccolta e affrontata anche dalla Nato.

Le altre minacce

Secondo la Nato, inoltre, permangono tutte le instabilità che hanno caratterizzato lo scenario globale fino ad oggi. “Il terrorismo rimane una minaccia persistente ed è la minaccia asimmetrica più diretta alla sicurezza dei nostri cittadini”. L’Alleanza, inoltre, dovrà affrontare anche tutta una serie di altre minacce e sfide globali e interconnesse, “tra cui il cambiamento climatico, le tecnologie emergenti e dirompenti e l’erosione dell’architettura di controllo degli armamenti, disarmo e non proliferazione”, che insieme intaccano la stabilità e la sicurezza degli alleati e del mondo intero.

La difesa collettiva

Di fronte a tutte queste minacce e sfide, gli alleati della Nato hanno ribadito che “l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico è il fondamento della difesa alleata”. Anche se il meccanismo per la sua invocazione rimane lo stesso, con il Consiglio del Nord Atlantico che può decidere di invocarlo in risposta ad un attacco, nuove minacce si aggiungono alle possibili cause di attivazione: attività informatiche ostili, operazioni aggressive verso, da e all’interno dello spazio e operazioni ibride contro gli alleati che potrebbero raggiungere il livello di attacco armato. Secondo il nuovo Concetto strategico, tutte queste situazioni potrebbero portare il Consiglio a invocare l’Articolo 5.

I tre compiti fondamentali della Nato

Anche in un mondo che cambia, la Nato conferma i suoi tre compiti fondamentali di deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. Questi sono “complementari ed essenziali per garantire la difesa e la sicurezza di tutti gli alleati”. Garantire la resilienza nazionale e collettiva, rafforzare il vantaggio tecnologico dell’Alleanza e integrare pienamente il cambiamento climatico, la sicurezza umana e l’agenda Donne, Pace e Sicurezza “sono tutti elementi che fanno parte dell’adempimento del compito dell’Alleanza”.

La porta è aperta

Inoltre, l’Alleanza ha ribadito nel documento che il dialogo politico e la cooperazione con i partner esterni alla Nato saranno rafforzati, come ha dimostrato la partecipazione al vertice di Paesi dell’Indo-Pacifico e del Nord Africa. “La Nato lavora con le nazioni e le organizzazioni che condividono i suoi valori e interessi, per sostenere l’ordine internazionale basato sulle regole”, recita il documento, che sottolinea come, tra queste, l’Unione europea sia un “partner unico ed essenziale per la Nato”. Inoltre, l’allargamento a Finlandia e Svezia “è stato un successo storico” e “la porta dell’Alleanza rimane aperta alle democrazie europee che vogliono contribuire alla sicurezza e alla difesa collettiva”.

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Articoli tratti dal Manifesto quotidiano - 1 luglio 2022

Sfida sistemica? Xi non ci sta «È la Nato la vera minaccia» | il manifesto

Sfida sistemica? Xi non ci sta «È la Nato la vera minaccia»

CINA/USA. Mentre cresce la tensione tra Oriente e Occidente, il presidente va a Hong Kong per incoronare il nuovo governatore, quel John Lee che guidò la repressione delle proteste

Un divorzio e delle nozze d’argento. Mentre la Nato mette nel mirino la Cina e amplia il solco tra Pechino e occidente, Xi Jinping celebra il 25esimo anniversario della “riconquista” di Hong Kong.

IL COMPROMESSO raggiunto tra le diverse anime dei membri della Nato ha prodotto questa formula in riferimento alla Repubblica Popolare: sfida sistemica. Il nuovo concetto strategico partorito durante il summit di Madrid non definisce Pechino una «minaccia diretta» come fa con la Russia, ma chiarisce che la Cina rappresenta una fonte di preoccupazione. Il segretario generale Jens Stoltenberg non si è risparmiato un parallelo diretto: «La Russia e la Cina continuano a perseguire vantaggi politici nei nostri vicini meridionali con la leva economica e un approccio ibrido». Emmanuel Macron, esponente dell’ala più morbida, si è affrettato a chiarire che la Nato «non è un’alleanza contro la Cina, ma dobbiamo tenere conto delle sfide sistemiche che pone la crescita della potenza cinese» e «della contestazione all’ordine internazionale che viene dal partenariato tra Cina e Russia».

NON ABBASTANZA per Pechino, che ormai considera Nato e G7 come organizzazioni e piattaforme irrimediabilmente anti cinesi. Il governo della Repubblica Popolare ha risposto in maniera dura, ribaltando la prospettiva. «È la Nato la sfida sistemica alla pace e alla stabilità nel mondo», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. «Afferma di essere un’organizzazione difensiva e regionale ma lancia guerre ovunque, uccidendo civili innocenti», ha aggiunto. Secondo Pechino, il nuovo concetto strategico della Nato «infanga la politica estera della Cina».

La stessa narrativa utilizzata per descrivere quanto accaduto in Ucraina. Sarebbero proprio la Nato e i suoi alter ego come Quad e Aukus, espandendosi in Europa orientale e in Asia-Pacifico, a fomentare il confronto. La stessa replica che era stata riservata nei giorni scorsi al comunicato finale del G7 tedesco. Anche l’ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite ha respinto la concezione della Nato come l’ennesimo capitolo di un «copione», una mentalità «ormai datata da guerra fredda». Sui media di Stato, invece, si definisce l’organizzazione come un «veleno» e non un «antidoto» alla crisi di sicurezza europea.

MENTRE LA NATO aggiornava la sua concezione strategica, Xi Jinping usciva invece per la prima volta dal territorio della Cina continentale dall’inizio della pandemia di coronavirus. Il presidente cinese è arrivato ieri a Hong Kong (prima volta dal 2017), dove oggi prende parte alle cerimonie per il 25esimo anniversario dell’handover, cioè la restituzione dell’ex colonia britannica dal Regno Unito alla Repubblica Popolare. Xi è arrivato, a bordo di un treno speciale, insieme alla first lady Peng Liyuan. Le misure di sicurezza sono imponenti, anche a livello sanitario. I circa tremila tra ospiti e funzionari coinvolti nella visita del presidente sono stati messi in quarantena negli ultimi due giorni. Gli unici spostamenti consentiti sono quelli tra gli uffici amministrativi e le camere d’hotel.

A TRE ANNI di distanza dalle maxi proteste, la “questione” Hong Kong è stata pressoché risolta. La legge sulla sicurezza nazionale e la riforma elettorale “patriottica” hanno di fatto cancellato l’opposizione politica sia a livello politico sia sotto il profilo movimentista. Qualsiasi forma di attivismo è nel mirino. Tanto basta a Xi per dire che Hong Kong è «rinata dalle ceneri» e per incensare il modello “un paese, due sistemi”, che ha «assicurato prosperità e stabilità a lungo termine».

Lo stesso modello che Pechino continua a “offrire” a Taiwan. Complimenti anche per Carrie Lam, che secondo il presidente cinese «ha unito le persone di ogni ceto sociale per fermare la violenza e il caos e ha combattuto con tutte le sue forze». A Lam subentra John Lee, ex responsabile della sicurezza che ha guidato la repressione delle proteste (titolo che gli è valso le sanzioni degli Usa) e da oggi ufficialmente capo dell’esecutivo locale. Lee ha vinto le elezioni di maggio come unico candidato e il 99,2% dei voti. Con l’avvento di Lee, considerato una figura ben più decisa rispetto a Lam, gli attivisti temono che qualsiasi residuo di autonomia venga cancellato definitivamente.

SE LA NATO ha intenzione di mettere (più o meno direttamente) radici anche nel suo vicinato, la Cina mostra di aver rimarginato la ferita di Hong Kong e lancia un messaggio chiaro: non ha nessuna intenzione di rivivere il secolo delle umiliazioni.

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Più soldi e più soldati: è la nuova Nato, non in guerra ma neanche in pace | il manifesto

Più soldi e più soldati: è la nuova Nato, non in guerra ma neanche in pace

MADRID. Si è chiuso il vertice dell'Alleanza Atlantica

Come vincere la guerra senza farla? È la risposta a questa domanda d’emergenza che il vertice Nato chiuso ieri a Madrid – 40 anni dopo l’entrata della Spagna nell’Alleanza, che allora aveva suscitato molta contestazione – ha cercato di definire, camminando su un crinale sottile

TRAVOLTI dall’attualità, come già al G7 appena concluso a Elmau in Baviera, i paesi Nato hanno avuto una sola risposta: «investire nella Nato» per far fronte alla guerra riapparsa in Europa. Anche se, ha frenato Emmanuel Macron, «la Nato non è in guerra» ma «il continente europeo non è più in pace» e «la Russia porta da sola la responsabilità di questa guerra e delle conseguenze gravi che impone al mondo intero». Per l’Ucraina c’è l’assicurazione che l’aiuto durerà «fino a quando sarà necessario», anche se il paese non è membro Nato.

PIÙ SOLDI, dunque, per le armi: un aumento del budget «considerevole» ha detto il segretario della Nato, Jens Stoltenberg. Boris Johnson ha affermato che l’investimento nella Difesa britannica salirà al 2,5% del pil nel 2030, l’ospite Pedro Sanchez ha assicurato che la Spagna porterà al 2% la spesa militare a causa del «cambiamento tettonico» causato dalla guerra in Ucraina, la Germania ha già portato a 100 miliardi la spesa militare (calcolata fuori dal budget dello stato). Joe Biden ha annunciato altre armi all’Ucraina per 800 milioni, per rafforzare la difesa aerea, e si è impegnato a vendere dei caccia F-16 alla indisciplinata Turchia, che ottiene quello che vuole mercanteggiando la rinuncia al veto sull’ingresso di due ex paesi neutrali, Svezia e Finlandia, con l’arrivo di nuove armi e la testa dei rifugiati curdi e dei dissidenti politici fuggiti in quei paesi, per ora una lista di 33 nomi.

PER LA VENDITA di F-16 alla Turchia ci vuole l’accordo del Congresso, ma Biden è fiducioso di «poterlo ottenere». Erdogan fa pesare anche il ruolo che può avere per sbloccare i cargo di cereali nel Mar Nero, il cui blocco è minaccia alla sicurezza alimentare mondiale. Intanto, Svezia e Finlandia hanno firmato un memorandum che impegna sulla «cooperazione nella lotta al terrorismo». Macron però ricorda: «Non spetta alla Nato definire chi è terrorista e chi non lo è».

PIÙ SOLDATI: 300mila uomini in più sul fronte orientale per agguerrire la difesa terrestre, marittima e aerea. Per Italia e Germania ci sarà un sistema di difesa aereo, per la Spagna due cacciatorpediniere nel porto di Rota. In Polonia è già stata inaugurata una base permanente, un posto di comando avanzato che avrà 10mila uomini. Aumenta la presenza Nato in Romania e nei Baltici. La Germania e la Spagna si preparano a fornire dei carri Leopard all’Ucraina, dopo i Caesar francesi e la profusione di armi anglosassoni.

La Nato ha presentato lo Strategic Concept, il nuovo piano a lungo termine dell’Alleanza, che non era stato rivisto dal 2010. Allora, la Nato si era illusa su una possibile «partnership strategica con la Russia». Oggi la Russia è «la più importante e la più diretta sfida» per la Nato. Che per la prima volta cita nel documento finale anche la Cina, considerata «una sfida» per «interessi, sicurezza, valori» occidentali, che si «impegna a minare l’ordine internazionale». La Nato, a questo stadio, vuole evitare che il riavvicinamento Russia-Cina sia inevitabile.

IL NUOVO Strategic Concept deve tener conto dell’evoluzione recente della difesa europea, lo Strategic Compass varato a marzo, un obiettivo di rafforzamento per far fronte al rischio di un disimpegno Usa, che malgrado il dispiegamento ora in aumento in Europa a causa della guerra in Ucraina, guarda prima di tutto alla Cina. Ancora ieri Biden ha insistito sulla «sfida sistemica» rappresentata da Pechino. Il documento finale Nato afferma che Nato e Ue hanno «ruoli complementari, coerenti e che si rafforzano mutualmente» e insiste sul «valore» della difesa europea «più forte e più capace» per «contribuire positivamente alla sicurezza globale e transatlantica».

LA NATO infine ha firmato ieri una partnership con Tunisia e Mauritania per la lotta al terrorismo (islamico). Invece, la Spagna non ha ottenuto la garanzia Nato sull’applicazione dell’articolo 5 (la norma “attacchi uno, attacchi tutti”) per Ceuta e Melilla. E alla Georgia è stato detto che dovrà aspettare per diventare membro Nato (come per la Ue).

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Articoli tratti dall'agenzia stampa PRESSENZA

Un articolo di Gianmarco Pisa pubblicato il 30 giugno 2022 su Pressenza

rinvenibile al link:

Il nuovo concetto strategico della NATO è una rinnovata minaccia alla pace (pressenza.com)

Il nuovo concetto strategico della NATO è una rinnovata minaccia alla pace

 

Approvato dai capi di stato e di governo dei Paesi membri in occasione del vertice di Madrid, lo scorso 29 giugno, il nuovo concetto strategico della NATO punta a definire la nuova strategia e le rinnovate priorità di cui intende dotarsi l’Alleanza Atlantica, nel contesto di un rinnovato quadro strategico segnato da nuovi rischi e sfide diversificate. Secondo le indicazioni fornite dall’organizzazione, non senza enfasi, «il concetto descrive l’ambiente di sicurezza che l’Alleanza è chiamata ad affrontare; riafferma i nostri valori ed esplicita lo scopo-chiave della NATO, quello di garantire la nostra difesa collettiva. Stabilisce, inoltre, i tre compiti fondamentali della NATO: deterrenza e difesa; prevenzione e gestione delle crisi; sicurezza cooperativa».

Una potente macchina da guerra

Tuttavia, sebbene la NATO continui a definirsi un’organizzazione militare di carattere difensivo, tutt’altro è il quadro che emerge alla lettura del nuovo concetto strategico: ne emerge infatti il concetto strategico di una potente macchina da guerra, con un’articolazione estesa a tutti gli ambiti, capace di dispiegare la sua proiezione ben oltre la sfera euro-atlantica e di puntare i più diversi e lontani contesti geografici e strategici. Cosa c’è scritto infatti nel documento? Sin dalla premessa si pone in evidenza che lo scopo strategico della difesa collettiva viene impostato «su un approccio a 360 gradi» sia in termini di articolazione delle capacità militari in tutti gli ambiti di proiezione, sia in termini di spaccati e contesti di impegno. Si tratta di una capacità militare non puramente difensiva, ma posta a servizio degli obiettivi politici delle potenze occidentali, tanto è vero che «garantire la nostra resilienza nazionale e collettiva è fondamentale per tutti i nostri compiti principali e sostiene i nostri sforzi per salvaguardare le nostre nazioni, società e valori condivisi».

Nel merito, nella sezione dedicata alle finalità e ai principi, l’ordine di priorità è chiaramente definito: «Libertà individuale, diritti umani, democrazia e stato di diritto», mentre nel contesto strategico, si indicano subito i nuovi “nemici”: «La Federazione Russa è la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e stabilità nell’area euro-atlantica», al punto che «non possiamo considerare la Russia nostro partner». Inoltre «le ambizioni dichiarate e le politiche coercitive della Cina costituiscono una sfida per i nostri interessi, la nostra sicurezza e i nostri valori», e in particolare «l’approfondimento del partenariato strategico tra Cina e Russia e i loro tentativi … per minare l’ordine internazionale … sono contrari ai nostri valori e interessi». Non manca, chiaramente, il riferimento al terrorismo, in tutte le sue forme e manifestazioni, come «la minaccia asimmetrica più diretta alla sicurezza dei nostri cittadini e alla pace e alla prosperità internazionale», nonché il riferimento sempre più incisivo al cyberspazio come campo di conflitto strategico per il presente e il futuro: «attori maligni cercano di degradare la nostra infrastruttura critica, interferire con i nostri servizi governativi, estrarre informazioni, rubare la proprietà intellettuale e ostacolare le nostre attività militari».

Che la NATO, di fronte a questo scenario, si strutturi come vera e propria macchina per la guerra mondiale, potenzialmente in tutti gli ambiti e in tutti i contesti, è messo in luce in diversi punti della sezione dedicata ai compiti principali: «In un ambiente di competizione strategica, rafforzeremo la nostra consapevolezza globale al fine di scoraggiare, difendere, contrastare e interdire in tutti i domini e in tutte le direzioni, in linea con il nostro approccio a 360 gradi. La posizione di deterrenza e difesa della NATO si basa su una appropriata combinazione di capacità di difesa nucleare, convenzionale e missilistica, integrate da capacità spaziali e da capacità informatiche». E se non fosse sufficientemente chiaro, questa capacità è posta al servizio di una rinnovata strategia di “guerra preventiva”, già enucleata in precedenti documenti strategici: «Rafforzeremo in modo significativo la nostra posizione di deterrenza e di difesa per impedire a qualsiasi potenziale avversario ogni possibile opportunità di aggressione». Senza escludere, elemento di grave allarme, il ricorso al nucleare: «Le circostanze in cui la NATO potrebbe dover utilizzare armi nucleari sono estremamente remote. […] L’Alleanza ha le capacità e la determinazione per imporre a un avversario costi che sarebbero inaccettabili e che supererebbero di gran lunga i benefici che qualsiasi avversario potrebbe sperare di ottenere».

Un attore, anche nucleare, della “guerra globale”: nella sezione dedicata alla prevenzione e gestione delle crisi, infatti, si confermano «le risorse, le capacità, l’addestramento e le disposizioni di comando e controllo per dispiegare e sostenere operazioni militari e civili di gestione delle crisi, stabilizzazione e antiterrorismo, anche a distanza strategica». Rafforzando poco più avanti il concetto, con l’impegno ad aumentare gli sforzi «per anticipare e prevenire crisi e conflitti [al fine di] contribuire alla stabilità e alla sicurezza degli Alleati». L’integrazione e la proiezione militare euro-atlantica portano con sé anche una più consistente integrazione e complementarità tra UE e NATO: «L’Unione Europea è un partner unico ed essenziale per la NATO. Gli alleati della NATO e i membri dell’UE condividono gli stessi valori. La NATO e l’UE svolgono ruoli complementari, coerenti e che si rafforzano a vicenda nel sostenere la pace e la sicurezza internazionali». L’integrazione militare UE – NATO è del resto confermata anche in documenti UE a partire dalla c.d. «Bussola strategica».

Una strategia globale

Il dispiegamento di questa strategia diventa così a tutti gli effetti globale. In base al punto 45, infatti, «i Balcani occidentali e la regione del Mar Nero sono di importanza strategica per l’Alleanza. […] Lavoreremo con i partner per affrontare le minacce e le sfide alla sicurezza nelle regioni di interesse strategico per l’Alleanza, compresi il Medio Oriente, il Nord Africa e le regioni del Sahel. L’Indo-Pacifico è importante per la NATO, dato che gli sviluppi in quella regione possono influenzare direttamente la sicurezza euro-atlantica. Rafforzeremo il dialogo e la cooperazione con i partner nuovi ed esistenti nell’Indo-Pacifico per affrontare le sfide inter-regionali e gli interessi di sicurezza condivisi».

Un impegno strategico a 360 gradi, come recita il documento, che richiede non solo una crescente militarizzazione ma anche un considerevole incremento nella spesa militare: «Un aumento delle spese per la difesa nazionale e il finanziamento comune della NATO commisurato alle sfide di un ordine di sicurezza più conflittuale». Sono elementi di grave preoccupazione, che configurano sempre più la NATO come strumento militare di una rinnovata visione da “guerra fredda”, una minaccia potenzialmente dispiegata sul mondo intero, contro cui mantenere alte attenzione e mobilitazione.

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A Madrid contro la NATO (pressenza.com)

A Madrid contro la NATO

A pochi giorni dal vertice NATO a Madrid e per dare una specie di benvenuto, i giorni 24 e 25 giugno si è svolto il “Vertice per la Pace. NO NATO” nell’auditorium Marcelino Camacho a Madrid, preludio della manifestazione contro la NATO e le guerre, che avverrà domenica 26 e di cui vi terremo informati.

Pressenza ha partecipato a due tavole rotonde e qui condividiamo con voi solo alcuni appunti, dato che è impossibile riassumere tutto quanto è stato discusso.

La prima tavola rotonda dedicata a “NATO, forze armate e spese militari” è stata inaugurata da Juan Carlos Rois, che fa indagini sulle spese militari spagnole e su cosa si investe. Ci ha spiegato che, sebbene il Ministero della Difesa dichiari una spesa di 10 miliardi di euro, ci sono molti costi diffusi, dovuti ad altri ministeri e istituzioni, e si arriva a toccare i 39 miliardi di euro. È più del triplo: da circa lo 0,9% del PIL a più del 3%. Sono spese insostenibili e non necessarie, ma sono intoccabili per i vari partiti che si sono alternati al governo. Chi ama i dettagli e i numeri può controllare le fonti di queste affermazioni nei grafici pubblicati su alternativasnoviolentas.org

Poi la parola è passata a Quique Sánchez (IPB, Ufficio Internazionale per la Pace) che ha snocciolato i vari aspetti delle spese militari che alimentano le tensioni, facendo sì che i Paesi vicini o rivali si sentono minacciati. Non si potrà mai arrivare alla pace aumentando la quantità di armi, perché queste prima o poi sfociano in guerre. Si giustificano le spese per la difesa con lo scopo di evitare invasioni del proprio territorio, ma l’acquisto e i preparativi sono chiaramente offensivi. Le spese militari dirottano risorse dalle necessità vere, come salute e istruzione. La NATO ha un bilancio militare 17 volte più grande della Russia, e il Regno Unito da solo ha un bilancio simile a quello della Cina, per cui le spese sono difficilmente giustificabili con una potenziale minaccia da parte di ipotetici nemici.

Gemma Amorós, del Centre Delàs, ci ha spiegato dettagliatamente come il funzionamento interno della NATO prosciuga le risorse economiche in disposizioni quali le numerosissime esigenze di standardizzazione dell’equipaggiamento, in ricerca e sviluppo, in esercitazioni militari continue, ecc. Ci ha anche raccontato che la Spagna ha partecipato a 42 operazioni militari collegate a invasioni controverse della NATO (Afghanistan, Iraq, ecc.) e alle diverse basi americane o di uso congiunto con la NATO, che servono da apripista per l’ingerenza degli Stati Uniti.

La seconda tavola rotonda a cui abbiamo assistito, dedicata a “Le nuove menzogne della vecchia NATO con l’Ucraina nello sfondo”, è stata aperta da Ainhoa Ruíz, che ha presentato il documento pubblicato recentemente dal Centre Delàs: “NATO, costruire l’insicurezza globale”. Ha esposto alcune interessanti idee del documento. Per esempio, dalla caduta del muro di Berlino sono stati costruiti 51 muri attorno al mondo della NATO. Questo è il mondo del capitalismo liberale, in cui le persone non hanno guadagnato libertà di circolazione tra Paesi, a differenza dei capitali che viaggiano senza contese. Ha parlato del concetto di sicurezza umana, non quella concepita militarmente, ma nel senso di avere tutte le necessità primarie soddisfatte; e dell’estensione del concetto di violenza, oltre all’atto fisico, a diversi campi dell’attività umana. Infine, ha raccontato come la NATO fa tabula rasa ovunque arriva, com’è successo in Iraq, Afghanistan o Libia; da questo punto di vista, chiedere l’intervento della NATO in Ucraina per risolvere le cose non può essere una buona idea.

Carlos Taibo, professore di Scienze Politiche e specialista dei Paesi dell’est Europa, ha denunciato l’invasione dell’Ucraina e ha detto che è necessario chiarire che pure la NATO ha una responsabilità parziale nella creazione delle condizioni che hanno portato al conflitto. Questo aspetto è importante, ma impossibile da esporre pubblicamente a causa della censura imperante sui mezzi di disinformazione. Ci ha spiegato che, dalla dissoluzione dell’URSS, ci sono state opportunità chiare di integrazione della Federazione Russa con l’Europa occidentale, ma i diversi incontri falliti dagli Stati Uniti e dai Paesi della NATO hanno creato in qualche modo la figura di Putin che ha poi invaso l’Ucraina. Questo conflitto ha enormemente rafforzato la NATO, un fatto che preannuncia maggiore ingerenza e conflitti. Carlos ha avvertito dell’ascesa di un eco-fascismo in lotta per le risorse naturali e che stima ci sia “gente di troppo” sul nostro pianeta.

Infine, la giornalista Olga Rodríguez, corrispondente per vari conflitti in giro per il mondo, ci ha trasmesso la realtà del contatto con le vittime e con i disastri di guerra. Ci ha parlato di come, nelle frontiere dove oggi si accolgono i rifugiati ucraini, ieri si maltrattavano disumanamente le vittime delle guerre NATO nel Medio Oriente. Ha elencato svariate incoerenze della NATO e dell’Europa, attualmente debilitata e più dipendente dagli Stati Uniti, e che ora cerca risorse in nazioni come l’Egitto, l’Arabia Saudita o Israele, dove i diritti umani chiaramente non sono rispettati. Ha raccontato che la NATO ha messo in atto una politica di provocazione per espandersi verso l’Ucraina; che il discorso guerrafondaio prende il volo incoraggiando a mantenere ed esacerbare la guerra in Ucraina, e persino a portare lo stesso modello a Taiwan per estendere il conflitto alla Cina.

Ecco, si sono trattati molti argomenti, ma non vogliamo bombardarvi con tante idee, cari lettori che siete arrivati in fondo a questo articolo. Vogliamo solo riportare alcune idee che Olga Rodríguez ci ha raccontato: tra le vittime dei conflitti ha incontrato persone analfabete con una comprensione della geopolitica migliore di molti di noi, dato che ne portavano i segni sulla pelle. Noi diamo voce alla sua richiesta finale: speriamo che un giorno possa smettere di essere una corrispondente di guerra per trasformarsi in una giornalista di pace.

Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.

 

 

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