6 LUGLIO 2022. SI CHIUDE MALE PER GLI ECOLOGISTI LA PARTITA DELLA TASSONOMIA EUROPEA
(Foto di Ultima Generazione)
Nucleare e gas giudicati sostenibili e finanziabili dal Parlamento europeo. Le ultime speranze riposte sui ricorsi legali di Paesi (Austria, Lussemburgo) e Associazioni. L'accettazione della premessa della guerra in Ucraina ha azzoppato l'opposizione.
Di seguito info, analisi e commenti.
In Italia per un certo periodo, a nostro parere troppo breve, il "pallino" della protesta è stato tenuto in mano dagli ecopacifisti, gli unici in grado di scendere fisicamente in piazza durante le restrizioni Covid.
Poi sono subentrati, ad occupare la ribalta, gli ambientalisti tradizionali e la "lotta esemplare" di Civitavecchia, considerata vittoriosa (ma della quale fuori dai ristretti confini laziali non risulta siano stati poi in tanti a gioire, per come ci si sarebbe aspettati).
Vi sono le solite mobilitazioni territoriali che è difficile coordinare su obiettivi più generali che non siano i no ai progetti impattanti sul singolo posto sotto attacco (a volte anche presunto).
L'ambientalismo specialistico fa fatica a focalizzare il nucleare come suo avversario, a inserirlo tra le energie fossili da contestare, preferisce privilegiare la denuncia sul gas: anzi per i Fridays italiani ed europei è stato un problema mantenerli dentro una piattaforma che rifiutava il nucleare allo stesso modo del gas. Non è una forzatura polemica, ma la triste verità su di un atteggiamento che, per opportunismo codista (si sarebbe detto un tempo), evitiamo di rimprovarare a Greta Thunberg e ai suoi seguaci.
Per i Fridays For Future infatti mentre la lotta contro il gas è un obiettivo, il nucleare è solo un "tema di dibattito da approfondire", poiché con tutta evidenza le sirene della nuova generazione e dei microimpianti stanno avendo il loro (improvvido a nostro avviso) ascolto in questa area giovanile.
Dobbiamo continuare a glissare sulla minaccia esiziale costituita dal nucleare civile e militare, strettamente intrecciati; e che ora come minimo ci toccherà sostenere, con i nostri soldi di contribuenti italiani, il piano di rilancio nucleare di Macron e il suo giocare alla roulette russa con le nostre vite dal momento che la Francia ha deciso di prorogare di un decennio il funzionamento di vecchie centrali che dovrebbero chiudere per raggiunti limiti di età?
Ed è proprio così difficile accettare l'idea che oggi il "territorio" va considerato l'intero spazio planetario? Non siamo tutti sulla stessa barca, come ci ricordano gli slogan apposti sui frontoni delle COP per il clima?
E dobbiamo per forza accettare la narrazione che siamo parte cobelligerante (anche se nelle retrovie) contro la Russia di Putin e non invece soggetto terzo europeo che può tentare una mediazione tra le parti che si sparano contro?
Se si accetta la premessa dell'avversario è poi logico che ci si trovi in difficoltà quando si contestano alcune sue conseguenze. Se la premessa è che la nostra preoccupazione più urgente è sconfiggere Putin nella sua aggressione sull'Ucraina, allora poi non lamentiamoci se questa urgenza ci impone di arretrare sugli obiettivi ecologici che noi stessi finiamo per considerare secondari.
Il ripiegamento sulla ecologia da brandire come arma di guerra non ci sembra una buona idea. L'etichetta "verde" a nucleare e gas va rifiutata non perché non vogliamo favorire Putin ma perché siamo consapevoli che primo compito di tutti è la PACE CON LA NATURA: il nostro ambiente che si sta, per così dire, ribellando contro tutte le società umane, incapaci di rispettare i cicli che garantiscono anche il sostentamento della nostra specie.
_________________________________________________________________________________________Articolo su il Manifesto del 7 luglio 2022 di Anna Maria Merlo
La Tassonomia verde diventa grigia: «Gas e nucleare come le rinnovabili» | il manifesto
La Tassonomia verde diventa grigia: «Gas e nucleare come le rinnovabili»
È una «vergogna», un «risultato scandaloso», ma «la lotta continua». Verdi, sinistra e organizzazioni ecologiste criticano con forza il risultato del voto ieri al Parlamento europeo, che ha respinto con 328 voti contro 278 e 33 astensioni l’«obiezione» – che equivale a un veto – all’inserimento del gas e del nucleare nella Tassonomia delle energie rinnovabili, almeno come transizione, che era stata posta alla commissione Envi del parlamento europeo il 14 giugno scorso.
COSÌ, ROVESCIATO IL VETO, è passato il testo della Commissione presentato lo scorso gennaio che considera «durevoli» alcuni investimenti per la produzione di energia nelle centrali nucleari che non emettono Co2 costruite fino al 2030 (e che adottano un protocollo per maggiore sicurezza dal 2025 e piani per lo stoccaggio delle scorie dal 2050). Accettate anche le centrali a gas, a condizione che utilizzino le tecnologie più avanzate e che permettano la chiusura di centrali a carbone, ancora più inquinanti.
La storia però non finisce qui: Austria e Lussemburgo hanno l’intenzione di rivolgersi alla Corte di giustizia europea, una procedura giudiziaria a cui si aggregheranno le varie opposizioni. Il Consiglio europeo approva la linea della Commissione, ma c’è l’opposizione di otto paesi (non sufficiente però per una maggioranza qualificata che bloccherebbe la decisione).
La Commissione ha assicurato ieri che «resta determinata a utilizzare tutti gli strumenti disponibili per allontanare la Ue da fonti energetiche a forti emissioni di carbonio». In queste ore, l’attenzione della Commissione e degli Stati membri è tutta rivolta alla minaccia russa di chiudere il rubinetto del gas, le preoccupazioni ecologiche passano in secondo piano.
A METÀ LUGLIO, Mosca ha annunciato «riparazioni» alla pipeline Nord Stream 1, per la Germania significa un blocco che dovrebbe durare due settimane, ma potrebbe venire prolungato sine die, come «arma» di Putin.
La presidente Ursula von der Leyen ha ancora ieri ricordato che bisogna prepararsi «ad altri tagli» da parte della Russia. La Ue ha varato sei pacchetti di sanzioni, a metà agosto entra in vigore l’embargo sul carbone russo, a fine anno quello sul petrolio. Sul gas, la Ue non ha ancora deciso nulla, ma subisce i ricatti di Mosca.
Greenpeace ha ricordato ieri che inserire il gas nella tassonomia significa fare un regalo a Putin: sono almeno quattro miliardi di euro l’anno per Mosca, che servono a finanziare la guerra in Ucraina, 32 miliardi fino al 2030. Il rafforzamento del dollaro rispetto all’euro e l’aumento dei prezzi dell’energia contribuiscono anch’essi a riempire le casse russe.
SECONDO IL PRESIDENTE della commissione Envi, il francese Pascal Canfin (Renew), i «timori» degli ecologisti sulla tassonomia «non sono giustificati»: «Gas e nucleare non sono messi sullo stesso piano delle rinnovabili e sono incluse delle condizioni precise» per il loro uso.
Ma per i Verdi la tassonomia è frutto di un «patto faustiano» tra Francia e Germania: la seconda, anti-nucleare, ha scambiato l’appoggio di Parigi al gas con il sostegno al nucleare francese (e dell’est europeo). «Conservando il gas e il nucleare come sostenibili nella tassonomia – afferma il gruppo S&D – i conservatori hanno vergognosamente tradito le ambizioni della Ue sul clima».
I socialisti sperano che la finanza mondiale volti le spalle alle energie fossili. Sul voto è intervenuta anche Greta Thunberg, citando solo il caso del gas, che «ritarda la transizione realmente durevole e rafforza la dipendenza dagli idrocarburi russi».
Alla Ue è in discussione tutto un «pacchetto clima», un Green Deal presentato un anno fa dalla Commissione, che va dal sistema di scambio delle quote di emissioni di Co2, l’Ets (European Trading System) alla carbon tax alle frontiere esterne della Ue, per evitare di «importare» Co2 e le delocalizzazioni opportuniste, al bando delle auto a benzina nel 2035. C’è l’accordo per ridurre le emissioni a effetto serra (Fit for 55, meno 55% entro il 2030, neutralità carbonio nel 2050), ma più ci si avvicina alla traduzione in pratica dell’obiettivo più emergono con forza le lobby.
IN FRANCIA, la prima ministra Elisabeth Borne, nel discorso di presentazione al Parlamento sulla politica generale ha annunciato la nazionalizzazione di Edf, l’operatore storico (dove lo stato controlla già l’83,8% del capitale): la società è in difficoltà a causa dei costi crescenti del nucleare, con circa la metà dei reattori fermi per manutenzione.
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Nucleare «verde»: le associazioni preparano i ricorsi | il manifesto
Nucleare «verde»: le associazioni preparano i ricorsi
Secondo Greenpeace il voto di ieri del Parlamento europeo sulla Tassonomia verde è «oltraggioso». Non esiste parola più adeguata per descrivere la scelta di «etichettare il gas fossile e il nucleare come “verdi” e far fluire così più denaro verso le casse che finanziano la guerra di Putin in Ucraina» e per questo – annuncia l’associazione – «continueremo a opporci in tribunale». Greenpeace ha annunciato un’azione legale contro la Commissione europea: il primo step sarà la presentazione di «una richiesta formale di revisione interna» del documento adottato, ma «in caso di esito negativo, porterà la causa alla Corte di Giustizia europea». Secondo Ariadna Rodrigo, della
campagna Finanza sostenibile di Greenpeace Ue, l’azione è ispirata «dalle attiviste e dagli attivisti per il clima che questa settimana si sono riuniti a Strasburgo, e siamo fiduciosi che i tribunali annulleranno questo tentativo di greenwashing sostenuto dalla politica, si tratta di una chiara violazione delle leggi dell’Unione europea». Anche il Wwf valuta azioni legali: «Non è ancora finita. Non rinunciamo a combattere».
Dalla tassonomia, una parola il cui uso mutuato dalla botanica significa classificazione, discende un elenco che aiuta il mondo finanziario a far chiarezza su quali attività economiche siano realmente sostenibili: quella «verde» dovrebbe indirizzare i capitali privati verso investimenti per la decarbonizzazione, contribuendo agli obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico. Eccolo il problema: «L’Europarlamento con il voto di oggi ha ceduto alle lobby di gas e nucleare sostenendo la proposta della Commissione di classificarli come fonti energetiche sostenibili. Un duro colpo al Green Deal Europeo e a un’ambiziosa politica climatica in linea con l’obiettivo di Parigi di «contenere il riscaldamento globale entro 1,5° C, indispensabile per fronteggiare l’emergenza climatica. Una scelta politica senza alcuna base scientifica, come invece richiede il regolamento sulla Tassonomia», spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
«L’esito del voto dimostra in modo drammatico la miopia e la sudditanza alle lobby del fossile di una certa politica che ancora una volta antepone il mero profitto alla salute dei cittadini e alla tutela del Pianeta», affermano Eleonora Evi e Angelo Bonelli, co-portavoce nazionali di Europa Verde, insieme a Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra italiana.
A porre l’accento sui rischi per il nostro Paese del voto di ieri è Davide Panzeri, responsabile del Programma Europa del think tank ECCO: «Abbiamo perso un’occasione chiave. Una tassonomia senza gas e nucleare avrebbe accelerato l’abbattimento delle emissioni climalteranti e favorito la competitività del nostro comparto industriale, composto in buona parte da piccole e medie imprese. Il rischio ora è che i fondi privati, fondamentali per favorire la transizione verde, vengano fagocitati da grandi gruppi industriali per sostenere il piano di rilancio del nucleare di Macron e lo sviluppo dell’infrastruttura gas tedesca».
Insomma, il voto europeo potrebbe rallentare la transizione energetica in Italia. Per il nostro Paese la priorità dovrebbe essere quella di recuperare risorse finanziarie da investire in un sistema energetico decarbonizzato, «che si concentri sullo sviluppo di nuova capacità rinnovabile, sulle tecnologie abilitanti (come lo stoccaggio e le batterie, i sistemi intelligenti di gestione della domanda), sul rafforzamento delle reti elettriche e delle reti intelligenti, sulla trasformazione dell’industria italiana e sulla riconversione delle PMI, sull’efficienza energetica e la mobilità a emissioni zero. L’Italia trarrebbe grande beneficio da una tassonomia che indirizzi i capitali internazionali verso i settori strategici in cui il Paese ha realmente bisogno», spiega un’analisi pubblicata da ECCO.
Questa Tassonomia verde, poi, potrebbe fregare anche tanti cittadini-risparmiatori: molti scegliendo di investire in un pacchetto «verde» potrebbero – a loro insaputa – finanziarie lo sviluppo di gas e nucleare. Un bel regalo a quella che Re:Common definisce «finanza fossile», cioè l’insieme di banche, compagnie assicurative, fondi di investimento e fondi pensione che erogano servizi finanziari alle società dei combustibili fossili.