Vai al contenuto

noarmikievnopotenziamentoepf

NO ALL'INVIO DI ARMI ALL'UCRAINA. 

Qui di seguito il resoconto della conferenza stampa del 22 marzo (riportato prima dell'annuncio dell'iniziativa, postato di seguito. Infine rassegna stampa).  

QUI IL LINK alla registrazione di Radio Radicale

Oggi 22 marzo si è svolta la conferenza stampa dei Disarmisti esigenti dalle ore 11:00 alle ore 12:30 in piazza Esquilino di Roma

1- contro il voto del Senato (21 marzo) e della Camera (22 marzo) per l'invio di aiuti militari al governo ucraino richiesto dal premier Giorgia Meloni alla vigilia del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo

2- per la promozione di un referendum popolare contro l'invio di armi all'Ucraina in guerra

3- per il sostegno alla Campagna internazionale Object war lanciata da WRI & partners (di cui è testimonial, tra gli altri, Michele Santoro): agli obiettori di coscienza e ai disertori russi e ucraini va riconosciuto il diritto d'asilo in Europa. Appoggio alle madri russe contro la guerra.

Sono intervenuti i promotori (alcuni fanno digiuno dedicandolo alla scomparsa Antonia Sani, ex presidente WILPF Italia).

Alfonso Navarra (Disarmisti esigenti), Mino Forleo (Per la scuola della Repubblica); e Patrizia Sterpetti per WILPF Italia.

Gentile direzione e redazione di testata giornalistica interpellata

I Disarmisti esigenti, membri ICAN (rete per la proibizione delle armi nucleari, premio Nobel per la pace 2017), in "digiuno di coerenza pacifista", per il 22 marzo hanno organizzato una conferenza stampa, con inizio alle ore 11:00 e conclusasi alle ore 12:00, nell'ambito di una iniziativa di presidio a Roma in piazza dell'Esquilino. Si è contestato l'ennesimo voto parlamentare, già espletato il 21 marzo al Senato e previsto per il 22 marzo alla Camera, per l'invio delle armi all'esercito ucraino. Un voto su risoluzioni che sarà richiesto ai senatori (dopo quello già ottenuto dai deputati) dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ad approvazione delle sue comunicazioni, sia a Palazzo Madama che a Montecitorio, sul Consiglio europeo del 23 e 24 marzo dedicato all'Ucraina. La discussione ed il voto in aula, richiesti dalla premier, a giudizio di Disarmisti esigenti & partners, serviranno anche per saggiare la solidarietà atlantista del nuovo PD guidato da Elly Schlein.

Il Consiglio europeo torna a decidere, su proposta di Mr PESC Josep Borrell, aiuti militari e finanziari a Kiev. L'assistenza complessiva fornita all'Ucraina dalla UE e dai suoi Stati membri è stata stimata finora ad almeno 67 miliardi di euro, di cui 12 miliardi in aiuti militari. Ora si tratterebbe di potenziare l'EUROPEAN PEACE FACILITY, da cui si attinge per il sostegno militare, e a cui l'Italia contribuisce per il 12% circa,con altri 5,5 miliardi, che si aggiungerebbero agli 1,4 miliardi che restano nel fondo fino al 2027.

Gli organizzatori considerano l'insistere e persistere negli aiuti militari al governo Zelensky un "gettare benzina sul fuoco della Guerra grande" che, a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, si combatte tra eserciti regolari (non si tratta affatto di guerra partigiana!), con il rischio di una escalation che può coinvolgere direttamente la NATO e degenerare in un conflitto nucleare. Tale supporto militare da parte dell'Occidente è, a loro parere, ostativo della ricerca di tregua subito e di negoziati di pace, istanza nella quale, secondo tutti i sondaggi, si riconoscerebbe la maggioranza del popolo italiano.

Sono intervenuti i promotori (Alfonso Navarra, Mino Forleo; e Enrica Lomazzi e Patrizia Sterpetti per WILPF Italia).

Il referendum consisterebbe in tre quesiti riguardo l'abrogazione delle disposizioni sull'invio di armi all'Ucraina contenute nell'art. 2 bis della Legge 28/2022 e nell'art.1 della legge n. 8/2023; nonché delle disposizioni contenute all'art. 1, comma 6, lettera a) della legge 185/1990 che ammettono eccezioni al divieto di invio di armi ai Paesi in stato di conflitto armato.

Disarmisti esigenti & partners partecipano in Italia alla Campagna "Object War" promossa a livello internazionale dalla War Resisters' International, EBCO-BEOC, IFOR e Connection. A Londra siamo in contatto con il gruppo PAYDAY MEN'S NETWORK nell'ambito di GLOBAL WOMEN'S STRIKE.

Sono invitati tutti i cittadini europei ad unirsi allo sforzo globale per garantire protezione e asilo a obiettori di coscienza e disertori di Russia, Bielorussia e Ucraina coinvolti nella guerra in corso nella regione. Sono, a giudizio di Disarmisti esigenti & partners, una nostra speranza per spegnere il fuoco della guerra e far prevalere la pace!

E' stata sottolineata l'importanza di sostenere e diffondere l'appello delle mamme dei soldati russi (Movimento di resistenza femminista contro la guerra) che esige il ritiro delle truppe dal territorio dell'Ucraina, il ritorno a casa di tutti i soldati, la protezione dei soldati di leva dalla partecipazione a qualsiasi ostilità, l'adozione di una legge sulla prevenzione della violenza domestica, un degno sostegno materiale per l'infanzia e la maternità.

Allegati

1 - Lettera ai parlamentari per dialogo on line il 20 marzo

2 - Appello referendum "RIPUDIA LA GUERRA"

3- Appello delle madri russe contro la guerra

Maggiori INFO: coordinamentodisarmisti@gmail.com cell. 340-0736871

Sede: c/o Lega obiettori di coscienza via Pichi 1, 20149 Milano - tel. 02-5810.1226

Siti internet:

www.disarmistiesigenti.org

https://disarmistiobiettori.webnode.it

Sostegno con firma on line:

https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni/

____________________________________

UE: MELONI AL SENATO IL 21 MARZO E ALLA CAMERA IL 22 MARZO PER COMUNICAZIONI SU CONSIGLIO EUROPEO ED UCRAINA. 

Il PD della Schlein incalzato e "saggiato" sull'atlantismo.

LA SOCIETA' CIVILE FACCIA INVECE PRESSIONE – VERSO TUTTA LA POLITICA – SULLA SVOLTA PER UN PACIFISMO ESIGENTE E COERENTE

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i prossimi martedi 21 marzo e mercoledì 22 marzo alle 9:30 terrà le comunicazioni alla Camera sul Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 23 e il 24. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Da parte dei commentatori politici l'appuntamento è stato inquadrato come un momento discriminante relativamente alla natura e all'assetto degli equilibri politici vigenti.

Sulla guerra in Ucraina il governo guidato dalla Meloni chiederà chiarezza filo-Kiev e filo-NATO, in particolare al Pd, ora capeggiato dalla nuova segretaria Elly Schlein; ma, a ben vedere, anche agli stessi alleati di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega.

Ci si perdoni il linguaggio da infotainment: alla Camera arriverà il decreto "umanitario" sull'Ucraina ma l'appuntamento per "stanare" la "suocera" Schlein sulla posizione dei "democratici" in merito (ma anche le "nuore" Salvini e Berlusconi) è, appunto, quello del 21 e 22 marzo, quando il presidente del Consiglio Meloni riferirà in Aula prima del prossimo Consiglio europeo di Bruxelles. Per quell'occasione verrà preparata una risoluzione ad hoc per capire se ci sarà, come c'è stata finora, la sponda del Partito democratico, ben differenziata dalla opposizione "pacifista" del Movimento 5 Stelle.

(La UE sta ad esempio valutando un aumento di 3,5 miliardi di euro, successivo a un aumento già stabilito di 2 miliardi, al FONDO EUROPEO PER LA PACE, lo strumento che finora ha permesso di fornire all'Ucraina 3,6 miliardi di euro in armi. L'aumento dei 2 miliardi dovrebbe essere destinato  alla fornitura di munizioni da 155 mm, un miliardo per quelle già pronte e un miliardo per le nuove in produzione. L'ok politico per i 3,5 miliardi aggiuntivi lo si aspetta invece proprio dal summit del 23 e 24 marzo).

Da parte di Disarmisti esigenti & partners, e si spera da parte del pacifismo esigente, la pressione dovrà essere in direzione contraria: portare quanto più PD possibile, auspicabilmente tutto, e quanti più deputati in ogni partito, ad abbracciare una posizione che lavori per la pace per il tramite della pace. (Questa contraddizione, a lavorarci bene, potrebbe essere approfondita nello stesso schieramento governativo di centro-destra attraversato dal "pacifismo utilitaristico").  Lo abbiamo già scritto nel volantino che abbiamo distribuito alla manifestazione del 5 novembre 2022 (corteo svoltosi nella capitale Roma che paradossalmente non chiedeva nulla al governo italiano): se le armi devono tacere, esse non devono essere apparecchiate per i belligeranti, per chi dà loro la parola, per chi le usa.

Riportiamo ancora da quel testo: "Non le si fornisca, da parte dell'Italia, ai russi e nemmeno le si fornisca all'esercito ucraino, che non siamo affatto obbligati a sostenere se vogliamo sostenere il popolo ucraino. La differenza il popolo italiano l'ha colta, quando per il 75 % manifesta contrarietà al coinvolgimento armato anche indiretto nella guerra in corso".

Continuava ancora quel documento: "All'unità nazionale dei partiti noi possiamo rispondere con l'unità popolare che va a fare sentire la sua voce a Montecitorio e Palazzo Madama. La ragione ci sembra chiara. Non vogliamo alimentare il mostro orrendo della guerra. Non un cannone, non un soldo, non un soldato per essa! L'umanità deve porre fine alle guerre o saranno le guerre, sarà questa guerra, a porre fine all'umanità!".

Le posizioni del Parlamento sull'invio delle armi all'Ucraina sono riassunte nella scheda sotto riportata, tratta dal sito web OPENPOLIS.

Per quanto ci riguarda, Disarmisti esigenti & partners, abbiamo tenuto fede all'impegno proclamato nello striscione portato in piazza il 5 novembre: "Riconvochiamoci, quando si vota in Parlamento, per protestare contro l'invio di nuove armi all'esercito ucraino".

Abbiamo infatti organizzato, dedicandoli ad Antonia Sani, ed in collaborazione con altre forze nonviolente, presidi e digiuni di coerenza pacifista a Roma il 13 dicembre 2022 e, nel 2023, il 13 gennaio, il 24 gennaio e il 24 febbraio. Ora saremmo, purtroppo, alla quinta mobilitazione che porteremo avanti con lo spirito determinato di sempre.

Ci rifacciamo sempre al documento originario: "Dare voce alla maggioranza inascoltata del popolo italiano: stop, appunto all'invio di armi, fine delle sanzioni, no riarmo e disarmo atomico (a partire dalla ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari), apertura – lavorando per un cessate il fuoco immediato - di spazi percorribili per la soluzione della guerra in Ucraina, lotta per lo scioglimento dei blocchi militari e immediata connessione tra "fine del mese" e "fine del mondo". La lotta alla guerra, in parole povere, va agganciata alle conseguenze in termini di crisi economica e deterioramento delle condizioni di esistenza, carovita e carobollette, crisi energetica e crisi alimentare".

Il volantino faceva infine riferimento agli slogan dello striscione che abbiamo portato e continueremo a portare in piazza:

"OGGI NON ESISTONO GUERRE GIUSTE (PAPA FRANCESCO)

Fermate subito i combattimenti, intervenga l'ONU per negoziare una tregua e prevenire una escalation nucleare.

Custodiamo, esseri umani cooperanti, la Terra sofferente".

Più la frase, già riportata, sulla riconvocazione ogni volta che le sedi istituzionali decidono concretamente in merito alla guerra.

Organizziamo quindi, DE & partners, una conferenza stampa dei digiunatori e dei loro sostenitori - "portavoci del popolo" perché espressioni del sentimento pacifista della maggioranza degli italiani - in  Piazza dell'Esquilino dalle ore 11:00 alle 12:00 nel contesto di un presidio, sempre nella medesima piazza, che dovrebbe protrarsi dalle ore 8:00 fino alle ore 18:30.

Abbiamo rivolto l'invito a partecipare e contribuire a: Servizio Pubblico (ci sostiene per la diffusione), Campagna Stop RWM, Comitato Referendario RIPUDIA LA GUERRA, Per la Scuola della Repubblica, UN PONTE PER, Rete SCIOGLIAMO LA NATO, Libreria delle Donne. E ad altri soggetti di movimento.

Cosimo Forleo illustrerà i lavori in corso per promuovere un referendum popolare "ripudia la guerra". Il referendum consisterebbe in tre quesiti riguardo l'abrogazione delle disposizioni sull'invio di armi all'Ucraina contenute nell'art. 2 bis della Legge 28/2022 e nell'art.1 della legge n. 8/2023; nonché delle disposizioni contenute all'art. 1, comma 6, lettera a) della legge 185/1990 che ammettono eccezioni al divieto di invio di armi ai Paesi in stato di conflitto armato.

Disarmisti esigenti & partners, in prima fila UN PONTE PER, partecipano in Italia Campagna "Object War" promossa a livello internazionale dalla War Resisters' International, EBCO-BEOC, IFOR e Connection. A Londra siamo in contatto con il gruppo PAYDAY MEN'S NETWORK nell'ambito di GLOBAL WOMEN'S STRIKE.

Invitiamo tutti i cittadini europei ad unirsi allo sforzo globale per garantire protezione e asilo a obiettori di coscienza e disertori di Russia, Bielorussia e Ucraina coinvolti nella guerra in corso nella regione. Sono una nostra speranza per spegnere il fuoco della guerra e far prevalere la pace!

Sottolineiamo l'importanza di sostenere e diffondere l'appello delle mamme dei soldati russi (Movimento di resistenza femminista contro la guerra) che esige il ritiro delle truppe dal territorio dell'Ucraina, il ritorno a casa di tutti i soldati, la protezione dei soldati di leva dalla partecipazione a qualsiasi ostilità, l'adozione di una legge sulla prevenzione della violenza domestica, un degno sostegno materiale per l'infanzia e la maternità.

Una novità importante di cui tenere conto riguarda una recente presa di posizione contro l'invio della armi a Kiev da parte della CGIL. Gli aiuti militari, secondo il segretario generale Maurizio Landini "servirebbero a prolungare l'agonia dell'Ucraina. Invece è indispensabile la trattativa". La CGIL ovviamente si è portata dietro anche la Rete italiana pace e disarmo. Ma il punto è vedere se alle nuove prese di posizione, più chiare rispetto al vuoto pregresso, faccia seguito una volontà di impegnarsi su obiettivi e percorsi concreti che fino ad adesso è mancata del tutto. Magari il 22 marzo si prenderà atto di un positivo cambiamento comportamentale. Uno su cento di quelli scesi in piazza il 5 novembre, solo di romani, farebbero una differenza di peso significativa ed avvertibile: la pressione visibile sui rappresentanti istituzionali modificherebbe il quadro narrativo e farebbe esplodere le contraddizioni politiche che covano dappertutto sotto la cenere ...

 

Con il richiamo ad aggiungersi on line ad essi (si può firmare al link: https://www.petizioni.com/nonsiamoinguerra-nosanzioni/ ), si ricordano infine i firmatari originari della nostra proposta:

Alfonso Navarra – portavoce dei Disarmisti esigenti

Patrizia Sterpetti – presidente WILPF Italia

Daniele Barbi – comitato antinucleare di Treviri

Carla Biavati – Rete IPRI-CCP

Ennio Cabiddu – obiettore di coscienza alle spese militari, LDU Sardegna

Sandra Cangemi - Cooperazione Nord/Sud

Mario Di Padova – presidente LOC

Giuseppe Farinella – Il Sole di Parigi

Cosimo Forleo – Per la Scuola della Repubblica

Angelo Gaccione - Odissea

Giampiero Monaca – Bimbi svegli

Antonella Nappi – Donne, difendiamo la salute

Elio Pagani – Abbasso la guerra

Vittorio Pallotti – CDMPI Bologna

Totò Schembari - Marcia dei Girasoli Comiso-Niscemi

Oliviero Sorbini e Ennio La Malfa -

Marco Zinno – Radio Nuova Resistenza

… e altri che si sono via via aggiunti con il supporto di personalità come Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Luigi Mosca e Angelica Romano

(e una schiera di attiviste/i di punta, come ad esempio, Federica Fratini, Marco Palombo, Tiziano Cardosi - Sandro Ciani - Beppe Corioni – Alfonso Di Stefano - Abramo Francescato – Angelo Gaccione - Marco Paolo Giorgino - Teresa Lapis – Roberto Maggetto - Giuseppe Natale - Franca Niccolini - Rosa Omodei - - Renato Ramello - Valentina Ripa - Fabio Strazzeri …)

_________________________________________________________________________________________

Come il nuovo parlamento si è pronunciato sul conflitto ucraino - Openpolis

  • Il nuovo parlamento emerso dal voto del 25 settembre 2023 ha già votato su 2 decreti legge che riguardano il conflitto in Ucraina.
  • Il primo è stato approvato con i soli voti contrari del M5s e di Avs.
  • Su questo provvedimento, nel Partito democratico si sono registrati 5 voti ribelli (di cui 2 per errore).
  • Il secondo è stato approvato con i voti contrari di M5s e Avs e l'astensione di Pd e Azione-Iv.

_________________________________________________________________________________________

Rassegna stampa

___________________________________________________________________

Un nuovo protagonista politico fa capolino, il trasversale "pacifismo utilitaristico".

Presenza testimoniale del pacifismo esigente in piazza dell'Esquilino.

Una minirassegna stampa dei quotidiani in edicola il 23 marzo 2023

Di Alfonso Navarra

"Armi e non solo. Alla Camera il match incrociato dei partiti".

Questo il titolo del pezzo de "Il Manifesto", del 23 marzo 2023, a firma di Andrea Colombo, dedicato alla premier che comunica alla Camera, dopo il Senato, in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo.

Il giornalista osserva: "L'Ucraina è un nodo reale, il più intricato che ci sia oggi, ma è anche uno strumento da adoperare (per la contesa sulle nomine- ndr). Matteo Salvini la usa per tenere la premier sulla corda". E questo si manifesta attraverso la simbologia dei ministri leghisti non presenti sul banco del governo.

Nell'evento però non è infondato vedere una certa insofferenza del partito di Salvini per la posizione espressa in Senato da Giorgia Meloni sull'invio di armi a Kiev.

Già al Senato il capogruppo Massimiliano Romeo …

Al netto di questo teatrino sul vuoto, alla fine rattoppato, dei leghisti tra i banchi del governo, al momento del voto sulle risoluzioni non si è registrata nessuna sorpresa, col documento di maggioranza approvato senza problemi e quello del Terzo Polo di AZIONE+IV parzialmente sostenuto anche dal centro-destra (il documento si è votato per parti separate).

Ettore Rosati di IV: "Lei, signora Meloni, si può permettere la sua posizione netta perché c'è un pezzo di opposizione che condivide questa linea".

Le opposizioni, come al Senato, si sono schierate in ordine sparso alla Camera. Ma con intenzioni presuntamente pungenti nelle loro accuse. Si è già citata la disponibilità di Calenda-Renzi a fare da sponda militarista. Ma anche il PD di Elly Schlein, che si è fatta notare per la sua assenza, si è buttato a giocare sulle crepe del centrodestra. Ricorda Enrico Borghi che "Meloni dice in aula che dobbiamo arrivare al 2 per cento delle spese militari sul PIL e il capogruppo della Lega Romeo dice l'opposto".

Marianna Madia: "Tenga d'occhio i suoi alleati, noi faremo altrettanto dalla nostra parte".

Ma è evidente che il PD su questo punto delle armi a Kiev sconta le difficoltà e l'imbarazzo della sua neosegretaria.

Commenta Andrea Colombo: "Scegliere (da parte della Schlein – ndr) di non parlare non è una gran bella figura. (La sua controfigura Madia-ndr) non spiega perché, essendo del tutto d'accordo, il PD non vota la parte della mozione di maggioranza sulla guerra, come fa invece il Terzo Polo. È un autogol e un passo falso da parte della nuova segretaria dem che di fatto ha lasciato ieri la bandiera di speaker dell'opposizione a un Conte in ottima forma".

Ma come è possibile coprire con spiegazioni posticce una incoerenza palese, caro Colombo?

È il Fatto quotidiano che, come al solito, fa da cassa di risonanza all'intervento di Giuseppe Conte.

Titolo dell'articolo a firma di Luca De Carolis: "Conte attacca: L'Italia in guerra, la premier è una faccia di bronzo".

"Il 1° marzo 2022 il Parlamento approvò un decreto che autorizzava Draghi a inviare forniture militari all'Ucraina, ma con precisi limiti. Noi, 5 Stelle, non senza tormenti di coscienza, decidemmo di non abbandonare un Paese aggredito, nella convinzione che alle armi si affiancasse una forte iniziativa diplomatica. Ma oggi possiamo dire che quei limiti e quelle premesse sono stati traditi, prima da Draghi e adesso dal suo esecutivo, che è la brutta copia del governo Draghi".

Conte insiste: "Ci state trascinando in guerra, per inseguire una vittoria militare sulla Russia". Osserva De Carolis: sono parole rivolte anche al PD, che non cita.

Giorgia Meloni replica con delle domande da rivolgere a chi parla di pace "facendo propaganda sulla pelle di una popolazione sovrana".

"Quali sono le condizioni per aprire un tavolo di trattativa? Ritenete che si debbano rivedere i confini dell'Ucraina oppure no?"

Condizioni non ce ne devono essere, a parte il cessate il fuoco delle parti belligeranti. È questa una convinzione dei pacifisti, almeno dei pacifisti "esigenti" (quelli del presidio in piazza dell'Esquilino), ma anche di una strana corrente di pensiero "trasversale" che si sta profilando.

Potremmo chiamarla del "pacifismo utilitaristico".

La può esprimere, ad esempio, un convegno tenuto nei pressi di Montecitorio organizzato da "Avvocatura in missione", che ha riunito uno schieramento trasversale – Romeo (Lega), Delrio (PD), Patuanelli (M5S), Gasparri (FI) e Alemanno - per ribadire l'esigenza di andare oltre la ricerca della soluzione armata.

Ne riferisce il quotidiano Avvenire in un articolo a firma di Alessia Guerrieri. Titolo: "Nasce il fronte trasversale che chiede una mozione per favorire la pace"

L'idea è quella di una mozione parlamentare unica "che chieda al governo un'azione diplomatica forte a livello europeo, prima per il cessate il fuoco e poi per la fine definitiva della guerra, "costringendo" le parti a trattare".

Ecco quanto Romeo "preoccupato" chiede alla premier Meloni: "approfittando di questo momento di stallo del conflitto, cerchiamo una via diplomatica per chiedere uno sforzo europeo almeno per la tregua".

Graziano Del Rio: "Un anno fa era comprensibile inviare armi per sostenere il diritto alla resistenza. Ma ora è necessario che la grande assente – l'Europa – prenda la sua iniziativa di pace. Su questo tema deve esserci un dialogo trasversale".

Patuanelli dei Cinque Stelle, propone gli stessi toni. "Oggi se deve lavorare per una tregua e poi fare sedere gli attori intorno a un tavolo". A suo parere, la fine dell'invio di armi può rappresentare l'unico elemento di discontinuità per iniziare a ragionare di pace".

Maurizio Gasparri: "Va evitato che la Russia finisca nelle braccia della Cina. Spero si torni allo spirito di Pratica di Mare, cioè leali nel posizionamento, ma non ottusi nel ragionamento".

Don Stefano Caprio: "Bisogna rimettere al centro l'idea di una trattativa di pace, magari utilizzando la via proposta dal Papa, con la Chiesa come mediatore".

Gianni Alemanno, portavoce del Comitato "Fermare la guerra": "Se l'Italia non agirà nel senso di chiedere il cessate il fuoco, offrendo la sospensione dell'invio di armi, il Comitato "Fermare la guerra" è pronto a raccogliere le firme e ad aderire al quesito referendario "ripudia la guerra".

Il pacifismo si fa vivo con Milex che mostra la sua natura professionale e fa i suoi calcoli tecnici.

Luca Liverani intervista su Avvenire Francesco Vignarca: "Gli aiuti militari sono già costati all'Italia quasi un miliardo di euro".

Articolo interessante per chi ricerca stime economiche da ragioniere dei conti pubblici. Ma da "persuasi", attivisti guidati intelletto, passione e volontà concordanti, può bastare la dichiarazione fornita all'inizio del 2023 dal ministro degli esteri Antonio Taviani: "L'aiuto che abbiamo dato all'Ucraina ammonta a circa 1 miliardo di euro di controvalore in armamenti"

Il pacifismo esigente è raccontato, da Luca Liverani, sempre su Avvenire del 23 marzo, quando si riferisce del "presidio pacifista contro il decreto sulle armi a Kiev".

Ecco una parte del testo:

"A manifestare c'erano i rappresentanti dei Disarmisti esigenti (membri di ICAN, la rete per la proibizione delle armi nucleari, premio Nobel per la pace 2017. Con loro anche Per la scuola della Repubblica e WILPF Italia.

(…)

Inviare armi è utile solo a esasperare il conflitto – ha detto Alfonso Navarra – e danneggia il popolo ucraino, gettando benzina sul fuoco della guerra. Siamo contro l'escalation e per la difesa nonviolenta del popolo ucraino. L'Italia – ha sottolineato – dovrebbe ripudiare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, come dice l'articolo 11 della Costituzione. E papa Francesco ci ricorda che "non esistono guerre giuste". Al presidio è stata annunciata la promozione di un referendum popolare contro l'invio di armi all'Ucraina, con una raccolta dopo Pasqua. Le organizzazioni presenti hanno infine ribadito il loro sostegno alla campagna internazionale Object War lanciata da War resister's international (di cui è testimonial anche Michele Santoro). "Agli obiettori di coscienza e ai disertori russi e ucraini va riconosciuto il diritto d'asilo in Europa".

___________________________________________________________________

Il Sole 24 Ore di mercoledì 8 marzo 2023 - articolo a firma di Beda Romano

PRONTO IL PIANO UE DI ACQUISTO CONGIUNTO DI ARMI PER L'UCRAINA 

LA PROPOSTA DI BORRELL

COORDINAMENTO AFFIDATO ALL'AGENZIA EUROPEA DI DIFESA

USATO IL FONDO PER LA PACE

Sta compiendo passi avanti l'idea di acquisti congiunti di armi da inviare in Ucraina in modo da rifornire Kiev nella sua guerra contro Mosca. I ministri europei della Difesa saranno chiamati oggi a discutere una proposta dell'Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Josep Borrell. La questione verrà poi trattata a livello di leader a fine mese. Nel frattempo, la Commissione europea sta studiando meccanismi per aumentare le capacità di produzione dell'industria europea. «Abbiamo ricevuto l'urgente richiesta ucraina di nuove munizioni da 155 millimetri», ha spiegato ieri a un gruppo di giornalisti il commissario al mercato unico e all'industria Thierry Breton. La soluzione che verrà presentata ai ministri sarà «ambiziosa, pragmatica e veloce». Più in generale, ha aggiunto il commissario, il tentativo dei paesi membri deve essere «di mutualizzare un po' di più» un settore, quello militare, che è stato ostaggio per decenni degli interessi prettamente nazionali.

Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, a ridosso di un incontro ministeriale a Stoccolma, il piano comunitario si basa su due pilastri. Il primo prevede che i Ventisette trasferiscano a Kiev parte dei loro depositi di munizioni. L'Alto Rappresentante proporrà ai ministri di usare un miliardo proveniente dal Fondo europeo per la pace (EFP) per rimborsare fino al 50-60% del materiale inviato all'Ucraina dai paesi membri. Il secondo pilastro riguarda la produzione di nuove munizioni. Secondo la proposta, si tratta di chiedere all'Agenzia europea di Difesa (EDA), nata per promuovere il coordinamento tra i paesi membri in ambito militare, di raccogliere le richieste dei governi, e di negoziare a nome con le società produttrici il prezzo, la quantità e la tempistica. «L'acquisto vero e proprio verrebbe poi effettuato dai singoli governi sulla falsariga di quanto fu fatto con i vaccini anti-Covid 19», spiega un funzionario comunitario. Anche in questo caso interverrebbe il Fondo europeo per la Pace con un ammontare di un miliardo di euro che verrà utilizzato per rimborsare ai singoli paesi membri fino al 50-60% di quanto verrà convogliato verso l'Ucraina. Il materiale acquistato dovrà essere europeo. I primi ordini potrebbero giungere già in maggio. Spiegava ieri il commissario Breton: «Abbiamo individuato 15 imprese produttrici di munizioni da 155 millimetri in 11 paesi». In una lettera inviata all'Alto Rappresentante, i vertici militari ucraini hanno recentemente precisato le necessità di Kiev nella guerra contro la Russia. Verrebbero sparate fino a 300-400mila pallottole al giorno. A questo proposito, i Trattati proibiscono di utilizzare denaro proveniente del bilancio comunitario per finanziare attività militari. Non per altro la proposta messa a punto dalla Commissione europea prevede di usare denaro fuori bilancio, che giunga dall'EPF. Nel contempo, i Ventisette sono arrivati alla conclusione che è necessario aumentare le capacità di produzione. «L'industria europea non è pronta alle esigenze di un conflitto ad alta intensità – ha spiegato ieri il commissario Breton –. Gli Stati membri accetteranno di donare le loro scorte all'Ucraina solo se avranno una chiara prospettiva dei tempi di rifornimento». «Abbiamo i siti produttivi e l'expertise. Dobbiamo aumentare le economie di scala», ha quindi aggiunto Thierry Breton. Tra le altre cose, Bruxelles vuole adottare «contratti certi» con le imprese della difesa; «monitorare gli sforzi compiuti dai produttori»; «risolvere i colli di bottiglia, soprattutto nella catena di produzione». Il commissario ha poi avvertito: «La nostra industria della difesa deve passare rapidamente alla modalità di una economia di guerra»

______________________________________________________________________________________________

Da L'INKIESTA 6 marzo 2023  (https://www.linkiesta.it/2023/03/giorgia-meloni-elly-schlein-ucraina-pd/)

A suo rischio e pericolo - Meloni proverà a stanare l'ambiguità di Schlein sull'Ucraina

Amedeo La Mattina 

Il 22 marzo, in Parlamento, la premier confermerà il sostegno a Kyjiv senza esitazioni (e nonostante gli alleati). La neo segretaria del Pd dovrà prendere posizione: le servirà un assist dicendo di no oppure dirà di sì rompendo il fronte con Conte?

Adesso Giorgia Meloni aspetta Elly Schlein al varco su Kyjiv. Le piazze, gli abbracci, le opposizioni che si ritrovano antifasciste, Elly che parlotta con Giuseppe Conte, che flirta con Maurizio Landini. Poi si arriva al dunque e davanti alla nuova leader del Partito democratico si presentano tracciate sull'asfalto della politica le linee rosse.

La prima sta arrivando: il 22 marzo la premier farà le sue comunicazioni nelle aule del Parlamento, alla vigilia del Consiglio europeo. Sarà la prima vera occasione per verificare il nuovo orientamento del Partito democratico e della sua nuova segretaria, salutata con entusiasmo dal popolo della sinistra e destinata a fare le scarpe ai Cinquestelle. È proprio qui che si inserisce la premier, refrattaria a gareggiare sul semplice e scontato piano del genere: Meloni versus Schlein. Lo trova stucchevole. Vuole invece stanare Elly sulle questioni che contano.

Il 22 marzo confermerà la linea di sostegno a Kyjiv, senza esitazioni, contro i dubbi (è un eufemismo) di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Per tutto il 2023 l'Italia continuerà a mandare armi e sostegno economico a Volodymyr Zelensky grazie al decreto votato a fine 2022. Non c'è ancora bisogno del settimo decreto per finanziare altri aiuti, ma la durata della guerra purtroppo richiederà un altro provvedimento e un'altra spesa.

E intanto potrebbe aumentare il distacco della maggioranza degli italiani, potrebbe crescere la contrarietà di quella parte dell'opinione pubblica che sente lontano il conflitto ucraino per vari motivi, sentimento di pacifismo o meno che sia. E sarà a quel punto che la strettoia diventerà sempre difficile sia per Elly che per Giorgia. Ma il 22 marzo sarà il primo momento della verità e delle spade che si incrociano.

La maggioranza intende presentare una risoluzione per confermare l'impegno a sostenere Kyjiv. Schlein che farà? Non potrà certo votare la risoluzione del centrodestra. Dovrà presentarne una sua e sbilanciarsi sul peso che intende dare all'azione diplomatica. La scena parlamentare per Meloni è ideale per mettere in difficoltà gli avversari, se Giuseppe Conte avrà – e l'avrà – la "felice" idea di presentare una mozione tutta piegata sullo pseudo-pacifismo. Il Partito democratico dovrà votare contro o astenersi, servendo un assist al governo.

Meloni aspetta tutti su questo crinale. Punta a far emergere l'ambiguità della segretaria dei democratici. Ambiguità che rimarrà confinata all'Ucraina e destinata a diventare contrarietà nei confronti dell'invio di altre armi con il settimo decreto. Finendo per alimentare il dissenso dentro la stessa maggioranza. Tutto dipende da quanto a lungo durerà la guerra, se malauguratamente dovesse aggravarsi. Potrebbe succedere che Meloni si troverà in una posizione di solitudine anche dentro i suoi confini politici.

Tra pochi giorni in Parlamento alcune cose saranno chiare. La maggioranza si stringerà attorno al suo premier alla vigilia del vertice europeo e Meloni, sentendo l'odore del sangue politico, vorrà stressare al massimo le divisioni dentro il Partito democratico. Non ci metterà un secondo a dare ai capigruppo di Fratelli d'Italia disposizioni per presentare una risoluzione netta. La pacifista Schlein sarà costretta a dire la sua, a barcamenarsi tra pace e guerra, a trovare un equilibrio nel suo partito.

Magari non sarà la nuova segretaria a fare un regalo alla premier, ma viceversa, dal momento che l'umore degli italiani sta prendendo una piega verso il disimpegno. Meloni rischia di non trovarsi più in una posizione di forza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *