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attrezzarsi per rilancio OSM

Spese per eserciti e armamenti, nuova guerra fredda e preparazione della guerra nucleare in Europa: Buchel la nuova Comiso. Rispondiamo con il rilancio dell’obiezione di coscienza alle spese militari

da parte di Alfonso Navarra - www.disarmistiesigenti.org

Per gli eserciti e gli armamenti si spende oggi nel mondo quanto non mai

Le cifre che ci fornisce lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) sull’aumento odierno delle spese militari - oltre i livelli già stratosferici della guerra fredda tra USA e URSS -risultano ancora più indigeste se si pensa a quante risorse sono sottratte al contrasto della pandemia da Sarscov2 e delle sue devastanti conseguenze sociali, in particolare aumento della disoccupazione e della povertà.

(Per scaricare il rapporto SIPRI: https://www.sipri.org/media/press-release/2020/global-military-expenditure-sees-largest-annual-increase-decade-says-sipri-reaching-1917-billion).

La spesa militare mondiale, secondo il SIPRI, ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari (1.917) ed in un anno e’ cresciuta del 3,6% in termini reali. E’ il 2,2% del Prodotto lordo del pianeta.

Nel 1989, l’anno del crollo del muro di Berlino, le spese globali (a prezzi e tassi di cambio resi costanti al 2018)  furono 1.516 miliardi e toccarono un minimo di 1.054 miliardi nel 1998. 

Gli USA fanno da traino nella nuova corsa agli armamenti che, con un aumento del 5,3% rispetto all’anno precedente, tocca nel 2019 732 miliardi solo come budget del Pentagono. Ma vanno aggiunte altre voci di carattere militare: per le pensioni dei veterani ci sono 217 miliardi, per le 17 agenzie dell’Intelligence 80 miliardi (la punta di un iceberg perché non sono considerate le operazioni segrete), per il Dipartimento per la sicurezza della patria 70 miliardi e per il DOE - Dipartimento dell’energia - 24 nel mantenimento e ammodernamento dell’arsenale nucleare.

Per gli USA possiamo quindi calcolare 1.000 miliardi circa.

La spesa militare della Russia e’ di 65 miliardi nel 2019, quindi 11 volte inferiore a quella USA. Per la Cina il SIPRI stima 261 miliardi (Pechino dichiara ufficialmente 180). Da Stoccolma viene fatto notare che per la prima volta tra i tre Paesi che spendono di più in affari militari ci sono Cina e India. Questa ultima ha investito 71,1 miliardi (più 6,8%). Se si aggiungono le spese di Giappone (47,6 miliardi), Corea del Sud (43,9) e dei Paesi del Sud est asiatico (40,5) si arriva a un totale di circa 465 miliardi solo in Asia. La quale, considerata anche la presenza americana (si ricordi la crisi nucleare con la Corea del Nord) costituisce l’area continentale del Pacifico al centro degli interessi della contesa geopolitica.

La spesa militare della NATO che il SIPRI indica in 1.035 miliardi in realtà e’ piu’ alta e viaggia sui 1.500 miliardi. Tra i Paesi europei della NATO sono in testa Francia, Germania e Regno Unito con circa 50 miliardi ciascuno. Al vertice di Londra e’ stato deciso un aumento di 400 miliardi nei prossimi anni.

La spesa militare dell’Italia e’ al 12esimo posto mondiale con quasi 27 miliardi di dollari (26,8) nel 2019. Sono 72 milioni di euro al giorno ma dovrà arrivare a 100 grazie al famoso impegno NATO del 2% del PIL.

L’aggancio ai programmi NATO comporta meccanismi automatici di aumento di spesa (munizioni sofisticate, capacita’ spaziali…).

Questo succede mentre il nostro Paese paga il prezzo dei tagli alla spesa sanitaria degli ultimi 10 anni: 37 miliardi , secondo la Fondazione GIMBE.

(Si vada su:  https://www.gimbe.org/pagine/1229/it/report-72019-il-definanziamento-20102019-del-ssn)

Nel 2019 l’Italia ha continuato ad aumentare la spesa militare (+ 0,8%) e lo farà anche nel 2020, in cui toccherà l’1,6% del PIL.

La pandemia esigerebbe cooperazione internazionale ed invece si lancia una nuova guerra fredda. L'Italia chiamata a confermare il suo arruolamento nel blocco occidentale

Invece di far fronte ad un nemico comune dell’umanità viene, nella logica della competizione di potenza, lanciata una nuova guerra fredda contro la Cina, scatenata con il pretesto delle responsabilità cinesi nella pandemia, e ci sono forti pressioni per schierarsi: vedi intervista al capo del COPASIR Raffaele Volpi sul Corsera del 5 maggio 2020: “L’Italia scelga: e’ in gioco il patto con gli Stati Uniti”.

Volpi sottolinea: “Dobbiamo decidere con chi stare, non possiamo stare in mezzo a due superpotenze, occorre una pianificazione strategica”.

Sul banco degli imputati e’ l’adesione italiana alla “Via della Seta”, ma anche l’apertura a Huawei (ed eventualmente a Zte) per l’infrastrutturazione del 5G.

Volpi spiega: “(I cinesi) stanno sfruttando la crisi per cercare di acquisire asset strategici di ogni Paese. Fanno affari, non guerre, hanno una precisa strategia. (…) Dobbiamo lasciare stare Huawei: vale la pena consegnarsi a qualcuno per 600 0 700 milioni, quanto costa l’infrastrutturazione del Paese? L’Italia deve fare una scelta strategica definitiva”.

Per rendere più convincenti i consigli di mantenere l’allineamento al blocco occidentale arriva la commessa USA di 759 milioni di dollari a Fincantieri sulle FREMM.

(Si veda su il Sole 24 Ore: Fincantieri vince la gara Usa per le nuove fregate, cliccando su: https://www.ilsole24ore.com/art/fincantieri-vince-gara-usa-le-nuove-fregate-ffgx-ADQEwsN).

Scrive Celestina Dominelli: “La Marina USA prevede di costruire 20 navi nell’ambito del programma futuro di fregate. Fincantieri realizzerà una variante customizzata della Fremm in Wisconsin presso il suo cantiere navale Marinette”.

Si può immaginare che schierarsi significa rispettare il completamento del programma di acquisto degli F35, i cacciabombardieri con capacita nucleari prodotti dalla Lockheed Martin. Ne sono stati finora ordinati 55 sui 90 preventivati.

Solo alcuni senatori dei 5 Stelle resistono all’acquiescenza generale del Parlamento: si veda l’interrogazione su: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=18&id=1150266&part=doc_dc-allegatob_ab

Della vicenda riferisce nei dettagli Giacomo Salvini in un articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2020. Titolo: “Balzo della spesa militare. Offensiva 5 Stelle sugli F35”.

Il giornalista attacca osservando: “Sebbene dal 2010 ad oggi la spesa militare italiana sia diminuita dell’11%, un dato inequivocabile resta: dopo la stagione del rigore, tutti i governi dal 2015 in poi hanno aumentato il budget della Difesa per accontentare in primis gli Stati Uniti”.

E poi ricostruisce: ”(Dopo l’incontro tra Giuseppe Conte e Mike Pompeo a inizio ottobre a Palazzo Chigi - ndr) era esplosa la polemica in Parlamento, con i grillini da sempre contrari all’acquisto dei caccia (confermato dal premier - ndr). A novembre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha fatto partire la cosiddetta “fase 2”, ordinando altri 27 aerei da caccia per avvicinarsi alla flotta dei 90 previsti. Costo? 14 miliardi totali (di cui 4 iniziali già spesi) con una media di 135 milioni ad aereo. Dopo i 28 ordinati dal ministro Roberta Pinotti, Elisabetta Trenta (governo gialloverde) aveva congelato i nuovi acquisti fino all’insediamento di Guerini: la “fase tre” prevede l’acquisto degli ultimi 35 velivoli”. 

E qui la notizia dell’interrogazione, primo firmatario Gianluca Ferrara, depositata il 27 aprile in Senato, firmata da 49 senatori grillini, tra cui il capogruppo Gianluca Perilli e il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra.

Nella mozione si chiede a Guerini una moratoria per 12 mesi delle spese per gli F35 reindirizzando le spese dello scorso anno (759 milioni) e del prossimo (747) per i corpi sanitari di Esercito, Marina, Carabinieri e Croce Rossa”.

(Si vada su: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/04/28/balzo-della-spesa-militare-offensiva-5stelle-sugli-f35/5784236/)

Buchel, la nuova Comiso che rilancia i piani di guerra nucleare limitata in Europa

Nella citata interrogazione c’e’ un importante riferimento alla necessita’di “orientare le scelte politiche alle concrete esigenze di sicurezza nazionale, non verso ipotesi di First-Strike nucleare contro Russia o Cina”.

Sul Corriere della Sera del 5 maggio (si vada su: https://www.corriere.it/esteri/20_maggio_04/germania-anti-nucleari-governo-atomiche-usa-via-paese-f5fea584-8e43-11ea-b08e-d2743999949b.shtml) troviamo un interessante articolo, firmato da Paolo Valentino, su “atomiche USA via dalla Germania”, come richiesto dalla SPD su pressione del movimento antinucleare.

“A lanciare la richiesta e’ stato il capogruppo socialdemocratico al Bundestag, Rolf Mutzenich, (citando) l’imprevedibilita’ di Trump, il quale ha detto chiaramente che i sistemi nucleari sono armi con cui si può’ combattere una guerra”.

La posizione della SPD “oltre che dalla Linke, e’ condivisa dai Verdi, nonché da una maggioranza dell’opinione pubblica”.

Torna attuale, in forme nuove, il dibattito che caratterizzo’ la crisi degli euromissili degli anni ’80, nel momento in cui, scrive Valentino, “la Germania deve mandare in pensione gli obsoleti Tornado, i cacciabombardieri capaci di trasportare testate atomiche.

La ministra della Difesa, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha proposto come soluzione ponte l’acquisto di 93 Eurofighters e di 45 Hornet F/A-18, prodotti dalla Boeing, meno moderni ma anche meno costosi degli F35, in attesa che vada a regime il progetto del caccia franco-tedesco di ultima generazione, già lanciato dai due governi. Il costo è comunque di molti miliardi di euro. Ma i socialdemocratici si oppongono a ogni aumento della spesa militare, nonostante Berlino resti ancora lontana dall’obiettivo del 2% del Pil, l’impegno comune preso da tutti i Paesi della Nato”.

Buchel in Germania e’ la nuova Comiso: il primo sito in Europa in cui verranno installate le B61-12 (come nella cittadina siciliana all’inizio degli anni ’80 vennero dispiegati i Cruise montati sui TEL).

Vi e’ un appello del movimento pacifista tedesco a tenervi un campo internazionale dal 13 al 22 luglio, che cosi’ espone il suo background politico, militare e aziendale:

”Nonostante la fine della guerra fredda, circa 20 bombe nucleari statunitensi sono ancora dispiegate in Germania. I piloti tedeschi sono entrambi addestrati e obbligati a decollare con queste bombe nei loro bombardieri da combattimento Tornado e, se gli ordini provengono da un presidente degli Stati Uniti attraverso la NATO, per usarli sui loro obiettivi. Questo terrificante piano di guerra della NATO fa parte dell '"accordo di condivisione nucleare" tra Stati Uniti e Germania e include un'opzione di primo colpo. La NATO chiama questa proliferazione nucleare "condivisione del potere e degli oneri". Inoltre, esercitazioni nucleari vicino al confine russo est-europeo - l'ultimo è stato chiamato in codice "mezzogiorno costante" - con decine di migliaia di soldati e importanti movimenti di pesanti attrezzature militari.

Queste armi termonucleari dovrebbero essere sostituite da una costosa, nuova bomba nucleare a guida di precisione chiamata B61-12. Tre laboratori americani - Los Alamos e Sandia nel New Mexico; Lawrence Livermore in California - progettarono la B61-12 e le parti furono realizzate nel complesso Y12 nel Tennessee, nello stabilimento di Kansas City nel Missouri e a Sandia. L'assemblaggio finale avrà luogo a Pantex, in Texas. I principali appaltatori sono Boeing, Lockheed-Martin, Honeywell e Bechtel. La FAS (Federation of American Scientist) riferisce che le circa 150 B61-12 previsti per l'Europa costeranno almeno $ 25 milioni ciascuna”.

Per prendere parte alla manifestazione  basta scrivere a: <mariongaaa@gmx.de>; o prendere contatti tramite il sito Web: <www.buechel-atombombenfrei.de>. 

Riprendere e rilanciare l’obiezione di coscienza alle spese militari

L'emergenza coronavirus ancora non superata, con le sue varie e confuse vicende, comunque riporta di attualità l'obiezione alle spese militari, come testimoniato dal (relativo) successo della petizione NO ARSENALI SI OSPEDALI, lanciata da Disarmisti esigenti, WILPF Italia e XR Pace.

(Si vada su:  www.petizioni/no_arsenali_si_ospedali/ )

La campagna OSM-DPN (obiezione di coscienza alle spese militari per la difesa popolare monviolenta: si vada su www.osmdpn.net) e’ praticamente inattiva, sul piano politico, da cinque anni, anche se in diversi, credo oggi in 300 persone, per spirito di testimonianza, per abitudine e per nostalgia, continuano a “pagare per la pace anziché per la guerra”.

Sul piano organizzativo, un durissimo colpo e' stata la scomparsa del presidente della LOC Beppe Marazzi.

Dei vecchi movimenti promotori ne sono rimasti solo alcuni a sostenere, in via di principio, l’obiezione alle spese militari-OSM mentre le associazioni cattoliche più forti fanno ricorso al cinque per mille per sostenere i loro progetti.

A riprendere l'obiettivo della Difesa popolare nonviolenta- DPN e' intervenuta la campagna promossa dal Movimento Nonviolento "Un'altra difesa e' possibile".

Essa si e' basata su una Legge di Iniziativa Popolare-LIP per l'istituzione di un Dipartimento per la difesa civile non armata e nonviolenta.

Vi e’, a giudizio dello scrivente, un errore tattico della suddetta campagna: si concentra su uno sbocco istituzionale che e' sostanzialmente già conseguito ai fini pratici.

Dove sta - e’ da chiedersi - la differenza sostanziale tra il sostituire, come riferimento per i corpi civili di pace, l’Ufficio del servizio civile, dipendente dalla Presidenza del Consiglio con un Dipartimento, sempre dipendente dalla medesima Presidenza?

L'idea strategica di fondo dovrebbe essere invece quella di un Ministero della Pace che sostituisca insieme sia l'attuale Ministero degli Esteri che il Ministero della Difesa perché collegato a una coerente politica estera di pace: non si può separare a livello istituzionale politica estera e politica della difesa. E’ da questo ministero che potremmo fare dipendere Corpi civili di pace-CCP, ambasciate di pace, e l’Istituto di ricerca sulla Pace.

Se si cercano invece spazi di sperimentazione nell'attuale contesto (l'Italia condivide un modello nuclearizzato e offensivo in ambito NATO e partecipa a guerre neocoloniali) gli ambiti sono il servizio civile e la cooperazione internazionale.

Qui potrebbe essere inserito un riconoscimento per l'opzione fiscale volto alla sperimentazione di CCP indipendenti dal governo e dalle sue scelte politiche (ma vincolato alle risoluzioni ONU e al progetto di una forza di pace dell'ONU).

E l'opzione potrebbe anche essere esercitata per finanziare un servizio civile "sociale", se l'opzionante potesse legalmente dirottare una percentuale delle sue tasse pari al 4-5% a progetti per la protezione civile, per la sanità e per l'educazione alla pace. 

Approfondiamo ora un punto importante focalizzato sulla pratica dell’OSM.

A fare un appello in cui si raccolgono firme " per la conversione delle spese militari in spese sanitarie" in questo momento e' facile e difatti ne sono fioccati diversi - di appelli - e pure con un certo successo.

La pratica dell'OSM e' pero' un'altra cosa e ha, storicamente, un rapporto stretto con Comiso e con le vecchie sigle nonviolente.

Allora fu veramente una risposta adeguata e rivoluzionaria, espressa dall'investimento sulla verde vigna di Comiso come base del Cruisewatching (le azioni dirette collegate alla vigilanza antiCruise, in cui, oltre al sottoscritto, di fatto il coordinatore a Comiso, si contraddistinse Turi Vaccaro, il noto “scoiattolo della pace” martellatole di F16 e di MUOS).

Si trattava e si tratta di tirare fuori dei soldi, che e' ben diverso dal mettere solo una firma o anche farsi una scampagnata ad Assisi (che pure ha il suo costo di noleggio del pullman).

Bisogna avere - per farlo - una convinzione che l’atto - la dichiarazione spedita al presidente della Repubblica con la comunicazione del versamento alternativo - abbia un qualche valore di disobbedienza civile - sia pure inizialmente molto alla lontana e simbolico - e che ci sia un senso politico con l'obiettivo istituzionale dell'opzione fiscale.

Quindi bisogna tirare fuori soldi per progetti di pace (oggi si fa già in molte forme) e farlo deve soprattutto avere una valenza politica e culturale forte per chi versa. Una valenza di opposizione politica.

Ecco perche' bisogna avere chiare due cose:

- la strategia di un Ministero della Pace non simbolico ma sostitutivo dei Ministeri della Difesa e degli Esteri, quindi coerente con l'art. 11 Cost.

- la tattica di una opzione fiscale che sfrutti spazi conquistati nell'attuale contesto (senza farsi deviare da obiettivi solo nominalistici).

Questi punti strategici sono oggi - purtroppo - non sono fatti propri da una coalizione organizzata e senza di essi fare l'ennesimo tentativo di propagandare l'OSM per protesta contro il troppo che si spende in strutture militari e il poco in strutture mediche il massimo che potrebbe conseguire e' una spinta a fare i versamenti ai valdesi, ad enti cattolici e simili.

Senza alcuna incidenza sulle scelte di politica militare e del servizio civile...

Quindi per la eventuale ripartenza occorrono due condizioni:

- bisogna coinvolgere chi ha gia’ in testa i concetti del modello di difesa e dell'opzione fiscale. E di qui la necessita', purtroppo, di un certo continuismo con le vecchie sigle nonviolente che nonostante tutto rappresentano una testimonianza di cultura politica;

- bisogna sviluppare questi concetti con una espressione politica nuova, visto che il contesto attuale si presta ad affermare che gli spazi conquistati sono già significativi: quindi se ne ricava falsamente che non ci sarebbe bisogno di disobbedienza civile anche in forma solo accennata.

Non voglio acquistare gli F35 quindi faccio l'OSM non basta a motivare l'OSM stessa.

Non era sufficiente ieri non e' sufficiente nemmeno oggi. Manca l'architettura concettuale (il rimando alla difesa alternativa da finanziare con l’opzione fiscale) che permette di giustificare mentalmente il seguente passaggio: non pago una parte di tasse perché non voglio finanziare gli F35 e quindi finanzio subito che so il progetto sociale che tampona gli immigrati a Lampedusa...

D'altro canto le vecchie sigle e le nuove organizzazioni pacifiste "ampie" sono per lo più, un po’ per convinzione, un po’ per rassegnazione, irretite nei progettifici.

Mancando cultura e volontà politica oltre gli appelli generici e le marce folkloristiche più o meno oceaniche non possono andare...

Quindi bisogna partire in piccolo e con una certa continuità culturale con la campagna nata nel 1982, e tenendo conto che, con le ambigue conquiste successive, oggi sulla base degli stessi principi di allora bisogna indicare una nuova linea che appaia realistica e coerente.

Dobbiamo riprendere la discussione, insomma, e io penso che seriamente un nuovo tipo di Campagna possa essere predisposta e lanciata solo per l’anno fiscale 2021, nella speranza che possa coinvolgere anche i nuovi movimenti che stanno nascendo sull’emergenza ambientale e sociale. 

Penso di organizzare per fine maggio un webinar sull’argomento, nella convinzione che anche con una nuova OSM potremo costruire insieme un futuro, e quindi un futuro diverso.

Per contatti:   alfiononuke@gmail.com      cell. 340-0736871

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